𝐋𝐕𝐈

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«Sono qui, ora verrai via con me»

Esme è finalmente tornata a casa.
Sono le dieci e trentotto del mattino e Draco varca la porta con la sua amata tra le braccia.
Lei è completamente crollata contro l'uomo e si fa tenere sollevata affinché possa condurla nella loro dimora visto che non ha la minima energia per potersi muovere o camminare.
Le sue condizioni sono pessime e il corpo è ancora coperto da quella lurida tunica coperta di sangue, sudore e urine.
La benda ancora ricopre i suoi occhi, ma il compagno ha preferito fuggire da quella prigione al posto di occuparsi di lei in quel postaccio.
Ha sistemato ogni cosa con cura la notte precedente, impaziente di vederla, e così da poterla accogliere al meglio.
Ma Draco non si aspettava di trovarla ridotta così; si aspettava qualcosa di terribile ma non a tal punto, quindi spera di fare abbastanza per aiutarla e non sa se il buon cibo e le candele profumate bastino per risanare le sue ferite.
Il suo corpo è malato, privo di forze, e sarà difficile recuperare la vita di un tempo; sarà pressoché impossibile.

Al momento non pensa nemmeno all'accaduto con Meredith, a quel gran trambusto scoperto dal trio perché vederla così gli fa intuire che Esme è la sua priorità.
Deve prima pensare a lei, poi avrà tempo di farsi mangiare dalla rabbia e fare un po' di litigi.
La sua mente è completamente concentrata su di lei, volendo migliorare le sue condizioni e prendersi cura della moglie senza distrarsi un secondo.
Ha intravisto la sua lunga cicatrice sul viso, i segni sul suo corpo, per non parlare che è nettamente più leggera segno che è dimagrita troppi – ma davvero troppi – chili.

La posa delicatamente sul divano e la sente solo sospirare, visto che non ha la forza nemmeno di pronunciare una minima parola.
Con la bacchetta chiude le tende, le luci e accende le tante candele che ha sistemato per il salotto.
Vedrà per la prima volta dopo un anno e sicuramente la sua vista sarà degenerata.
«Adesso, amore mio, ti tolgo questa» sussurra premuroso, mettendosi al suo fianco e liberandola finalmente da quella benda ormai putrida.
Le mani quasi tremano mentre sta per toglierle quel pezzo di stoffa, sente l'emozione trapelare dai pori della pelle, eppure la preoccupazione rimane tanta.
Gli occhi di Esme sono serrati e la sola luce fioca e giallastra sembra picchiettare violenta sulle sue palpebre.
Mugola infastidita e ansima per il forte dolore provato agli occhi che sembra davvero insopportabile al momento viste le tante sofferenze fisiche.
Lei non ha la forza nemmeno di elaborare l'accaduto, non riesce nemmeno a comprendere se sul serio è stata portata via dal carcere.
Non appena Draco ha fatto irruzione nella sua cella non credeva nemmeno fosse vero.
«Tranquilla, amore» mormora piano mentre le posa con delicatezza una mano sugli occhi «Aprili piano, ci sono io qui ad aiutarti»

E così fa, fidandosi dell'unico uomo su cui può contare e sentendo un fortissimo bruciore tra le ciglia, che le fa colare lacrime dagli angoli degli occhi.
Sono arrossati, secchi, contornati da delle occhiaie violacee molto evidenti.
Draco sposta piano le dita e improvvisamente il suo volto si illumina in un sorriso enorme non appena vede le sue iridi scure.
«Fatina...» sussurra con un filo di voce, accarezzandole un guancia e perdendosi in quello sguardo bruno che lo ha fatto innamorare perdutamente «Finalmente ci rivediamo»
Esme fa molta fatica a mettere a fuoco la sua figura, lo vede sfocato, ma cerca di strizzare gli occhi per poter vedere meglio.
Inclina appena il capo e si sente massaggiare con una grande delicatezza gli occhi da un fazzoletto di stoffa.
«Con calma, non abbiamo fretta, fatina»

La sua voce premurosa la mette a suo agio e dopo qualche minuto di carezze e massaggi sulle palpebre riesce a vederlo bene, a vedere dopo tutti quei mesi il volto del suo amore.
«Draco...» la voce è pronunciata estremamente flebile, quasi in maniera inudibile, e sforza i muscoli facciali per mostrargli un lieve sorriso «Sei davvero qui»
Lui le prende il viso e annuisce ancora sorridente: «Sì, Esme, sono davvero qui con te».
Adesso che è libera da quella fascia osserva meglio quel volto e sospira estremamente addolorato nel notare quei bruttissimi segni, in particolare la lunga cicatrice che le marca tutto il viso, spaccandolo quasi in due.
Non la trova brutta, ciò che pensa non è riguardo il suo aspetto bensì riflette su come hanno potuto farle tutto questo.
Non sa bene cosa è successo, lo intuisce e quei pensieri gli provocano un'enorme stretta al cuore.

PUREBLOOD || She deserves betterWhere stories live. Discover now