𝐋𝐗𝐗𝐕𝐈𝐈𝐈

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I can't help but love you
Even though I try not to
I can't help but want you
I know that I'd die without you

Le gambe si muovono a tempo con il vento, sbattendo contro le foglie cadute a terra e rompendo i rami che fragili sono adagiati sul terriccio umido.
I piedi svelti di Esme si addentrano tra una foresta buia, ma si muove così spedita che sembra sapere bene dove sta andando.
Sente il cuore vibrare sotto la cassa toracica e assieme ad esso la propria anima rimbomba piena di terrore, mentre la sua parte più tetra si lascia andare guidandola tra le cortecce dure e lunghe.
La bocca è schiusa, il respiro affannoso, gli occhi sono spalancati e teme ciò che troverà davanti ai suoi occhi.

Guidatemi.

Per la prima volta è lei a comandare le sue Antenate, a chiedere un'indicazione e sembra che il suo corpo sia un fascio di vera e propria magia.
Mai aveva usato tanta energia, ma nulla è abbastanza se serve per soccorrere il suo amato.
Non si ferma, non riesce a smettere di correre e nemmeno rallenta.
La strada è sconosciuta ma la meta è ben precisa.
Paura: questa volta è lei ad avere paura.

I mille dubbi, i mille pensieri si affollano nella sua mente e non sa fino a che punto può arrivare quell'uomo, non sa cosa stia facendo, se si trovi con qualcuno, ma lo vuole fermare.
Ormai si aspetta di tutto ma vuole fermarlo prima di trovarlo caduto nell'oblio.
Non è una persona oscura, non è malvagio e deve fermarlo prima che qualcosa di troppo grande possa prendersi la sua anima, la sua persona.
Deve arrivare in tempo e non deve permettere a nulla di portare via colui che ha salvato lei dalle tenebre. Non pensa a ciò che ha fatto, a quegli omicidi, alla rabbia.
Ha percepito fin troppa magia nera attorno a lui e questo le fa suscitare fin troppi sospetti.
Esme sa ben riconoscere il male.

Non Draco, non deve prendere Draco.

Eccolo lì il capannone in legno, quella casa rotta e desolata come l'animo della donna.
Spalanca la porta senza indugio ed entra dentro, guardandosi attorno in preda all'agitazione.
Deglutisce, scuote il capo e nota una luce fioca.

Eccolo lì, Draco.

L'aria sale per il petto, gonfia la cassa toracica, trapassa la gola e rimane bloccata.
Il corpo intero è paralizzato e gli occhi tremano davanti alla scena che ha davanti ai suoi occhi, qualcosa che non si sarebbe mai aspettata.
Non è possibile, non è sul serio possibile.
Un altro passo in avanti e si avvicina al suo corpo ancora tremolante per lo shock.
«Draco...» soffia, temendo la realtà.
Un altro passo ancora e posa una mano sulla sua spalla.

Il nulla.

Le gracili dita di Esme vibrano e gli occhi si spostano sul grande tavolo in pietra: sangue nero cola lungo i canali del pentacolo, quasi corrodendo il materiale.
«No, no...» scuote piano il capo e ancora una volta le sue pupille si spostano giungendo sul suo collo, percorso da una lungo taglio ancora sgorgante di sangue.
Lo tocca, sporcandosi i polpastrelli, e in quel momento comprende che non ce l'ha fatta.
Lei non ce l'ha fatta, non è riuscita a proteggerlo.
Questa volta non è arrivata in tempo e qualcosa di peggiore delle tenebre ha preso il suo amato: la morte.

«NO, NO» urla a squarciagola, scoppiando in un improvviso pianto e sentendo il cuore strapparsi dal petto.
Sembra come se lo avessero improvvisamente preso e distrutto, rendendolo in mille brandelli.
Scuote il corpo dell'uomo, privo di vita, e nota la sua candida camicia sporca di sangue scuro, completamente, che cola e segna quella pelle ormai fredda.
La schiena si accascia contro lo schienale della sedia e la sua figura tende a crollare, ma viene sorretta dalle mani di Esme che incredule continuando a muoverlo stringendo il suo indumento.
Sporche di sangue stringono i lembi della camicia con forza, cercando invano di rianimarlo.

PUREBLOOD || She deserves betterWhere stories live. Discover now