𝐗𝐗𝐗𝐕𝐈

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La primavera, nonostante sia aprile, sembra che non voglia arrivare.
Il clima piuttosto rigido e le grandi nuvole riescono bene a rappresentare l'atmosfera di questo periodo, vuoto e privo di rigogliosi sentimenti.
I gigli che costeggiano il giardino del Manor stanno tardando a sbocciare, forse si sono resi conto della mancanza della loro Esme.
Quei fiori sono rappresentativi dell'amore tra lei e Draco, sono i primi ricevuti da parte del marito e sono tanto belli e nobili che rappresentano alla perfezione il loro status.
Proprio come questi boccioli, però, anche l'animo di Draco è poco florido e non è più ricco di colore e dall'aspetto affascinante.

Sono passate settantatré ore, ventiquattro minuti e dodici secondi da quando Esme non è più in casa.
Un lasso di tempo che, per un uomo innamorato come Draco, è già troppo.

Questa volta lei non è momentaneamente fuori per lavoro, in qualche paese a sfoggiare la sua grande magia e fare una conferenza in qualche scuola, adesso lei è andata via e starà lontana per molti anni ancora.
Il problema che deve affrontare l'uomo è il confronto con il figlio, perché è arrivato il momento di farlo.
Per tre giorni sono stati distanti, lui ha avuto bisogno di rimanere a casa da solo, non perché non volesse il figlio ma perché sapeva di non essere in grado di badarlo a dovere.
Si sente in colpa per questo, ma è certo che è stato bene con i suoi nonni.
Ha avuto tempo di bere più del dovuto, di piangere in solitudine, di urlare mentre rivedeva le loro foto poggiate sul camino.
Per fortuna Salem gli ha tenuto la giusta compagnia, dormendo al suo fianco nel letto e strofinando il capo peloso contro le sue guance umide.
Il gatto ha compreso il suo stato d'animo e sente anche lui la mancanza della propria padrona.

Cerca di sistemarsi decentemente per il figlio e i suoceri, indossando una camicia blu, dei pantaloni neri e sistemandosi i capelli.
Eppure non ha avuto molta voglia di farsi la barba, solitamente ha sempre il viso completamente pulito, preferendo lasciare in mostra la sua mascella marcata e delineata, ma ha avuto poca testa per sistemarla.
Si nota un leggerissimo strato di pelo biondo, che in realtà gli dona, ma è segno solo della sua stanchezza.
Prende un grosso respiro e si materializza davanti alla porta di casa Smith, bussando subito dopo.
In una manciata di secondi viene fatto accomodare e, nonostante il sorriso dipinto sul volto di Mary e Jasper, ci si può accorgere della loro preoccupazione.
La donna lo abbraccia immediatamente, forse necessitando qualche contatto, un supporto.
«Oh, caro...» soffia a voce flebile, non volendo aggiungere altro, non avendo la forza di farlo.
Lui accarezza una spalla della donna e rivede per un attimo nei suoi occhi la sua amata, cosa che gli provoca una stretta al cuore pazzesca.
Esme ha gli occhi della madre, grandi e scuri, brillanti e profondi.
Sposta lo sguardo e nota Jasper smorzare un amaro sorriso, triste per la mancanza della figlia.

«Dov'è Scorpius?» domanda tossicchiando appena e grattandosi il collo, così da non perdersi nei loro sguardi altrettanto affranti.
«Sta riposando, oggi lo abbiamo portato tutto il giorno al parco... sai, ne avevamo più bisogno noi» ammette Mary, stringendosi nelle sue stesse spalle e andando subito a sedersi sul divano al fianco del marito.
«Sono certo che siete stati molto bene assieme»
«È davvero un bambino speciale, come te e...-» l'aria le si blocca in gola e deglutisce, sorridendo e passandosi l'indice contro le ciglia.
Draco si limita ad annuire lievemente e non dice nulla, non volendo ferirla solo pronunciando il nome di Esme.
Non vogliono parlarne molto, sono ancora troppo turbati e hanno bisogno di tenersi lucidi per Scorpius.
Se si dovesse aprire qualche discorso di certo perderebbero la testa tutti e tre, soprattutto per via dei loro caratteri focosi e il loro cuore in frantumi.

«Vuoi andare a svegliarlo?» domanda Jasper ancora sorridendogli, non volendo far cadere la maschera che nasconde la propria angoscia.
«Sì, penso sia il momento di farlo» sospira e si dirige in quella che era la camera di Esme e ora, invece, si è completamente tramutata nella stanzetta del loro nipotino.
Entra silenzioso e lo vede riposare nel lettino, avvolto da una calda coperta a ronfare beato.
Si china con le ginocchia per terra e accende il piccolo lume posato sul comodino, che emette una luce giallastra e fioca.
Posa un bacio sul capo del figlio e accarezza con un dito la sua guancia, così da farlo svegliare con dolcezza.
«Fagiolino, devi svegliarti» sussurra piano, baciandolo ancora una volta tra i biondi capelli e vedendolo mugolare poco contento.
Vorrebbe sicuramente riposare, un bimbo che è stato attivo tutta la giornata adesso vorrebbe solamente fare la nanna.
Sbadiglia aprendo gli occhi e sfrega una manina contro di essi, facendo sorridere intenerito il papà: «Ciao fagiolino, dormito bene?».
Il piccolo annuisce e agita le manine, richiedendo di essere abbracciato e sbaciucchiato per un po'.
Abituato alle coccole dei genitori, pretende sempre di riceverne tante appena sveglio, così Draco lo accontenta e stampa sulle sue guance qualche bacio e lo avvolge in un salda stretta piena di amore.
Si sente bene quando lo stringe, quando percepisce il suo caldo respiro e il suo minuscolo cuore battere sotto la cassa toracica.
«Mi sei mancato, papà»
«Anche tu, fagiolino, tantissimo» mormora a bassa voce, dandogli un altro bacio ancora e staccandosi solo per mostrargli un sorriso e osservare i suoi occhi chiari, che gli ricordano molto lui stesso da bambino.

PUREBLOOD || She deserves betterWhere stories live. Discover now