Hold on[3]

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PeterJohnson Mi hanno insegnato che non dovevo piangere, che nella vita bisognava difendersi, farsi valere. Mi hanno detto di essere forte nella vita, o si vince o si perde.

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...

Mi alzo dal mio letto a causa di un continuo borbottio di voci che non sanno parlare a bassa voce. Guardo il soffitto e sbuffo, sono ancora qui, ancora non è cambiato niente. Mi devo ancora salvare da tutto questo.

Tiro i capelli indietro e mi metto i pantaloni della tuta insieme a una maglietta a maniche corte nera. Esco dalla stanza e quelle voci le incomincio a distinguere per bene e spero con tutto il cuore di sbagliarmi, ma ovviamente non è così.
Sulla soia della porta della sala riconosco seduti sul divano proprio Shawn e il suo fidanzato, Cameron. I due stanno parlando tranquillamente con Rachele e le mie guardie del corpo.
-Ma ciao-mi saluta Cameron appena mi nota. È tutto felice, come fa?

Entro nella stanza guardando prima Rachele, per poi puntare la mia attenzione su Shawn

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Entro nella stanza guardando prima Rachele, per poi puntare la mia attenzione su Shawn.
-Tu sapevi di lei?-gli chiedo, mentre indico la ragazza dai capelli arancioni seduta sulla poltrona in mezzo ai due divani.
-Certo-risponde tranquillamente.
Ricordo di quando siamo usciti con Chiara e lui che cercava di farci litigare, riuscendoci infine, parlando sempre di Rachele e accentuando la differenza tra le due.

Mi avvento su di lui e, prima che riescano a fermarmi, gli tirò un pugno sulla mandibola. Tyler e Teo mi tengono fermo, ma io cerco di liberarmi.
Sto stronzo non è cambiato per niente, è rimasto il solito pezzo di merda che era. Come ho potuto credergli? Come ho fatto a cascarci?!

Cameron accorre subito in aiuto del proprio fidanzato, mentre Rachele se la ride per la scena appena avvenuta.
Mi libero dalla presa di quei due gorilla. Guardo Shawn, mi avvicino e tutti sono pronti per difenderlo.
-Sei un pezzo di merda, a te l'amore non ti ha mai cambiato-gli sputo in faccia trattando la rabbia con fatica.
Poco dopo esco dalla sala, non voglio restare un momento di più in questa casa. Mi infilo le scarpe da ginnastica e mi incammino verso l'uscita di questa casa.
-Dove stai andando?-mi viene chiesto da quella voce femminile che mi tormenta mattina a sera.
Mi giro:-Non resterò un minuto di più in questa casa.
Mi rigiro pronto ad andarmene, ma la sua voce mi richiama:-Se lo fai, ci saranno delle ripercussioni.
Abbasso la mano che stava per arrivare alla maniglia e velocemente mi rigiro per andare, faccia a faccia, con la rossa che sembra sbalordita di questo mio gesto.
-Non sono il tuo cagnolino-la informo, per poi girarmi e andarmene, veramente.

Appena fuori mi metto le cuffie e faccio partire la musica per cercare di calmarmi. Esco dalla porta dell'edificio e, come al solito, piove; non ci penso molto a mettermi sotto e camminare nella folla e cercare di confondermi con essa. Io volevo solo essere un ragazzo come tutti gli altri e volevo che il passato rimanesse tale, ma non è stato possibile.
Mi siedo sulla sabbia bagnata e guardo cosa c'è di fronte a me: una distesa d'acqua. Il mare, il mio posto.
Stringo le gambe al petto e, prima che me ne renda conto, le lacrime stanno scorrendo sul mio viso, ma si confondono facilmente con la pioggia.
Voglio Chiara, voglio Felix, qui con me. Io non voglio essere solo. Non lo volevo. Cosa ho sbagliato per ritrovarmi in queste condizioni?

...

Sembro un pazzo in questo momento. Sono in mezzo alla sala ricreativa completamente zuppo da testa a piedi. È stato un miracolo che all'entrata ci fosse Tamara, che subito mi ha notato mi è venuta incontro e, diversamente dal solito, mi ha abbracciato. E adesso sono qui, per Martina che fa finta di non vedermi.

