My haert will go on[5]

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Il cielo ormai è buio, l'aria è diventata più fredda e in lontananza si sentono i rombi del temporale che sta per arrivare.
Prendo la valigia che è rimasta sull'uscio della porta e senza aspettare altro suono al campanello con su scritto il cognome di mia madre: Evans.
A quanto ho saputo mio fratello ha voluto cambiare cognome oltre ad aver rinnegato nostro padre perché ha solo voluto rifarsi una vita, e essere felice. Io ho scelto di tenere il cognome di mio padre, infatti mi chiamo Peter Johnson.
-Terzo piano-dicono al citofono per poi aprirmi la porta di legno verde.

Apro la porta e mi ritrovo in un lungo corridoio dove ci sono diverse porte, che conducono ad altri appartamenti.
Cerco un'ascensore, ma non c'è. Devo farmi ben quattro piani a piedi.
Intanto che salgo le scale noto malvolentieri quanto sia spoglio e triste questo posto: è tutto grigio e sembra che non ci abiti nessuno a causa di tutto questo silenzio. Strano a dirsi ma, probabilmente, sarebbe stato più felice restare nel mio istituto.
Finalmente arrivo al terzo piano e ci trovo la porta aperta, senza nessuno che mi aspetti.

Titubante prendo il pomello della porta e la apro di più

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Titubante prendo il pomello della porta e la apro di più. Qua dentro fa molto più freddo che fuori. L'aria è così gelida.
-Togliti le scarpe-sento urlare una voce roca, e mi sembra di non riconoscerla.
Tolgo le converse e le metto su un tappetino messo apposta all'entrata. Guardo il lungo corridoio e vedo delle foto in cui ci siamo io e Felix da piccoli.

Supero una stanza che dovrebbe essere il salotto, continuo per il lungo corridoio e arrivo a una stanza grande e non luminosa quanto dovrebbe essere: la cucina.
C'è un grande tavolo in mezzo che copre la maggior parte dello spazio e vicino alla porta, si trova un divano di stoffa verde che sembra malconcio da quanto è stato usato. Una donna è seduta sopra e sta fumando in tutta tranquilla una sigaretta.
-Sai, adesso capisco cosa ci trovavi in queste-parla con quella strana voce, per poi alzare la sigaretta.

Gira la testa verso di me e mi guarda, mi scruta in ogni singolo dettaglio, e io faccio la medesima cosa

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Gira la testa verso di me e mi guarda, mi scruta in ogni singolo dettaglio, e io faccio la medesima cosa.
Questa dovrebbe essere la donna forte e bella di un tempo? Questa dovrebbe essere mia madre?
Sembra così impossibile: dove sono finiti i suoi capelli rossi? E il suo viso dolce? E poi perché è così magra?
Io l'ho distrutta. Io l'ho portata a fumare.
Fa un tiro con la sigaretta e mi si avvicina con indosso dei tacchi vertiginosi che la fanno sembrare molto più alta di me.
Appena è di fronte a me continua a guardarmi con un piccolo sorriso sulle labbra. È possibile che io abbia paura di mia madre?

Alza la mano e la posa sul mio viso per poi farla andare nei miei capelli e spostarmeli indietro.
Questo odore di sigaretta non mi piace, mi soffoca, non fumo da troppo tempo ormai e non voglio ricaderci.
-Sei quasi uguale a tuo fratello-parla.
Faccio un passo indietro non sopportando più il suo tocco o l'odore delle sue mani.
Riabbassa la mano e non sembra minimamente ferita dal mio gesto. Fa un'altro tiro con la sigaretta e non perde tempo nel gettarmi il fumo in faccia.
-Se credi di distruggere la vita a tuo fratello, ti posso assicurare che non succederà-dichiara mentre torna a sedersi-Hai già distrutto abbastanza vite. E non ti permetterò di farlo anche con la sua.
-Mamma...
-No, non sono tua madre da un bel po' di tempo-ribatte guardandomi con occhi freddi, lontani.
Mi stringo nelle spalle e abbasso lo sguardo, non è proprio l'accoglienza che mi aspettavo. Ma non mi aspettavo nemmeno di aver rovinato così tanto una donna che prima era meravigliosa.

-Io non voglio fare del male a nessuno, sono cambiato-dico e cerco di guardarla negli occhi, ma lei sfugge sempre al contatto-E farò di tutto per cambiare le cose.
L'angolo della sua bocca si alza:-Bene, per incominciare puoi sparire dalla mia vista.

 L'angolo della sua bocca si alza:-Bene, per incominciare puoi sparire dalla mia vista

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-Non so dove andare-confesso a bassa voce.
-Non sono affari miei-afferma continuando a fumare la sigaretta.
Non è per niente la Hannah Evans che mi ricordavo. È così diversa. Prima gli importava di me, anche se ero un casino, adesso sembra aver rimosso del tutto l'affetto che mi legava e lei nonostante tutto.
Io sono riuscito a rovinarla. Io ho rovinato mia madre.
-Vattene-sbotta quando io resto fermo nello stesso punto-Vattene da tuo padre.
Si alza di scatto dalla sua posizione sul divano, facendomi fare un passo indietro, mi si avvicina velocemente e mi prende dalle spalle per poi iniziarmi a scuotere violentemente.

-Va' da tuo padre e dalla sua famiglia perfetta, vai, vai-urla stringendo la presa su di me. Io resto inerme a quello che sta facendo, non me lo sarei mai aspettato da lei.
-Mamma-sussurro e mi sta venendo da piangere.
Finalmente mi guarda negli occhi e la sua presa, pian piano, diminuisce fino a staccarsi del tutto. Scuote la testa e fa un passo indietro. Torna al tavolo e prende una sigaretta dal suo pacchetto.
Si gira verso di me e avvicina al suo naso la sigaretta e la annusa.

-Sì, mi piace proprio-confessa guardando l'oggetto nelle sue mani, alzo lo sguardo su di me-Vieni, ti faccio vedere la tua camera

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-Sì, mi piace proprio-confessa guardando l'oggetto nelle sue mani, alzo lo sguardo su di me-Vieni, ti faccio vedere la tua camera.
Non riesco a capire questo suo sbalzo dell'umore, ma so che non è per niente un bene. Felix deve sopportarla? È tutti i giorni così?
Mi supera per indicarmi una stanza del corridoio con la porta in vetro.
-Tuo fratello dorme nella stanza affianco-mi informa per poi aprirmi la porta della mia camera-Il bagno è infondo al corridoio: c'è ne sono due, puoi usarli entrambi.
-Mam...
-No, chiamami pure Hannah-dice per poi allontanarsi da me e tornare in sala.

Entro in camera e senza aspettare altro chiudo la porta alle mie spalle. Prendo un gran respiro profondo e guardo ciò che c'è in giro: un letto matrimoniale, una scrivania con sopra un computer e ho anche la porta per uscire in balcone come anche una finestra accanto.
Metto la valigia sul letto e mi avvicino alla finestra per aprire la tapparella e far entrare più luce. Appena guardo fuori posso notare che il temporale è arrivato.

 Appena guardo fuori posso notare che il temporale è arrivato

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Una vita per distruggerti //cole sprouseWhere stories live. Discover now