[CAPITOLO 37]

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MILANO, ITALIA

9 Ottobre 1991

Ore 09:34

Sandie

Respirai a pieni polmoni l'aria italiana una volta atterrata.
Era un lunedì, un lunedì buio, e strano.
Forse era per l'umore che avevo quel momento.
Decisamente non ero per niente felice.
Non mi andava di andare all'università.
Ma dovevo andare.

Non dormii per nulla durante le 13 ore di volo.
In cui potevo approfittare per riposare un po'.
Ma invano.
La morte di Cloe fu una brutta sorpresa da mandar giù.
In quattro giorni che ero tornata successe di tutto.
Oltre Cloe, io e Michael, dopo un anno di amicizia, e di cui ero innamorata, ci dicemmo addio.
Ma fu lui a fare il primo passo.
Fu quella la cosa brutta.

Non provavo rancore.
Nemmeno odio.
Non esistevano nel mio vocabolario.
Neanche nei miei sentimenti.
Ma ero solo delusa.
E molto arrabbiata.
Ma poi ciliegina sulla torta per completare la mia tristezza fu la morte di Cloe.

Chiamai un taxi che mi portò davanti al mio appartamento.
Una volta arrivata, ed entrata dentro, venni accolta improvvisamente da un abbraccio di Annalisa.
«Aw! Questi quattro giorni sono stati un vuoto senza di te. Sono così felice che sei tornata, com'è andato il matrimonio della tua amica?»
Bene, visto che la mia cotta ha deciso di mollarmi come un giocattolo usato. Direi proprio bene direi.
«È andata bene, mi sono divertita.» mentii con un fondo di verità, perché da una parte ero stata bene quella giornata, ma dall'altra sono stata davvero male.
«Menomale, ti vedo un po' giù San, è successo qualcosa li?» domandò preoccupata.
Cloe.
L'angoscia, il dolore tornarono di nuovo a invadere il mio corpo.
Ma non volevo dire niente.
Non sapeva che ero amica di Michael Jackson.
Che ero innamorata persa di Michael Jackson.
Che ero amica di Elisabeth Taylor.
Che avevo un' amicizia con una bambina malata di Sindrome di Brugada.
Che era morta.
E che tredici ore fa, ero al suo funerale.

Ero distrutta psicologicamente e fisicamente.
Ma dovevo sorridere.
Non volevo che lo sapesse.
Non volevo ricordare quel momento vedendo la piccola bara bianca andare piano piano sottoterra.
Non volevo ricordare tutto ciò.
Sono stata troppo male, e non volevo esserlo un'altra volta.
«Sto bene, sono solo un po' stanca del viaggio, sai 13 ore sono sempre 13 ore.» mentii andando verso camera mia per posare le vaglie e sistemare i vestiti.
«È meglio se ti riposi un po' tesoro, non venire all'università.» sospirai mentre tiravo fuori i vestiti per metterli poi nell'armadio.
«No, voglio venire.» battei.
«Sicura Sandie? Ti vedo davvero strana, sicura che non-»
«Dio An! Non è successo niente, ripeto sono solo stanca.» dissi voltandomi verso di lei, in quel momento la sofferenza entrò in azione.
Le lacrime scesero a non finir, e la mia voce interiore gridava il nome di Cloe.
Scoppiai a piangere.
Non c'è la feci.
Ancora una sono stata fregata dalle mie forte emozioni.
Sentivo ancora il dolore di Dereck.
Sentivo il mio dolore.
Tutto era diventato una tortura.
Corsi verso Annalisa per abbracciarla.
Mi affondai in lei.
Volevo consolazione.
E supporto.
Era troppo quello che era successo in soli quattro giorni.
Avevo paura di odiare quel ragazzo.
Poiche mi aveva fatto soffrire troppo.
Avevo paura di odiarlo.
Ed io non volevo odiarlo.
Volevo portarlo nei miei ricordi, insieme a quella bambina così dolce spenta solo a cinque anni e mezzo.
Ero a pezzi.
E non sapevo come mi sarei ripresa da questa situazione.

𝐓𝐑𝐄𝐀𝐓𝐌𝐄𝐍𝐓 [MJ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora