Capitolo 16- Spillo

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Taehyung era intenzionato a rimanere in laboratorio. Dopo la visita non tanto a sorpresa di suo padre si era rimboccato di nuovo le maniche. Aveva messo da parte quel senso di vuoto che il dover buttare il suo quaderno di disegni nel cestino aveva generato. Non voleva dimostrare un attaccamento eccessivo a quei poveri fogli disegnati o bianchi che fossero, come aveva detto il suo rivale un quaderno poteva essere ricomprato. Non voleva neanche dire che c'era affezionato, però un qualsiasi stilista provava sempre un certo senso di rimorso nell'abbandonare, in quel caso gettare via, un quaderno soprattutto se non era ancora completato e aveva conservate tra quelle pagine disegni che non aveva ancora portato alla realtà. 

In effetti quel quaderno oltre ad esserci disegnato il modello che Jungkook aveva indossato, in una versione ancora rozza, vi erano assaggi di completi che avrebbe tanto voluto creare nonché spunti utili. In sostanza quello era il suo quaderno personale, non da lavoro, su cui annotava ogni idea che gli veniva durante l'arco della giornata. 

Eppure Taehyung non voleva attribuirgli così tanta importanza più perché non poteva rimanere ancorato a quel passato. Aveva perso le sue idee, ma gli sarebbero venute delle nuove. Così credeva.

Eppure il vedere quel quaderno sporco di caffè dentro il cestino della spazzatura lo aveva colpito nel profondo. Una spina si era infilata dentro il suo cuore aggiungendosi alle altre, grandi o piccole, che suo padre gli aveva prepotentemente inserito. Il Signor Kim aveva spinto ognuna di esse con cattiveria quasi non volesse che per un caso fortuito queste potessero spillarsi e lasciare quel cuore spaventato. 

Ogni spina, ma forse metaforicamente parlando era meglio utilizzare la parola spillo, era il simbolo di ciò che Taehyung aveva subito, ciò che il Signor Kim aveva fatto per spezzarlo. Perché spezzare la sua anima ed il suo corpo? Domanda a cui Taehyung non sapeva rispondere, poteva immaginarlo, ma non avrebbe mai avuto una risposta. Ognuno di quei piccoli aghi erano il simbolo di un lontano ricordo, aghi che gli provocavano un immenso dolore. Sapeva che era una cosa insensata da pensare ma se si concentrava attentamente era in grado di percepire quegli agi e i ricordi ad essi legati. 

Non sapeva descrivere la sensazione che provava quando suo padre ne inseriva uno, ma ogni volta sentiva sempre un senso di vuoto. Avete presente quando sognate di star cadendo nel vuoto e per un breve attimo prima di aprire gli occhi pensate di essere ormai spacciati svegliandovi poi di soprassalto? Ecco Taehyung si era sempre sentito così e contemporaneamente a questa sensazione perdeva un pezzo di se stesso.

Quel giorno cosa aveva perso?

Non voleva perdere nulla in realtà, ecco perché si era intestardito nel continuare il suo lavoro e alla fine aveva accettato quella sfida con Daho solo perché si era ricordato le parole della mamma del suo rivale. 

"Quelle sfide gli hanno fatto bene".

Taehyung non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, non al rivale comunque, che anche per lui quelle dannate sfide ripetute ad oltranza gli avevano fatto bene. Non parlava solamente nel campo della moda, ma anche a livello di sanità mentale. Quel voler essere il migliore per poter entrare alla Kim gli avevano tenuta occupata la mente, non doveva più pensare ai sotterfugi del padre. Forse per la prima volta Taehyung era libero di pensare con la sua testa, libero di mettere su carta le sue idee. E lo aveva fatto anche quel giorno, aveva preso un nuovo quaderno e lasciato stare il completo del manichino e si era messo a rappresentare su carta ciò che gli passava per la mente. Che quelle idee avessero forma di completi o abiti poco gli importava, era desideroso di prendere dalla sua mente tutto ciò che provava. 

Per tutto quel tempo, era scesa la sera ma era ancora orario di lavoro, si era perso a riempire le pagine di quel quaderno. Aveva perso gli spunti passati, ma non avrebbe permesso a suo padre di portargli via anche la sua arte. Quel piccolo spillo che suo padre gli aveva inserito nel cuore alla fine si era ritrovato essere troppo sottile e alla fine si era sfilato da se. Certo c'era anche da dire che un cuore bombardato ogni giorno da quei sottilissimi agi era un cuore costretto a cedere prima o poi. Ma Taehyung non ci pensò, non voleva perdere quella guerra. Non doveva farlo solo per lui. Non era più solo, ormai lo aveva capito. In quella guerra non era più da solo, Quella guerra non mirava a colpire solamente lui.

Ananke: The LifeWhere stories live. Discover now