#2 posto in avventura (22/02/18)
#1 posto in avventura(15/04/18)
Per nessuno è facile vivere, ogni giorno devi fare delle scelte. Quando sei piccolo ci pensano i tuoi genitori ad aiutarti, ma se non ci fossero o non ti prestassero la giusta attenzio...
-Hai molta fame oggi-si rende conto l'unico seduto al tavolo.
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-È buona questa pasta-Lo informo mandandone giù una forchettata-Vuoi provare? -No, ti credo sulla parola-risponde subito mettendo le mani avanti e continuando a mangiare le solite schifezze. Alzo le spalle e continuo a mangiare quella prelibatezza. Non avevo mai mangiato una pasta così buona in tutta la mia vita, adesso, mi sa, che la dovrò prendere tutti i giorni.
-Peter-mi chiama la voce di Andrew. Mi giro e lo vedo muoversi verso il tavolo con in mano il suo vassoio. Si vuole sedere a questo tavolo? I suoi occhi sono luccicanti e il suo sorriso non mente: gli è successo qualcosa di davvero bello, e adesso è felice. -Non so cosa tu abbia fatto, ma grazie-dice quando si è seduto. Nemmeno lui ha preso la pasta. Perché no? È buona-Allison mi ha chiesto di uscire insieme. -Aspetta, quella Allison?-interviene Ryan che si trova propio di fronte a me, Andrew annuisce e il mio fratellastro resta a bocca aperta-Sorprendente. -Che gli hai promesso?-mi domanda il nuovo ragazzo che si è seduto al tavolo.
Guardo la pasta e cerco di capire il perché nessuno in questa mensa la abbia presa. È buona. Forse per come si presenta, probabilmente è il colore che non attira. Penso che tra poco andrò a fare il bis, ma prima devo sapere una cosa importante. Mi giro verso Andrew e metto le mie mani sulle sue spalle così che lui mi possa guardare bene negli occhi, infine chiedo:-Andrew, sii sincero, mi vedi ingrassato? Ryan si soffoca con la propria saliva, mentre Andrew scoppia a ridere. Che c'è da ridere? Io sono serio.
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Probabilmente è troppo felice per riuscire a rispondermi. -Vado a fare il bis-esclamo alzandomi e portando con me il mio vassoio. Mi incammino sotto gli occhi di tutti verso il cibo e le, gentili, signore che fanno il cibo.
Appena arrivo al mio piatto preferito glielo porgo e la donna, molto gentilmente, me lo riempie anche di più del previsto. -Grazie mille. -Figurati giovanotto. Ho già detto che adoro queste donne?! Intanto che sono qua mi fermo anche a prendermi un frutto, che tanto non fa mai male. Mentre aspetto che la fila scorri, una ragazza si mette a prendere, a sua volta, la pasta; quando si gira riconosco il suo visino senza nemmeno una piccola imperfezione e sempre smisuratamente triste. Anche lei piace la mia stessa pasta. Quale altro segno si può avere: lei è perfetta. Mi si avvicina e si mette dietro di me, ora o mai più.
-Ti piace questa pasta-dico girandomi verso di lei che annuisce semplicemente-Anche a me-continuo alzando il mio piatto per farglielo notare-Non capisco perché non piaccia anche agli altri, ma sono arrivato alla conclusione che è a causa del colore. La gente si ferma all'apparenza. La ragazza annuisce di nuova senza guardarmi in faccia. Perché non vuole dirmi il suo nome? -Mi chiamo Peter, e tu? Finalmente alza i suoi occhietti marroni verso di me e mi guarda senza una vera espressione in viso.
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Perché non mi parla? È muta? -Gemello di Felix, la fila deve scorrere-mi urla una delle persona in fila. -Scusate. Mi giro e vado a prendere un mandarino. Quando sono fuori dalla fila mi giro per vedere come sta la ragazza che era dietro di me: ha scelto una mela verde. Saprò mai il suo nome? Ritorno al mio posto dove trovo solo Ryan che si sta sbucciando la mela. -Andrew?-domando mentre mi risiedo allo stesso posto di prima. -Se n'è andato-risponde alzando le spalle, indifferente.
...
Mi siedo al mio posto con la pancia piena per la prima volta, Andrew mi si siede accanto e non riesce a nascondere un piccolo sorriso. Sono felice di averlo reso felice. -Adesso interrogazione di italiano-mi informa mentre prende dalla sua cartella il libro, o per meglio dire il mattone, della materia in questione. -Oh, no-sbuffo mettendomi una mano sulla testa-Me ne sono dimenticato. -La prossima volta ti chiamo e te lo ricordo-scherza, ma non è una cattiva idea quella che ha avuto. -Mi daresti il tuo numero?-gli chiedo girandomi completamente dalla sua parte. -Sì sì, domani-ride mentre sta aprendo il libro, cercando la pagina gusta-Aspetta-Sì accorge che non no sto scherzando, alza la testa e mi guarda dritto negli occhi-Tu vuoi il mio numero? Tu? -Certo, che c'è di male?
Apre più volte la bocca, ma non trovando una buona giustificazione alla fine prende un foglietto di carta e ci incomincia a scrivere il suo numero. Me lo porge e io lo prendo ben volentieri. La gente entra in classe mentre io sto riscrivendo il numero di Andrew sul mio cellulare e infine gli mando un messaggio su Whatsapp. Tutti ormai sono rientrati in classe e ogni persona, tranne Allison, sta ripetendo la lezione. Ci potrei provare anch'io a studiarla al momento, ma non c'è la farai, per farmi entrare una cosa in testa mi servono delle ore. Speriamo in un miracolo. La professoressa entra e senza nemmeno guardare nessuno si va a sedere sulla sedia della cattedra. La donna mette il suo dito sul registro di classe e lo scorre, più volte, su e giù per i nomi e devo ammettere che sta avendo proprio l'effetto che desiderava: incute un'ansia pazzesca.
-Ne interrogherò due-ci informa alzando i suoi occhi castani e guardandoci ognuno per volta. Spero che sia una tenerona, infondo. -Chiara Catanno-dice e tutti tirano un sospiro di sollievo. Mi guardo in giro per capire chi sia, e poi vedo alzarsi una ragazza nelle file davanti. È lei. La ragazza con cui cerco di parlare, ma non ci riesco mai. È la ragazza dalla bellezza semplice e dagli occhi tristi, si chiama Chiara ...
-Il secondo-continua la donna guardando il registro mentre Chiara le si siede accanto-Il nuovo arrivato, Peter Johnson. Ma guarda che beccata di culo. Mi alzo in piedi, prendo la mia sedia e mi siedo accanto alla ragazza dai capelli marroni che non mi guarda nemmeno per sbaglio. Per caso mi odia? La professore incomincia a fare la prima domanda a cui risponde propio Chiara. Perché a lo sguardo così triste? Cosa ha turbato, così tanto, questa ragazza? Quando arriva a fare a me delle domande io, da bravo cretino, mi arrampico sugli specchi e lei se ne accorge.
La mia prima interrogazione è andata a dir poco male: dicevo solo cavolate, tutti i miei compagni ridevano, o quasi tutti perché Chiara non ha mai accennato a un singolo sorriso.