𝐗𝐗𝐕

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«No, tu non devi nemmeno permetterti di dire mezza parola, Draco!»
La voce alta di Esme rimbomba per le mura del Manor.
È infuriata, colma di odio nei confronti di ciò che ha fatto il marito al Ministero.
L'ha umiliata davanti a quelle persone, l'ha fatta sentire una stupida e proprio lui, che le è sempre stato vicino, non doveva permettersi di fare una cosa del genere. Le si gonfia il petto mentre prende grosse boccate d'aria e lo fissa truce, con un ghigno marcato sul volto.
Non riesce ancora a concepire il suo comportamento, perché ha agito come uno stupido, ferendola.

«Io so quello che si sono detti in quell'aula, Esme. Potevano usare quelle parole contro di te e tu pensi che dopo Kingsley ci sarà un'altra persona normale a lavoro? Non penso proprio» cerca di difendersi, di spiegarle la sua posizione, ma lei continua a scuotere il capo e ignorare le sue parole.
«Potevi dire altro, Draco. Potevi dirmi che era tardi e dovevamo andare, potevi comportarti in maniera differente. Invece hai deciso di trattarmi male, di umiliarmi»
«Se non lo facevo io, lo avrebbero fatto loro e ti saresti infuriata... avresti scatenato l'inferno!»
«E non avrei fatto bene, ah?» accenna una risatina esasperata e sbatte le mani contro le cosce, non credendo alle sue assurde parole.
Esme fa qualche passo indietro la sua figura e strofina una mano contro la propria fronte, incredula.
«Avresti dato altre scusanti per criticarti con gli altri funzionari e per giunta con il nuovo Ministro, Esme»
«Bastava essere meno stronzo, Draco!» urla, stringendo i pugni e voltandosi verso lui iraconda.
«E tu smettila di non ascoltarmi, Esme. Smettila di fare sempre tutto di testa tua»
«Di testa mia? Tu non hai mai reagito così, non mi hai mai trattata così e hai deciso di farlo per la prima volta davanti a quello schifo di gente»

Esme sa bene di aver ragione.
Draco l'ha ferita come poche cose e ora non riesce davvero a perdonarlo.
Non ha alcuna scusante valida per aver fatto tutto quello, bastava quantomeno usare un tono meno autoritario e arrogante al posto di offenderla pubblicamente.
Sono sempre stati noti per la loro complicità, per aver sempre lavorato l'uno al fianco dell'altra.
Invece lui l'ha fatta sfigurare, trattandola in malo modo, per giunta dopo tutto quello che lei subisce quotidianamente e ha sempre dovuto affrontare.
Ha solo richiesto un po' di gentilezza, lei che la merita.
«Perché non vuoi capire che era la cosa migliore da fare?»
«Perché non lo era, cazzo! Ti sembrava davvero una buona idea trattarmi come se fossi una deficiente?»
Sbraitano l'uno contro l'altra e sono faccia a faccia, a qualche centimetro di distanza.
Tuttavia purtroppo non sono gli unici presenti in questa casa.

Scorpius percorre le scale con i suoi piedini e si affaccia attraverso il corrimano, osservando i genitori con un broncio ben visibile sul viso.
Ha sentito dalla sua cameretta le urla dei genitori e si è preoccupato molto, sentendosi abbastanza a disagio in questa situazione negativa. Come ogni bambino, lui odia vedere la propria mamma e il proprio papà litigare, percependo un profondo malessere.
«Mamma, papà, perché siete arrabbiati?» domanda con la sua vocina flebile.
Storce anche la boccuccia e continua a camminare, volendo raggiungere i due per chiedere spiegazioni.
Entrambi sospirano con dispiacere ed Esme si avvicina al figlioletto, raggiungendolo e prendendolo subito per mano: «Ma no, amore, va tutto bene».
«Ho fatto il monello, mamma? È colpa mia?»
«Fagiolino, no!» si piega verso di lui e accarezza il suo volto, sorridendogli e posandogli subito un bacio sulla fronte «Io e papà parliamo di lavoro, ci lamentiamo del lavoro. Ci sono degli omaccioni cattivi lì, sai? Ma ci vogliamo tutti bene».
Il piccolo annuisce confortato alle sue parole, credendole, e porta le braccia attorno al collo della donna, volendo farsi stringere.

Un caldo abbraccio avvolge il bellissimo Scorpius e si sente immediatamente meglio, contento che non abbia fatto alcun danno.
«Lo sai bene che il lavoro di mamma e papà è difficile, ma va tutto bene» lo rassicura ancora una volta e accarezza il suo faccino, notando poi Draco piegarsi al suo fianco.
Si mette in ginocchio e sorride al bambino, scompigliandogli i biondi capelli: «Non ti devi mai preoccupare per noi, fagiolino, perché non siamo mai arrabbiati con te».
«Posso dormire con voi oggi?» domanda timido, giocando con il proprio pigiamino e guardando i genitori con i suoi occhioni chiari spalancati.
Il fiato si blocca nella gola di entrambi, non volendo dirgli di "no" ma sapendo di essere ancora tesi. Esme non ha nemmeno intenzione di sfiorare il marito o solo guardarlo per altri minuti.
Lui ha fatto qualcosa di fin troppo grave.
Non hanno mai litigato così, ma lei ha le sue ragioni per trattarlo in tale maniera.

PUREBLOOD || She deserves betterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora