[CAPITOLO 29]

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15 luglio 1991

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15 luglio 1991


Ore 2.05 a.m


Narratore

Sandie non riusciva a chiudere occhio, era sveglia, non solo per il troppo caldo, ma anche per la partenza, e stare sei mesi lontana dalle persone che amava.
Ma c'era una cosa che la manteneva sveglia.
La salute di Cloe.
La dottoressa che si occupava di lei le disse che le sue condizioni erano molto peggiorate.
Successivamente, quando vide la vittoria della pattinatrice in tv la bambina si sentì immediatamente male.
I medici la portarono subito a fare un controllo mentre Sandie pregava in silenzio per le sue condizioni.
Ad un certo punto un dottore chiamò il padre della bambina, Sandie lo seguì e disse una frase nella quale la ragazza dalle iridi verdi non avrebbe mai voluto sentire.
«Non vivrà ancora per molto.» il padre sentendo le parole del dottore voleva sprofondare nella disperazione.
«E ... Quanto rimane ancora?» domandò l'uomo con il cuore in gola.
«Prima poteva vivere sui sei mesi, ma adesso il cuore della bambina è peggiorato molto, quindi potrà vivere al massimo due mesi. Ma in realtà c'è il rischio che da un momento all'altro potrà morire.» il volto della ragazza divenne pallido, gli occhi si gonfiarono rapidamente di lacrime, esse scendevano precipitosamente sul suo viso dolce e delicato.
Strinse le mani a pugni e se ne andò via mentre il padre della bambina, Dereck, la chiamava pregandola di tornare indietro. Ma lei non tornò.
Uscì dall'ospedale per andare in macchina, e le venne una fortissima crisi di pianto.
Si sentiva così impotente ai mali della natura.
Voleva prendersi la malattia della bambina dai capelli biondi e assorbila nel suo corpo, permettendo di vivere la vita che merita.
«Perché? Perché? ... perché!? PERCHÉ!?» urlò a squarciagola, aprì il finestrino perché si stava per sentire male sul serio.
Fece dei respiri profondi cercando di calmarsi piano piano.
Il dolore l'aveva presa a sopravvento, e mentre cercava di calmarsi pensava.
Pensava a come si sarebbe potuta salvare quella bambina.
Doveva salvarla.

Sandie, pensando a quell'episodio scoppiò a piangere di nuovo, era da sola, sua sorella era partita insieme al padre per Chicago, Ethan era partito con i suoi a trovare i suoi zii in Spagna, e sua madre in Grecia ignota della sua partenza. Ormai, il rapporto tra le due, era in declino per colpa di quella donna manipolatrice.
Voleva sfogarsi.
Voleva parlare.
Ma nessuno era disponibile per lei.
E nessuno l'avrebbe accompagnata in aeroporto per salutarla.
Fino a che non squillò il telefono.
«Pronto?»
«Come immaginavo, sei ancora sveglia.» disse una voce a lei conosciuta.
«Michael ...» mormorò lei sorpresa.
«Stellina, perché sei ancora sveglia?» domandò con tono serio.
Lei era seduta sul letto a giocherellare con il lenzuolo bianco, mentre con l'altra mano teneva il telefono appoggiato sull'orecchio.
«Per vari pensieri.» rispose diretta la ragazza dai capelli marroni.
«Quali?» domandò lui per sapere cos'era ciò che la turbava.
E Michael, sentí uno singhiozzo dall'altra parte della cornetta «Stai piangendo vero?» domandò con tono serio.
E Sandie asciugò celere le lacrime.
«No no, ho solo il singhiozzo.» mentì
«Non mentirmi.» accentuò utilizzando di nuovo quel tono.
E Sandie scoppiò di nuovo.
«Michael ... mi sento così sola in questo momento, io tra un po' di ore parto e nessuno viene a salutarmi.»
«Non è vero, io verrò, te l'ho già detto Sandie.»
«Non correre rischi per me, ti prego.»
«No, ma io ho bisogno di vederti ancora una volta.» a quelle parole, il cuore di Sandie fece tantissime capriole
"Ho bisogno di vederti ancora una volta."
Sentiva che con lui, non era sola, ma bensì amata, e voluta bene, nonostante sia un amore non corrisposto, lei lo accettava.
Per lei, quel ragazzo riccioluto e dagli occhi dolci, restava il suo grande amore.
Un amore molto più grande rispetto a quelli precedenti.
All'epoca, nei suoi primi amori era immatura e non sapeva realmente cosa fosse l'amore.
Ma con Michael, aveva capito che l'amore era il motore di ogni essere umano che viveva su questo mondo.
Lei lo sapeva, ma in modo immaturo.
E prima di conoscere Michael, era una ragazza ingenua, che dava l'impressione di avere degli atteggiamenti troppo da bambina.
Ma dopo aver conosciuto Michael, si era trasformata in una donna matura.
«Sandie ci sei?» la voce del cantante le fece tornare alla realtà.
«Si, sono viva.» ironizzò la ragazza scappandole qualche sorriso.
«Ti sento troppo triste, questo mi preoccupa molto.» sospirò.
«Sono solo un po' nervosa per la partenza, ho paura Michael.» confessò.
«Di cosa stellina?»
«Di ... di stare da sola.» Jackson sorride intenerito, perche infondo, non era mai stata stata da sola in un paese straniero.
Era diverso, perché quando Sandie arrivò in America per gli studi, non era da sola, ma con sua sorella, ma stavolta doveva cavarsela da sola, ed orientarsi per bene in un posto nuovo.
Non era facile, ma ci poteva riuscire e Michael lo sapeva benissimo.
«Ci sono io stellina, tu sta tranquilla. È normale che sei un po' intimorita ma vedrai che piano piano ti abituerai. Promettimi solo ...»
Di non dimenticarti di me
In quel momento era quello che pensava Michael.
Aveva paura di essere dimenticato dall'unica persona che lo capisse da cima a fondo, e che lo rendeva felice.
Il 90% era felicissimo della sua nuova esperienza, ma il restante era triste di allontanarsi da lei. Di nuovo.
Jackson accarezzò il bracciale con il ciondolino della stella dorata.
Un simbolo della loro amicizia.
Ma era il simbolo di quella ragazza.
Un tintinnio del bracciale varcò nelle sue orecchie, mentre Sandie accarezzava il peluche che le aveva regalato un anno fa, durante la nascita della loro bellissima amicizia.
«Solo di?» incitò la ragazza per farlo continuare.
«Di stare attenta.» mentii.
Lei sorrise.
«Sta tranquillo.» lo rassicurò.
«Sandie.» la chiamò.
«Si?» disse lei.
Lui sospirò, mentre guardava il vuoto nella sua stanza.
«Va a dormire, per favore.» le ordinò, ma lei scosse la testa.
«Ti prego, voglio parlare con te ancora un po'.» supplicò.
«No Sandie, va a dormire, devi riposarti. Ricordati che domani devi partire, e devi essere in forma, perché sarà un viaggio molto lungo. obiettò lui con tono serio.
«Ma tanto dormirò durante il volo e-»
«Sandie non voglio sentire storie, va a dormire. Piuttosto a che ora hai l'aereo?» domandò interessato.
Ma perché a volte ha il vizio di cambiare umore ogni minuto?
Da un lato non le piaceva questo lato di Michael, ma dall'altra le veniva da ridere.
Troppo da ridere.
Perché non immaginava per nulla un Michael accigliato.
Così, rise, mentre Michael rimaneva serio tenendo la cornetta del telefono.
«Cosa c'è? Perché stai ridendo?» alla domanda Sandie rise ancora di più.
«Niente, e che sei buffo quando fai il duro, cosa che a parer mio, con me non riesci a fare.» disse tra le risate.
