𝐋𝐗𝐗𝐈𝐈

517 35 3
                                    

Le mani di Esme ormai sono più che guarite, sono perfettamente dritte e morbide come un tempo, riescono anche a fare incantesimi alla perfezione e per questo lei si sente di nuovo soddisfatta di se stessa. È seduta sul prato inglese della propria villa e si occupa come sempre di curare quei bellissimi gigli che costeggiano il bordo del giardino.
Draco non ha più molto tempo ormai, indaffarato con le faccende di casa, ma lei lo comprende visto che si occupa davvero di tante cose. E poi, a lei non dispiace prendersi cura personalmente di quei bellissimi fiori.
Con un incantesimo sistema le loro radici e fa rinascere quelli appassiti, sorridendo mentre compie questo piacevole lavoretto.
Il figlio, invece, è al suo fianco intento a giocare con una bambola di pezza facendola camminare sull'erba e danzare a ritmo della voce della madre, che dolce si presta a canticchiargli la canzone che gli dedicò tempo addietro.

Esme sposta lo sguardo verso il piccoletto e accenna un amabile riso, trovandolo il bambino più bello e dolce del mondo, gli posa un bacio sul capo e lo vede subito sorriderle contento: «Un altro, mamma!».
E lo accontenta, anzi inizia a tempestare il suo volto di numerosi bacini che lo portano a ridacchiare per il solletico: «Ti mangio, fagiolino!».
Entrambi ridono di gusto, con le dita afferra quelle guanciotte morbide e continua a donargli quelle attenzioni così giocose ma allo stesso tempo colme di amore.
«Basta mamma, basta!» sghignazza a piena voce, agitando le dita e arrestandola per non farsi più solleticare «Sono troppi!»
«Non sono mai abbastanza i baci, fagiolino» gli tira un leggero pizzico sulla guancia, chiaramente senza fargli alcun male, e poi si alza porgendogli la mano «Andiamo? Papà avrà preparato la merenda»

Camminano per il loro immenso giardino, ma la loro attenzione viene attirata dalla presenza di tre uomini davanti il grande cancello del Manor.
La donna corruga la fronte confusa e stringe più forte la mano del piccolo, avvicinandosi poi alle sbarre in ferro battuto per poter vedere meglio chi vorrebbe accomodarsi all'interno della dimora.
Stanno per citofonare quando Esme li richiama: «Salve, con chi ho il piacere di parlare?».
«Siamo della pattuglia ministeriale, signora Smith, desideriamo parlarle»
Alla loro breve presentazione, per quanto fatta in maniera pacata, lei si irrigidisce e sbianca, spaventata all'idea che possano prenderla di nuovo.
Il figlio le strattona la lunga gonna che indossa e mugola scontento: «Mamma chi sono?».
Scuote la testa ritornando alla realtà non appena ode Scorpius e sgrana la voce: «Abbiamo visite, amore di mamma».
A quel punto invita gli uomini ad accomodarsi, ma soprattutto perché necessita di stare vicino al marito.

Quando entrano dentro casa, infatti, la prima cosa che fa è chiamare Draco, con la voce che si mostra leggermente spezzata e tremolante per la preoccupazione: «Tesoro, abbiamo ospiti».
Lui riconosce quel tono e subito la raggiunge in salotto a passo svelto, corrugando la fronte quando vede quei tre uomini sostare composti.
Esme si mette al fianco del marito e deglutisce silenziosa, non riuscendo a pronunciare una minima parola.
«Fagiolino, vai a giocare con il gatto in cucina» mormora il padre, così da allontanare il più piccolo da una discussione tra adulti.
Poi lo sguardo dell'uomo si punta serio verso quelle persone e lascia che la moglie gli stringa leggermente la manica della camicia.

«Salve, come mai questa visita?» domanda lui.
«Siamo della pattuglia ministeriale e stiamo facendo il giro dei lavoratori ed ex-lavoratori per poter vedere se sono coinvolti nelle ultime vicende, quali gli omicidi di due guardie e l'irruzione presso la villa del primo segretario del Ministro» risponde uno di loro semplicemente, per poi far continuare ad un secondo uomo che, invece, si mostra più austero e critico: «Si sospetta che questi omicidi siano collegati e la persona mascherata potrebbe essere davvero chiunque».
«Anche persone che precedentemente si son travestite» sputa il terzo, quasi con un ghigno.

A quelle parole Esme sente le gambe tremare, intuisce che uno di loro sospetta di lei e questo la devasta visto che non è responsabile di nulla.
Draco, invece, si sente tanto mortificato quanto rabbioso: come osano parlare così della moglie?
«Non capisco dove volete arrivare» il biondo scuote piano le spalle e continua a mostrarsi rigido nei loro confronti «Potete porci tutte le domande che volete, noi non sappiamo nulla di queste malefatte»
I tre annuiscono e invitano a sedersi per poter parlare adeguatamente e fare davvero tante, forse troppe, domande.

PUREBLOOD || She deserves betterWhere stories live. Discover now