Capitolo 26 - Ritorno in università

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A Jungkook non era mancato per nulla l'avere al seguito quella massa di giornalisti. Non voleva dire che precedentemente quelle stesse persone lo avevano lasciato in pace, dovunque andasse sentiva sulla propria pelle quel senso di essere osservato e ripreso. Sapeva di avere perennemente puntato addosso qualche obbiettivo fotografico, che sia di una macchina professionale o di un semplice telefonino, però negli ultimi mesi quella presenza sembrava essersi affievolita tanto da portarlo a pensare di averla scampata in qualche modo. Non era vero ovviamente, quell'oggi lo testimoniava. Era bastato il solo cambiare le carte di gioco e quei assatanati giornalisti avevano subito fiutato la notizia. 

Non andava meglio neanche sui social, in molti parlavano del fatto che lui avesse ereditato gli Hotel. Se alcuni ricordavano il fatto che quell'eredità era una normale conseguenza che già si sapeva, altri commentavano in modo dispregiativo il fatto che i suoi genitori erano rimasti con un solo Hotel. Quelli che facevano più male erano i commenti di chi non immaginava la realtà dei fatti.

Come può un figlio lasciare sul lastrico i genitori?

Lasciare così i genitori... è solo un bambino viziato.

Scusate ma se ha gli Hotel a cosa serve il corso da fotografo?

Faceva male leggere quelle parole. Da una parte sì Jungkook si sentiva un pochino in colpa per aver abbandonato quei genitori, ma dall'altra si ripeteva che quegli stessi genitori lo avevano sempre maltrattato e che si erano meritati tutto quello. Molto probabilmente suo padre avrebbe giovato nel leggere quei commenti. 

Non poteva nascondere il suo malumore e il suo dispiacere nel leggere commenti come quelli, ma allo stesso tempo non voleva che tutte quelle persone sapessero dei maltrattamenti del padre. Era un qualcosa di personale che doveva essere detto a poche persone di cui si fidava, non voleva che diventasse una notizia e che girasse da telegiornale a telegiornale. 

Non era andata meglio neanche in classe, si sentiva osservato da molti dei suoi compagni di corso. Si era seduto in un banco e aveva tentato di prestare attenzione alla lezione. Voleva evitare di fare la fine del primo semestre e scappare dall'aula disperato, per questo aveva resistito fino all'ora di pranzo. Jungkook fu molto contento di se stesso. In testa si era ripetuto una semplice frase per evitare di rendere conto a quegli sguardi e continuare a seguire la lezione. 

Tutto quello che sto facendo è per me stesso. 

Parole che ebbero davvero l'effetto di non farlo cedere e proseguire con determinazione in quel percorso. Aveva lasciato perdere i social, le occhiatacce dei suoi compagni e i paparazzi fuori dall'università dedicandosi solo a se stesso. Aveva lottato per poter avere l'opportunità di studiare e adesso non si sarebbe lasciato distrarre dal primo inconveniente. 

In effetti le lezioni di quel secondo semestre erano distribuite meglio durante la settimana. Certo il lunedì era ancora il suo giorno peggiore, aveva tutte le lezioni una accavallata all'altra, ma non avrebbe dovuto raggiungere l'edificio di informatica, posto lontanissimo dall'ingresso principale, e né avere lezioni fino a tardi. Quindi poteva benissimo tornare a casa ad un orario accettabile. 

Chissà se anche Taehyung aveva un orario più tranquillo?

Dato che Taehyung frequentava due corsi avrebbe dovuto creare un'orario settimanale tutto suo che gli permettesse di seguire le lezioni più importanti e di andare anche a lavoro. Quella volta Taehyung aveva deciso di seguire il suo stesso metodo, lasciare due o massimo tre giorni per il lavoro in azienda, dato che come gli aveva detto quel semestre sarebbe stato molto difficile per lui. 

Jungkook si chiedeva ancora come il marito potesse seguire due corsi ed andare bene a tutti e due. Lui si sentiva stanchissimo a fine di ogni settimana. Si appuntò di dover davvero rispettare il sacrosanto volere di Taehyung del sabato, non fare nulla di nulla. Si meritava un giorno di riposo. 

Ananke: The LifeWhere stories live. Discover now