Tutti mi stanno guardando, ma non importa. Tamara mi è andata a prendere un cambio intanto.
Io, intanto, sto cercando di parlare con Martina, ma è difficile visto che lei non vuole ascoltare.
Sospiro distrutto:-Ho bisogno di te.
La ragazza, sempre più magra, finalmente alza lo sguardo su di me, notando come sono conciato.

Si alza dal suo posto e mi viene incontro, velocemente, solo per abbracciarmi e stringermi a se

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Si alza dal suo posto e mi viene incontro, velocemente, solo per abbracciarmi e stringermi a se. E in quell'abbraccio familiare non mi sento più solo. Mi sento bene. La stringo a me.
Pochi secondi dopo ci mettiamo sul nostro solito divano e Martina mi accarezza i capelli. Ho sempre detto che lei riusciva a capirmi con uno solo sguardo e ringrazio che mi voglia così tanto bene.
-Non temere, ci sono io-mi tranquillizza.
Chiudo gli occhi e, nascondendomi nel suo maglione, mi lascio andare a una serie di singhiozzi.
-Andrà tutto bene-ripete più volte.
Al momento giusto le racconto di cosa mi è successo, senza tralasciare nessuno dettaglio.

-Devi dirlo a qualcuno-cerca di aiutarmi.
-Ho paura che possa fare del male alle persone a cui voglio bene.
-Devi correre il rischio, non puoi cedere così, non te lo permetto di metterti al secondo piano o che lei ti faccia del male-confessa guardandomi intensamente.
La mia migliore amica. La sorella che non ho mai avuto.
La abbraccio stretta a me.
È ora di correre il rischio per essere felice. Presumo che la polizia farà qualcosa per tenerci al sicuro. Io voglio riavere al mio fianco Chiara o tutti i miei altri amici.
Ecco la mia via di fuga.
Abbraccio forte Martina e spero che duri per sempre questo momento.

...

Entro in casa di mio padre e sto per entrare in salotto, ma risento la sua voce. Come fa a essere qua?
-Oh, sei venuto al momento giusto-mi saluta mio padre affiancandomi e abbandonando il posto accanto alla ragazza dai capelli arancioni-Stavamo proprio parlando di cos'è successo in questa settimana. Mi ha spiegato cos'è successo.
Mi siedo affianco alla ragazza che mi guarda tutta tranquilla per poi mettersi a parlare nuovamente con mio padre e sembrano andare d'amore d'accordo.
Quando mio padre riceve una chiamata da lavoro si allontana lasciandomi con Rachele.

-Prima che inizi ad arrabbiarti, è meglio che tu guardi il mio cellulare-afferma porgendomi il suo cellulare di ultima generazione.
Prendo il cellulare tra le mani e vedo un articolo di giornale dove c'è il nome di un uomo che porta il cognome uguale a quello di Chiara, quest'uomo è accusato di violenza su diverse donne e per questo rinchiuso in carcere.
-E, indovina, adesso è in libertà-mi sussurra all'orecchio, facendomi venire i brividi.
-E quindi?
Sorride:-Quanto sei ottuso, non noti che si assomigliano Chiara e Roman?
Guardo meglio la foto del detenuto e, purtroppo, adesso che me lo dice non posso negarlo. Lui e Chiara si assomigliano e portano lo stesso cognome...
-È il padre di Chiara...
-Esatto-si complimenta con me-E se mi farai una cosa simile a quella di oggi, lui sarà pronto a farle del male.

La guardo non credendo a quello che ho sentito. È davvero così cattiva? Com'è possibile?
-Per non parlare che, anche se tuo padre non lo sa, la sua azienda è in gran parte legata alla mafia, quindi se io finisco in carcere, con me ci porterò anche il tuo bellissimo padre-ghigna vittorioso.
Ha minacciato Chiare e mio padre, e adesso mi ha impugno. E io che potevo liberarmi ...
Quanto sono stupido? E adesso dovrei aspettare che si stanchi di me?

Una vita per distruggerti //cole sprouseWhere stories live. Discover now