𝐋𝐗𝐗𝐈𝐈𝐈

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Il corpo grande e asciutto di Draco sovrasta quello esile e morbido di Esme, la sua pelle è imperlata dal sudore e le mani grandi dell'uomo tengono ben saldi i suoi fianchi.
La voce soave della donna geme vicino al suo orecchio e le braccia avvolgono il collo del marito che è intento a far godere entrambi con movimenti decisi e sensuali.
Lei mantiene gli occhi completamente chiusi, mentre lui la osserva con le palpebre leggermente aperte, adora vedere il suo volto disteso per il piacere.

Ma improvvisamente quel piacere viene offuscato dai pensieri che negli ultimi giorni lo tormentano, ovvero dovuti al padre.
Stringe gli occhi e inizia ad aumentare di più la forza di quelle spinte, magari con quel sesso soffocherà quelle idee inopportune.
Ansima anche con voce rauca e si morde il labbro inferiore, nella speranza che più va forte e più dimenticherà.
Una mano stringe il lenzuolo e lo strattona quasi a strapparlo, con il petto che si sbatte veloce contro il seno morbido di Esme.

Lei apre gli occhi e nota quel suo cambio di atteggiamento, molto più rude e privo di passione, sembrando quasi un automa.
«Draco...» mormora tra i gemiti, ma sembra non ascoltarla e lui continua, anzi aumenta il vigore di quelle spinte.
Esme mugola poco contenta di vederlo così e sposta gli occhi su quella mano contro il materasso, che dà un forte pugno contro di esso con aggressività.
«Draco...Draco, calmo...» la voce è pacata, le dita cercano di fermarlo mentre stringono le sue spalle, non comprende cosa lo abbia portato a star così in un tale momento «Draco, fermati un attimo...».

A queste parole si arresta immediatamente e scuote il capo, guardandola stupito: «Tutto bene? Qualcosa non va?».
Esce lentamente da lei e rimane sopra il suo corpo, le accarezza una guancia e la guarda con preoccupazione: «Amore mio, che succede?».
«Eri...strano» storce la bocca e riceve un bacio sulla fronte, mentre il marito si mostra estremamente rammaricato: «Ti ho fatto male, amore?».
La voce è frettolosa, le accarezza ancora e ancora il viso ed è davvero dolce nei suoi confronti, posa anche altri baci sulle sue guance e la guarda apprensivo.
«Amore mio, scusami, non volevo farti male»

Ma lei scuote il capo e accenna un breve riso: «Non mi stavi facendo male, Draco».
Ed è vero, soprattutto perché il loro sesso è sempre stato estremamente forte e passionale, quindi non è certo qualche spinta in più ad averla lasciata spiazzata, quanto il suo approccio, quell'umore pessimo mentre la faceva sua.
«Eri molto teso, però» si accorge del suo stato d'animo e questo l'ha preoccupata, infatti gli sorride, ma lui le bacia una mano e continua a scusarsi, cosa che la fa ridacchiare intenerita.
«Davvero, se ho fatto qualcosa di male dimmelo, amore»
«Draco, davvero, non mi hai fatto nulla»

Anche qui si comprende come è tormentato il suo animo: lui si preoccupa prettamente di lei e del suo benessere, acciecato dalla paura che lei possa anche in minima parte star male.
Esme si mette seduta sul materasso e gli stampa un bacino sulla guancia: «Sta' sereno, io mi sono preoccupata per te».
«Oh, ma non hai bisogno» deglutisce e ricambia il breve sorriso «Io sto bene»
«Non è vero, Draco, e si vede da come stai... sei nervoso, sei spento»
Passa una mano per i suoi capelli biondi e lo guarda dispiaciuta, vuole che le parli e che stia bene al posto di crogiolarsi da solo nel suo stesso dolore.
«Se qualcosa non va puoi dirmelo, lo sai»
Anche lui si mette seduto, al suo fianco, chiude gli occhi e percepisce la mano gracile della moglie accarezzargli ripetutamente la schiena nuda, si sente frustrato e non sa nemmeno in che modo esternare tutto ciò che prova, è anche mortificato per aver interrotto quel momento, cosa che non era mai successa in anni di relazione.
Il corpo è come se fosse devastato dopo tutto quello che ha fatto e provato, come se non avesse alcuno stimolo, svuotato dalla sua stessa negatività.

«Penso sempre a mio padre» confessa piano, sentendo ancora la donna accarezzarlo con amore «Penso a ciò che ha potuto fare, penso a come ti sei ridotta per colpa sua...»
Esme non sa bene che dirgli, c'è ben poco da fare e su cui ragionare, visto che non ha torto, ma allo stesso tempo non vorrebbe vederlo con quel viso triste e arcigno.
«Ti ho vicina a me e penso a quello che hai subito, ti vedo negli occhi e riesco a percepire la tua stanchezza. Io non sono felice...» sospira e si volta da lei «Non perché non ti ami, ma perché ti amo così tanto da non stare bene sapendo quanto hai sofferto. Può sembrare stupido, Esme, ma non riesco a digerire tutto ciò che è successo»
«Vorrei che tu stessi meglio, Draco, lo desidero perché vorrei tornare alla normalità con te»
Lui smorza un amaro riso e scuote il capo: «Se solo lui sparisse io potrei finalmente star bene».
«Oh...» storce la bocca e gli sposta una ciocca bionda dal viso «Ma non si può... nel senso, non possiamo farci nulla e non devi rovinarti per questo»
«Esme, tu non puoi capire come mi sono sentito a vedere la donna che amo piangere. Non sai cosa vuol dire aver paura di non fare abbastanza per poter curare le tue ferite, stare attento ad ogni minima cosa temendo di perderti ogni giorno... ogni singolo fottuto giorno io ho la paura di non averti più al mio fianco»

PUREBLOOD || She deserves betterWhere stories live. Discover now