Capitolo 15 - Verità

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Jimin era stanchissimo. Quella notte, dato il compleanno di Hoseok e la gita in aeroporto, aveva dormito forse solo qualche ora. Non era riuscito neanche ad addormentarsi dopo essere rientrato nell'appartamento del fidanzato. Al contrario Yoongi aveva ripreso subito sonno mentre lui si era perso a pensare all'imminente giorno. Avrebbe rincontrato la madre? E in quel caso cosa avrebbe dovuto fare? La voleva o no come Manager? 

Pensare che doveva rivederla gli aveva messo un po' di agitazione tanto da mangiucchiare qualcosa a colazione. Non aveva detto niente del suo stato d'animo anche se era sicurissimo che Yoongi aveva colto la sua stranezza dato come lo aveva guardato prima di scendere dalla macchina. Ma Jimin non aveva voluto dire niente, si affrettò ad entrare in agenzia e a fingere di essere con lui solo amici quando avrebbe voluto solo essere abbracciato, ma era molto meglio per loro fingere. Si era già lasciato andare una volta, quel giorno passato quando aveva scoperto della madre, non aveva pensato o riflettuto se qualcuno potesse essersi appostato fuori l'agenzia o persino seguirli. Aveva solo il  bisogno di stare con Yoongi e l'aveva fatto non pensando alle conseguenze. 

E ce ne furono, di conseguenze intendeva. Il giorno dopo i social erano piani di un video che riprendeva lui e Yoongi scendere dalla macchina del corvino sotto il suo stesso appartamento. Forse non c'era nulla da preoccuparsi. Insomma era un semplice video dove lui scendeva dalla macchina, non stava facendo nulla di compromettente e dato che Hoseok aveva postato anche diverse foto insieme a Daho, Namjoon e Seokjin quello poteva essere visto come una rimpatria. Un semplice amico che ne accompagnava un altro. Nulla di inopportuno, ma era il fatto stesso del video che ebbe uno strano effetto su Jimin.

Si era distratto solo un attimo ed ecco che venivano ripresi. E se fosse stato un qualcosa di più compromettente? Se iniziavano ad aleggiare nell'aria dei sospetti su di loro? Infondo il suo cambio di carriera aveva generato una nuova attenzione su di lui. Essere riuscito a dire a Bogil di andarsene non aveva di certo fatto smettere quei pettegolezzi. A quanto sembrava Bogil era stato così abile da far attecchire per bene quelle voci, forse non si era neanche reso conto della loro potenza, ma fatto era che una volta intrese ad una persona essa difficilmente la lasciava  stare. E di fatto oltre al vecchio si era aggiunto il  nuovo. Voci che dicevano che aveva seduto addirittura il capo dell'agenzia, roba da matti!

Come faceva a saperlo? 

Aveva impari a capire certe cose e a saperle anche trovare. Per questo Jimin aveva paura che l'ultimo video uscito potesse compromettere la carriera di Yoongi o la sua. Insomma il contratto che aveva firmato con l'agenzia asseriva perfettamente che avrebbe dovuto mantenere la loro storia nascosta e quindi dovevano, soprattutto lui, stare attenti. E quel video testimoniava il suo fallimento. Jimin per una volta non si era preoccupato di apparire distaccato e succedeva quello.  Si ripeteva che non era così negativa come cosa, non era successo nulla di particolare che li metteva in pericolo, ma il solo fatto che fosse successo lo metteva in ansia. Si era reso conto che doveva essere molto più attento di quanto già non fosse. 

Jimin prese una bottiglietta d'acqua dal suo borsone. Si trovava nella sala che Bang gli aveva dato per le prove di Serendipity. Aveva passato l'intera mattinata a provare e riprovare tanto da dimenticarsi della pausa pranzo, ma non aveva una gran fame. In verità aveva paura di lasciare quella stanza perché temeva di poter incontrare la madre. Ci mancava solo lei quel giorno. 

Non sapeva con certezza se lei fosse presente in agenzia, non sapeva neanche se alla fine era lei il suo manager o se Bang scoperto il loro legame l'avesse cacciata via. Jimin si accorse che quest'ultimo caso gli provocava una strana fitta allo stomaco, come se non volesse che una cosa del genere accadesse. Da una parte voleva avere le sue risposte, dall'altra non voleva incontrare quella madre perché sapeva di non riuscire neanche a parlarle. Non seppe se il non riuscire in quell'impresa derivasse dall'odio, dal risentimento o dalla tristezza. Sapeva che aveva paura nel parlarle. 

Ananke: The LifeWhere stories live. Discover now