A drop in the ocean[2]

2.7K 121 17
                                    





Oggi.


Mi guardo ancora per qualche minuto allo specchio, mentre mi lavo i denti nel mio personale bagno da ormai tre anni.
Oggi è il grande giorno, che aspettavo da tanto tempo.
-Peter, esci-mi ordina, come al solito, la vecchia Tamara che si è presa cura di me come meglio poteva.
Mi guardo un'ultima volta allo specchio riconoscendo gli stessi occhi blu di sempre. Sono pronto.

Esco dal bagno mentre, con un'asciugamano pulita, mi sto asciugando i capelli ancora bagnati a causa della doccia

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Esco dal bagno mentre, con un'asciugamano pulita, mi sto asciugando i capelli ancora bagnati a causa della doccia.
Esco e ci trovo Tamara con i suoi soliti capelli corti e perfettamente tenuti, di un colore che doveva essere rosso ma, adesso, è molto sbiadito. Mi chiedo da quanto non si faccia una bella tinta o, più che altro, da quanto non ha del tempo solo per lei?

Tamara è una donna autoritaria questo me lo ha fatto capire fin da subito. Il nostro rapporto non è stato semplice ma, con il tempo, si è incominciata a farsi rispettare da me: si vede che ci tiene al suo lavoro o, più che altro, alle nostre vite.
Una volta, quando vedeva che non miglioravo ed ero molto irascibile con tutti gli infermieri, mi si è avvicinata e mi ha fatto andare in un reparto nuovo: il reparto dove tengono i malati terminali. Lì dentro ho visto dei bambini così piccoli lottare per una cosa più grande di loro, perché volevano vivere. In quel momento mi sono reso conto quanto sono stato fortunato e stupido.
È stata dura la mia strada ma, Tamara, ha fatto ciò che nessuno voleva fare: ha visto del buono in me, non ha mai perso le speranze ed è grazie a lei che sono qui.
Tamara, è stata una madre per me.

-Oh, cricetini-sbotta alzando la testa al soffitto, quando nota che ho indosso solo un'asciugamano sul basso vita.
-Tamara, dai, non è la prima volta che mi vedi così, anzi, mi hai visto anche senz...
-Smettila, scostumato-mi ferma prima che riesca a finire la frase,  facendomi ridere-Tieni-mi porge i vestiti senza nemmeno guardarmi-Cambiati, ci vediamo fuori dalla camera.
Mi avvicino e prendo gli indumenti completamente diversi dalla uniforme che si dovevo tenere qui; questi sono vestiti più normali, per il mondo che mi aspetta fuori da qui. Il mondo che ho lasciato per tanto tempo.
Appena la porta si chiude io mi risveglio dai miei pensieri e cerco di mettere da parte tutta la mia ansia.
Mi avvicino al letto e mi vesto: jeans scuri, maglietta bianca, converse bianche basse e, infine, il giubbotto di pelle. Mettere questi vestiti è stano. Sono abituato a quelli soliti.
Sarà difficile abituarmi a tutte le novità che ci saranno là fuori ? Sono davvero pronto?

Mi sistemo i capelli neri e esco dalla stanza e trovando, come detto da lei, Tamara ad aspettarmi con in viso un piccolo sorriso

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Mi sistemo i capelli neri e esco dalla stanza e trovando, come detto da lei, Tamara ad aspettarmi con in viso un piccolo sorriso.
Mi si avvicina e mi sistema i vestiti sempre con quella delicatezza da mamma. A questa vicinanza posso vedere, notare, che ha gli occhi lucidi.
Mia madre, è venuta a trovarmi solo una volta e, quella volta, le ho risposto a dir poco male, dicendole cose bruttissime che nessuna madre dovrebbe sentirsi dire dal proprio figlio. Ricordo benissimo come se n'è andata via di corsa, tra le lacrime. Da qual momento ci siamo sentiti solo attraverso il telefono, quando rispondeva per lo meno. Non la vedo dal vivo da ormai tre anni...

Tamara è stata come una madre qui dentro e non la potrò mai ringraziare abbastanza.
-Tuo padre ti sta aspettando, mi raccomando fa vedere come sei cambiato-dice mentre mi sistema il colletto del giubbotto.
-Certo, però non metterti a piangere adesso-cerco di sdrammatizzare, inutilmente.
-Sei stato come un figlio-si lascia sfuggiate per poi fare un passo indietro nel corridoio grigio e asciugarsi, velocemente, gli occhi.
-E tu sei stata come una madre per me e, per questo, tornerò a trovarti-la informo mettendole una mano sulla spalla.
Delle infermiere ci passano accanto e ci guardano con tenerezza. Tutti sanno chi sono per colpa di come era il mio carattere molto irascibile di un tempo, ma sanno anche del legame forte che ho con Tamara.
Inevitabilmente ci abbracciammo.
Tra poco vedrò mio padre che è venuto a trovarmi ogni sabato portando con se un po' del mondo al di fuori. Papà non ha mai gettato la spugna con me e ha cercato sempre di farmi partecipare alla sua vita: mi ha fatto conoscere la sua nuova moglie e il suo figliastro, con cui ho stretto un bel rapporto alla fine. Papà ha sempre visto in me il bambino di tanto tempo fa che giocava con lui alla Wii; senza di lui non so come avrei fatto. Gli devo tutto.

Ma il problema, non sarà la mamma, quando uscirò ma proprio mio fratello che non vedo e non sento da ben tre anni. Mi chiedo se abbia mai chiesto di me alla mamma, oppure se mi odi ancora così tanto.
L'abbraccio dura sempre troppo poco e ben presto ci ritroviamo a scendere le scale per raggiungere la sala d'aspetto.
Mio padre mi aspetta con Ryan, il mio fratellastro, al suo fianco e appena mi vedono si alzano dalla sedia e mi vengono incontro.
-Bene, siamo pronti-parla Tamara tornando la donna composta e ferma di sempre.
-Certo, le valigie sono già in macchina-dichiara mio padre Dennis per poi avvicinarsi a Tamara e stringerle la mano-Grazie di tutto.
La donna anziana annuisce solamente.
-Peter, ti aspettiamo fuori-afferma mio padre per poi superare la donna. Ryan mi dà una pacca sulla spalla e, insieme a mio padre, si incamminano verso la porta scorrevole che porta all'esterno.

Mi giro verso la donna minuta e con indosso sempre lo stesso vestito sbiadito color turchese.
-Per qualunque cosa, anche la più piccola, hai il mio numero-confessa e io annuisco debolmente-Su, sorridi, dovresti essere felice, puoi finalmente uscire.
Annuisco e cerco di fare un sorriso ma, fallisco pietosamente. Abbasso lo sguardo sul pavimento in piastrelle bianche.
-È solo che, adesso, fa paura-rivelo.
-Ne abbiamo già parlato Peter: tu sei molto più di ciò che vuoi far vedere-mi ricorda e io annuisco.
Tamara è riuscita a vedere qualcosa in più in me, ha visto che ero buono prima di tutti e che avevo solo bisogno d'aiuto.
-Puoi dare tanto al mondo-mi informa mettendo una mano sul mio braccio-Io credo in te.
Alzo la testa e la guardo, le sorrido, devo farcela. Finalmente posso uscire, riscatterò il mio nome e sarò perfetto. Io posso farcela. Adesso sono abbastanza forte.
Abbraccio Tamara, per l'ultima volta.



Per adesso.

Una vita per distruggerti //cole sprouseWhere stories live. Discover now