Capitolo 10- Mal di testa

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Taehyung e Jungkook avevano proprio il bisogno di tornare a casa. Quella giornata che non era ancora conclusa era stata faticosa. Mai avrebbero pensato di poter affrontare un qualcosa del genere. Quando Jungkook era uscito da quell'appartamento era sottoposto ad uno stato di ansia era vero, ma mai avrebbe potuto pensare di venire a conoscenza di alcune zone d'ombra del suo passato. 

Il padre, la madre e il nonno. 

Era tutto così surreale, sembrava il colpo di scena di uno di quei film che si vedevano in televisione il sabato sera. Sentiva solo il bisogno di stendersi sul divano e liberare la sua mente. La testa gli doleva ancora. Aveva passato tutto quel tempo a cercare di capire le informazioni che aveva ricevuto se alcune di loro erano chiare altre erano completamente oscure. Aveva molte domande ancora da fare. 

Jungkook si stese sul divano portandosi una mano alla testa. Sapeva che Taehyung aveva parlato con Seokjin e sapeva che quest'ultimo era molto preoccupato, ma non riusciva proprio ad avere altre interazioni quel giorno. Aveva percorso quasi tutta Seoul per mettere in chiaro i suoi pensieri e alla fine non aveva chiarito nulla. 

Eppure era inutile pensarci, cercò di convincersi. Avrebbe dovuto aspettare che l'avvocato Don facesse il suo lavoro. Era tremendamente difficile. Non sapeva come comportarsi, doveva essere spaventato, deluso o sorpreso? In verità inizialmente era stato colpito da una sorpresa irreversibile. Ogni cosa che scopriva sembrava per lui irreale o impossibile. In seguito era arrivata la confusione dovuta a non riuscire a mettere i pezzi al posto giusto, ma come poteva suo padre e sua madre non gli aveva mai fatto intendere un qualcosa del genere. Era un bambino che nonostante tutto aveva creduto alla realtà che viveva fatta esclusivamente dai suoi genitori. Come poteva avere il pretesto di mettere in discussione quella sua vita? 

Forse alla fine poteva essere un po' deluso da se stesso, avrebbe dovuto capirlo. Da cosa? Suo padre era stato attentissimo a non fargli scoprire nulla. Lo teneva rinchiuso, ogni lavoro che faceva era controllato e ricontrollato da lui, lo picchiava per non fargli mettere in discussione la sua autorità. Era impensabile per lui andare contro quell'uomo figurati immaginare un qualcosa di diverso. 

Ironico, no! Lui che ogni sera utilizzava la fantasia per evadere da quel mondo orribile non si era mai spinto ad immaginare una scena del genere.

Irreale. Era tutto così irreale. Eppure così vero. 

Jungkook si massaggiò le tempie con aria frustrata. Anche questa emozione doveva essere aggiunta tra quelle che lo avevano colpito in quella giornata. Più il tempo passava e più si rendeva conto che tra tutte quelle emozioni non aveva colto quella che in quel momento lo stava maggiormente colpendo. 

Non era frustrato, confuso, sorpreso o deluso. No, era solo arrabbiato. Non seppe perché ma nel suo corpo esausto rimase solo quell'emozione. Forse alla fine era talmente stanco da non riuscire a provare più niente o a non riconoscere altri sentimenti. Però fu certo di essere arrabbiato.

Era arrabbiato con il padre? Ormai sapeva che con quell'uomo arrabbiarsi non serviva a nulla. Con la madre? Quella donna gli aveva nascosto la cosa più importante di tutto per proteggere il marito e non lui, suo figlio. Con il nonno? Non lo conosceva, ma il fatto che si presentasse così all'improvviso senza averlo mai conosciuto lo faceva arrabbiare così tanto da stringere irrimediabilmente i denti fino a fargli male la mandibola. Come poteva incasinargli la vita e non presentarsi nemmeno? Dove era quando suo padre lo picchiava? Dove era quando sua madre voltava lo sguardo indifferente? Dove era quando più aveva bisogno di aiuto? 

E dopo tutto questo adesso uscivano documenti che mettevano tutto nelle sue mani.

E sì, era arrabbiato anche con sua madre. Perché non gli aveva mai detto niente? Perché con suo padre faceva "orecchie da mercante"?

Ananke: The LifeDonde viven las historias. Descúbrelo ahora