Capitolo 71 - Felici

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Yoongi aveva percorso il corridoio fino a trovarsi davanti alla porta della sua camera. Non stava esitando, si era preso solo quel momento per fare un lungo sospiro. Prese quanta più aria possibile nei suoi polmoni, la trattenne per un secondo per poi liberarla lentamente. 

Non sapeva se stava facendo la cosa giusta, Jimin gli aveva chiesto in lacrime di lasciarlo solo quella notte. Yoongi aveva acconsentito solo perché non sopportava il senso di colpa alla vista di quelle lacrime, era lui il motivo per cui il fidanzato stava piangendo. Era stato uno stupido a parlare a sproposito. Non intendeva offenderlo e né farlo stare così male, si era solo espresso nel modo sbagliato per colpa della delusione che aveva colpito il suo cuore. Voleva solo spiegare con sincerità cosa intendeva dire, chiarire il suo pensiero e poi se Jimin non lo voleva lì nello stesso letto lo avrebbe capito. Non si perdonava neanche lui di quello che aveva detto. 

Se proprio doveva essere sincere Yoongi da quando aveva incontrato Jimin non si perdonava di aver detto molte cose sbagliate. In primis quando lo aveva accusato ingiustamente davanti ai suoi amici di essere  come quelle false voci lo descrivevano, in secondo luogo non si perdonava di essere stato così vigliacco da chiedergli di rimanere nascosti agli occhi di tutti. Questi erano solo alcuni degli esempi che poteva fare. 

Yoongi aprì la porta trovando davanti ai suoi occhi non il buio della stanza, come credeva, ma la luce era accesa e il letto era vuoto. Jimin non si trovava lì? Per un attimo aveva creduto che se ne fosse andato o che gli fosse successo qualcosa, poi si ricordò che per andarsene il ragazzo doveva per forza passare dal salotto e lui era stato lì tutto quel tempo, l'avrebbe visto. Yoongi spostò lo sguardo verso la finestra, lo fece istintivamente niente o nessuno l'aveva richiamato, ma lì trovò Jimin. Forse i suoi occhi erano così abituati a cercarlo che lo avevano fatto senza che lui glielo ordinasse.

Jimin era seduto davanti alla finestra sopra la sedia con le rotelle della sua scrivania. Guardava con occhi tristi e spenti il cielo notturno senza stelle o luna. Sembrava pensieroso, perso e stanco. Non era andato a dormire? 

La testa del biondo era leggermente rivolta all'insù verso quella distesa blu notte del cielo. Le gambe erano raccolte vicino al suo petto nascoste dentro la felpa che indossava. Quando Jimin voleva proteggersi da tutto e tutti assumeva sempre quella posizione. Le braccia circondavano le stesse gambe così da non scivolare per terra. 

Si era accorto della sua presenza? Si domandò Yoongi. 

Non voleva spaventarlo per questo fece finta di fare due colpi di tosse così da richiamare l'attenzione del minore. Jimin non sobbalzò semplicemente spostò lo sguardo verso di lui.

-So che non vuoi vedermi...- parlò a quel punto Yoongi avvicinandosi. Jimin tornò con lo sguardo fuori dalla finestra - me ne andrò se vuoi ma prima devo parlarti. Ho bisogno di spiegarti quello che ho detto-.

Jimin avrebbe voluto dire che le sue parole erano già chiare ma si limitò ad annuire tornado ad appoggiare il mento sulle ginocchia. 

Yoongi però non si accontentò di quel cenno di consenso, prese per i lati quella sedia e grazie alla rotelle la trascinò vicino al letto. Yoongi si sedette sul materasso così da essere alla stessa altezza del fidanzato. Jimin si ostinava a rimanere in quella posizione protettiva e a non guardarlo in faccia, di fatto preferì puntare gli occhi su i suoi piedi. 

-Jimin...- Yoongi si fece andare bene quella vicinanza - Sono uno stupido lo so, ti ho fatto ancora del male nonostante io non creda più in quelle voci...-.

-Non ci credi più?- fu scettico l'altro. La cosa che più gli aveva fatto male era constatare che le parole di Yoongi evidenziavano quanto credesse in quelle voci. Credeva che Yoongi avesse superato quella questione e invece quel litigio che avevano avuto gli aveva fatto pensare il contrario. 

Ananke: The LifeOnde histórias criam vida. Descubra agora