Don't stop[6]🐙

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Sono circondato dal nero più profondo e non riesco nemmeno a muovere le gambe

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Sono circondato dal nero più profondo e non riesco nemmeno a muovere le gambe.
Alzo le braccia e guardo le mie mani che non sono più rosa, ma sono un po' più scure di ciò che mi circonda. Sulle mie mani si trovano dei puntini bianche che si muovano. Stelle?

Dove sono?
Eppure, devo ammettere, che è un posto davvero confortevole. Mi sento in pace stando qui, mi sento estremamente leggero.
Chiudo gli occhi.

Apro gli occhi e mi ritrovo dentro alla mensa del mio vecchio istituto. E non so per quale ragione, ma tengo in mano un vassoio pieno di cibo.
La mensa è piena e non c'è un posto libero, mi metto a cercare uno spazio libero dove mangiare e, alla fine, arrivo infondo dove si trova un divano di stoffa estremamente usato.
Lì sopra, con le gambe strette al petto si trova una ragazza davvero minuscola con occhi tristi. Non essendoci un'altra soluzione mi vado a sedere alla poltrona accanto a lei.
Dovrei iniziare una conservazione?
-Ciao-la saluto.
La ragazza non alza la testa. Starà dormendo in mensa?
-Ciao-ripeto, confidando che mi risponda-Mi chiamo Peter, e tu?
La ragazza alza la testa e posso notare, ancora di più, quanto le sue guance siano scavate e i suoi occhi privi di vita. Posso capire perché sia qui: anoressia, non ci vuole molto a capirlo.
-Linda-mi risponde, abbozzando un piccolo sorriso.
L'ho già sentito questo nome e, mi sembra, di aver già vissuto questa scena in qualche modo. Io so chi è lei. Io la conosco.
-Linda King-pronuncio sia il suo nome che il suo cognome, adesso sì che mi è venuto in mente.
La ragazza sorride ancora di più e, non so come, ma riacquista peso in via di pochi secondi e diventa di una bellezza straordinaria.
Mi giro non sentendo più altre voci e vedo che la mensa si è svuotata, siamo solo io e Linda.
Provo ad aprire bocca, ma non ci riesco più.

-Sei stato il mio primo vero amico, il primo che ci abbia provato veramente a conoscermi. Sei stato il mio sorriso più bello, ed è per questo che non ti potrò mai ringraziare abbastanza-dichiara, mentre abbassa le gambe mettendole per terra, sul pavimento freddo.
Si allunga verso di me e mette la sua mano in mezzo ai nostri corpi, la chiude a pugno per poi alzare il mignolo, il tutto continuandomi a guardare dritto negli occhi.
Non parlo però mi muovo nella sua direzione e faccio unire i nostri mignoli, come facevamo nel primo periodo che ci siamo conosciuti. Lo facevamo per stringere una promessa.

 Lo facevamo per stringere una promessa

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Una vita per distruggerti //cole sprouseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora