𝐗𝐂𝐕

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La scuola sembra un posto adatto per Scorpius, si sente molto a suo agio in quelle mura e ha iniziato a farsi qualche nuovo amichetto, oltretutto si sta mostrando uno studente molto capace e abile in ogni materia. Appena arriva a casa vuole fare i compiti e mostrare la sua bravura, non vuole mai passare in secondo piano, e i genitori sono lì con lui che lo guidano in questo percorso educativo. Si interessano molto ai suoi progressi, sono molto presenti in ogni cosa che fa, a partire dalle sue piccole soddisfazioni fino a notare come il suo caratterino si sta ben delineando. Sono fieri di lui, di come sta crescendo, e sono contenti che sia un bambino tanto spensierato quanto brillante, non si fa sfuggire nulla questo furbetto.

Quest'oggi gli aspetta un altro giorno di scuola, sono passati due mesi pieni da settembre e adesso ha dimestichezza tra i corridoi e le attività in cortile.
Anche se fa più fresco, i bambino vogliono comunque correre fuori a giocare, soprattutto perché il clima a Charleston non è così rigido e se non è piove perché bisogna sprecare una bella giornata luminosa?

Entra in classe e si siede al solito posto, in mezzo ai suoi due amichetti del cuore, e attendono che la maestra Patel entri per iniziare la nuova lezione di geografia.
«Buongiorno bambini!» esclama la donna, ma non è sola quando arriva, bensì è accompagnata da un bambino dall'aspetto molto rigido.
Scorpius lo squadra a dovere: ha i capelli lisci e scurissimi proprio come la sua mamma, gli occhi neri ma sono molto più piccoli, e la pelle sembra candida come la porcellana come quella di suo papà.
Il nuovo arrivato stringe le bretelle dello zainetto blu con forza e osserva con gli occhi spalancati la classe, forse incerto sul da farsi.
«Oggi con noi abbiamo un nuovo compagno! Si chiama Tao Jackson e sono certa che si troverà bene qui con noi» lo guarda sorridendo e posa una carezza sulla sua testolina.

Il piccolo viene fatto accomodare in prima fila, proprio davanti a Scorpius e lui la trova una posizione strategica per osservarlo.
Per questo il biondino bussa alle sue spalle e il compagno sussulta e si volta di scatto, ricevendo un sorrisone da parte sua: «Ciao! Sono Scorpius».
Ma Tao non risponde, lo fissa per qualche istante e poi si volta di nuovo, spegnendo l'espressione raggiante del bambino che si aspettava un saluto di tipo diverso. Non è stato nemmeno scorbutico come quel trio di bulletti, ma sembrava seriamente confuso, quindi lascia perdere e adesso è ora di fare lezione.

Per tutto il tempo segue i maestri e lascia stare il nuovo arrivato, ma quando suona la campanella ed è tempo di correre in cortile lo vede fermo nel suo banchetto.
«Che fai? Dobbiamo andare o si prendono l'altalena!» lo sprona Dot, tirando la manica della maglia di Scorpius che sembra fermo vicino alla porta.
Ma lui la ignora e cammina verso quel bambino bruno.
«Perché non giochi fuori?» domanda curioso, inclinando il capo e osservandolo, ma ancora una volta non ha risposta.
Lui e i suoi due amichetti si guardano per qualche istante, non capiscono perché li guardi immobile.
«Forse non sente bene, anche mio nonno non sente» mormora Marcus vicino l'orecchio dei due.

Sicuramente avrà ragione, quindi Scorpius si avvicina a pochi centimetri dalla faccia di Tao e urla forte: «PERCHÈ NON GIOCHI FUORI?».
Suppone che abbia sentito, ma il bambino sussulta e lo guarda quasi terrorizzato.
Quell'urlo viene percepito da uno dei maestri, quello di inglese per l'esattezza, ed entra in classe per risolvere quella situazione.
«Bambini, ma che succede?» domanda lui preoccupato.
«Marcus ha detto che Tao non sente come suo nonno e noi vogliamo che venga a giocare con noi» dice la piccola Dorothy, senza alcuna vergogna.
Il maestro si fa sfuggire un breve riso, intenerito, e scuote la testa: «Tao ci sente benissimo, solo che parla poco la nostra lingua. Vi capisce bene, ma deve abituarsi a parlare».
«Non sa parlare?»
«Sa parlare, ma in modo diverso!»

Adesso ha senso, quindi Scorpius lo osserva ancora più curioso e smorza un piccolo sorriso: «Allora se mi capisci vieni con noi, non devi parlare per forza, nemmeno il mio gatto parla però è simpatico!».
L'ingenuità di un bambino è a dir poco adorabile e lui è molto premuroso e amichevole, comprende subito le differenze tra persone ed esseri viventi, come se per lui fosse qualcosa di naturale. Sarà che una vita in mezzo ad elfi, maghi e creature varie lo ha portato ad avere una mente molto aperta, ma per lui non c'è nulla di male se Tao non sa ancora parlare per bene la sua lingua.

PUREBLOOD || She deserves betterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora