𝐋𝐗𝐕

751 34 35
                                    

«Mamma, guarda!» le gambe di Scorpius corrono in giardino verso la madre, che è con le ginocchia per terra mentre sistema un paio di fiori.
La donna si volta verso il figlio e gli mostra un premuroso sorriso, notandolo avvicinarsi con una piccola lumachina sul dito.
«Mamma, un amico!»
Lei accenna un riso nel vederlo così contento e lo invita a mettersi vicino così da osservare bene quell'animaletto viscido ma pur sempre adorabile.
«Ha un nome, fagiolino?»
«Guscio!»
Esme sghignazza fin troppo intenerita e annuisce energicamente, trovandolo un bambino a dir poco unico: «Allora, piacere di conoscerti, Guscio».
Con l'indice accarezza la corazza che ricopre la lumaca e poi torna a sporcarsi le mani di terriccio, così da sistemare i suoi amati gigli.
«Alle lumachine piacciono i fiori, sai? Potresti metterla qui vicino» afferra delicatamente la sua mano e lo invita a posare sopra lo stelo di un giglio quel suo nuovo amico.

Scorpius osserva quell'animale curioso, venendo spesso accarezzato dalla madre che tanto ama il suo figlioletto.
«Adesso che ne pensi di andare a casa? Possiamo fare merenda, ti va?» si alza in piedi lentamente e porge la mano al figlio, rientrando dentro con molta allegria.
I momenti assieme sono i più belli della giornata.
Lei gli pulisce il pantaloncino sporco di terra e gli sistema il maglioncino, per poi farlo sedere su una sedia della tavola.
Al bambino è mancata sua madre e muove la gambe a penzoloni tutto contento: «Voglio il latte con il cioccolato, mamma».
«Allora farò due belle tazze» gli posa un bacio sulla testolina bionda e si affretta a preparare quella bevanda facile e gustosa.
«Dov'è papà, mamma?»
«A fare la spesa, amore, tra poco arriverà con tante cose buone»
Posa il bicchiere fresco davanti il bambino e si mette a sedere al suo fianco, godendosi il sapore del cacao che tanto ama.

Improvvisamente il rumore del telefono la fa sobbalzare e con una risatina si alza, andando subito verso il salotto per rispondere.
«Pronto?» domanda gentile «Oh, Harry, ciao!»
Le sorprende la telefonata dell'amico, soprattutto perché è in orario lavorativo, ma sicuramente avrà qualcosa di interessante o importante da dire.
«Oggi è stata trovata morta la tua guardia, sai? Quel bastardo ha avuto un'emorragia interna a quanto pare o un collasso... così dicono»
«Oh...» rimane alquanto stupida da quelle parole e non sa bene come reagire a riguardo.
Sa che se lo merita, ma adesso non vorrebbe più pensare a nessuno, soprattutto a gente del genere.
«Beh, le troppe cattiverie gli avranno fermato il cuore» risponde semplicemente, scuotendo le spalle e provando però un certo senso di contentezza.
Non che sia felice che qualcuno muoia, ma semplicemente non riesce ad essere dispiaciuta per tale persona.
«Adesso stanno proponendo ad alcuni di noi di andare a fare dei turni ad Azkaban ma io e Ron ci siamo già rifiutati, non hai idea di che postaccio sia diventato il dipartimento»
La donna sospira e storce la bocca, sapendo quanto sia diventato più duro il lavoro per un Auror.
«Siete bravissimi, non mollate e vedrete che tutto andrà meglio»
«Lo spero, davvero. Comunque adesso devo andare, ma in questi giorni io e Ginny veniamo a trovarvi!»
«Passate a cena, posso preparare qualcosa di buono!»
«Non mancheremo, serpe»

Posa la cornetta e si volta, iniziando a pensare alla notizia ma venendo subito fermata dalla presenza del marito.
Draco entra in casa con un paio di buste colme di cibo e viene accolto da Esme, che si avvicina e gli stampa un bacio sulla guancia: «Hai preso anche-».
«Ho preso anche dei biscotti al cioccolato, stai serena» accenna un riso e le mostra un occhiolino, dirigendosi subito in cucina con tutta la spesa acquistata.
Saluta il bambino e contento inizia a sistemare ogni cosa assieme alla moglie.
Lui si occupa dei mobiletti più alti, lei del frigo.
«Poco fa mi ha chiamata Harry, amore... non sai cosa mi ha detto»

L'uomo si ferma un attimo, rimane immobile davanti al tavolo con dei pacchi di pasta in mano.
Alza gli occhi verso la sua figura china verso il freezer e attende che possa continuare a parlare.
Ha dei sospetti, è chiaro che è consapevole di ciò che è successo.
«Hai presente la guardia che mi avevano assegnato, amore?»
«Sì, quel- quel monello, ecco» sgrana la voce rendendosi conto di essere vicino il bambino e cercando di non usare un brutto linguaggio in sua presenza.
«Dicono che abbia avuto un malore» si alza, chiude l'anta dell'elettrodomestico e si avvicina al compagno, con il volto corrucciato.
Lui la osserva attentamente, cerca di decifrare la sua espressione e inclina il capo, posandole anche una carezza sulla guancia: «Come ti senti a riguardo?».
«Pensavo che mi sarei sentita più libera se qualcuno di loro avesse sofferto, ma... non so, a dire il vero. Certo non mi dispiace per lui, ma questa sorta di vendetta della vita non mi ha tolto tutte le cicatrici»

PUREBLOOD || She deserves betterDonde viven las historias. Descúbrelo ahora