Michael si leccò le labbra e si morse il labbro inferiore, cacciò un sospiro quasi erotico e ridacchiò nervosamente.
«Ah stellina, quindi ti faccio ridere quando sono serio eh? Sei una birichina.» rise ancora di più.
«Anche quando utilizzi questo tono della voce non mi convinci.» obiettò lei ridendo.
Michael non riuscì a contenersi, rise insieme a lei.
Quella risata così contagiosa non poteva non ridere anche lui.
«Sei la numero uno.» commentò lui ridendo.
Mentre lei rideva ancora.
«Guarda che neanche tu scherzi eh.» rispose con tono ironico.
«Beh, perché sono Michael Jackson.» disse facendo finta di vantarsi.
«Ehi! Non fare il vanitoso!» esclamò sempre con tono ironico.
Lui si leccò i lati delle sue labbra e rise con la sua risata così cristallina e contagiosa, impossibile da non ridere insieme a lui.
«Ora stai meglio stellina?» domandò lei annuì completamente contenta di essere di buon umore, e lei rispose con un lieve si.
Sentirti sorridere.
È la medicina del mio cuore.
Se invece piangi.
Mi sento lacerare il petto.
Sorridi sempre.
Ti prego.
«Ti ho mai detto che adoro quando sorridi?» domandò il cantate e lui la sento ridacchiare imbarazzata «Beh, vorrei che tu lo facessi per sempre Sandie.» in quel momento la testa di Sandie era completamente sconnessa.
Era in un altro mondo a pensare a tutte queste parole stupende.
Anche se nel suo cuore, c'era un nome in particolare che le procurava fastidio.
Brooke.
Ma scartò subito il pensiero nella testa, non voleva stare male ancora una volta per quel fatto. Non di nuovo.
Ormai lo aveva accettato e doveva andare avanti.
Anche se lei pensava che fosse gusto così.
Era giusto che Michael stava con una donna con il suo stesso ruolo.
Infondo era un'attrice da una bellezza mozzafiato, mentre lei era una semplice studentessa universitaria.
Ma poi i suoi pensieri negativi vennero scacciati subito nella sua mentre, face un mezzo sorriso.
«Michael posso farti una domanda?» domandò con tono innocente e puro.
«Tutto quello che vuoi stellina.» rispose con tono disponibile e dolce.
Lei fece un bel respiro e parlò.
«Perché ci tieni così tanto a me?» a quella domanda il cantante rimase di stucco, perché mai Sandie gli avrebbe fatto questa domanda così scontata? Forse perché in quel momento non aveva nessuno con cui parlare e si sentiva completamente sola.
Lui ridacchiò e poi rispose alla domanda.
«È molto semplice stellina, perché tu sei una ragazza speciale per me, tu ci sei sempre stata nei miei momenti di difficoltà. E non voglio che tu pensi che io magari ti voglia bene solo perché mi aiuti a sfogare, no, non sono quel tipo di persona, ma perché tu sei una persona meravigliosa. Splendente, e così premurosa. E mi dispiace così tanto quando ti senti triste e sola. Perché fidati, io che provo spesso questi sentimenti ti senti sfondare il petto, e non capire più niente. Io l'ho provato e lo provo spesso e tu lo sai. Perciò ti prego, se tu ti dovessi sentire sola, telefonami subito. Perché io ci sarò sempre per te, anche quando partirai, non mi vedrai, ma ricordati che tu sei e sarai sempre nei miei pensieri.» a quella risposta così piena di affetto, Sandie si commosse, si teneva fortunata ad aver incontrato un ragazzo così umile dolce come lui.
Sapeva che altre ragazze vorrebbero il suo posto per essere amica intima di Michael Jackson.
Avrebbero fatto di tutto per questo.
Ma per lei era semplicemente Michael.
Il suo Peter Pan.
La sua spalla su cui piangere.
E sopratutto.
L'amore della sua vita.
«Michael ... non so cosa dire io ... in questo momento non ho le parole per rispondere. Perché fidati, mi hai commosso.» lui sorrise intenerito dal suo atteggiamento così sensibile e puro.
«Lo noto Sandie, e non devi ringraziarmi, in realtà è te che devo ringraziare. Sei una delle persone più importanti della mia vita. E ti voglio un bene indescrivibile.» lei aveva il cuore a mille e rispose con un semplice "anch'io ma di più".
«Sandie, come ti organizzi per domani?»
«Uhm ... verso le 6:35 devo stare all'aeroporto internazionale di Los Angeles, in realtà il volo c'è l'ho alle 9:35, ma per il check in e varie cose meglio andare due ore prima.» lui annuì in segno di accordo.
«Molto bene, allora io verrò a quell'ora.» disse con tono diretto.
«No Michael, sta tranquil-»
«Non m'interessa, io voglio salutarti, per questo niente storie. Mi troverai nel retro dell'aereoporto perciò io sarò lì, ad aspettarti, quindi sii puntale.» la interruppe, lei annuì.
«Jackson io sono sempre puntale.» risero.
«Lo so, ma non si sa mai Stellina.»
«Che scemo che sei, non cambierai mai.» lui fece la linguaccia mentre Sandie giocherellava ancora con il lenzuolo bianco del letto, guardò l'orario ed erano le 3:56 del mattino, quindi tra poche ore, si doveva preparare a quella esperienza formativa che l'aspettava.

𝐓𝐑𝐄𝐀𝐓𝐌𝐄𝐍𝐓 [MJ]Where stories live. Discover now