Capitolo quattro

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Bakugou's pov

–E quindi è per questo che Merdeku si è procurato quella brutta bruciatura che ha sulla spalla– finii di raccontare a Kirishima, un taco piccantissimo davanti ed un ghigno stampato in faccia. –Lui sostiene che non sia colpa mia, ma in effetti lo è eccome. Mi aveva fatto incazzare, quel giorno.
–E quindi l'hai picchiato?
–No– negai. –Picchiare è una brutta parola... Abbiamo giocato con il fuoco delle mie esplosioni e lui si è fatto male, piuttosto.

Io ed il ragazzo dai capelli rossi antigravitazionali ci eravamo incontrati in centro verso le sette e circa un'ora dopo l'avevo trascinato a forza verso il mio ristorante messicano preferito, un coloratissimo localino pieno di gente dall'aria poco giapponese. Odorava di spezie ed i camerieri fra loro parlavano solo in spagnolo. C'era così tanta confusione che sembrava di essere veramente in un paese ispanico, anche perché più tardi ci sarebbe stata della musica dal vivo e, se non fossero arrivati quattro uomini con trombe e sombreri, avrei dato fuoco a tutto.

–Poverazzo– mormorò il ragazzo dai capelli rossi, pensando ancora a Midoriya. –Si è fatto molto male?
–Nah, non troppo– alzai le spalle e diedi un altro morso al quel mio taco al pollo che non sapeva di pollo ma quasi solo di peperoncino. –Almeno non credo, o mia madre mi avrebbe ammazzato.
–Tu, invece? Come ti sei fatto quella?– gli chiesi, indicando la piccola cicatrice che aveva sull'occhio. –Ti ha picchiato qualcuno?
–Oh, no...– arrossì un poco. –È stata colpa del mio quirk.
–Ah?– chiesi. –Sentiamo, dai.
–Niente di che– permise lui, mettendo le mani avanti. –Quando ero molto piccolo mi sono grattato l'occhio e quando ho visto il sangue ho realizzato che il mio quirk si era manifestato per la prima volta.
–Me l'aspettavo più eroica, la storia di quella cicatrice– osservai con un sorrisetto, omettendo il fatto che l'immagine di lui da bambino nella mia mente appariva come tenerissima. –Io in un modo simile mi sono procurato una bruciatura.
–Dove?– chiese, incuriosito.
–È in un posto un po' scomodo da mostrare– risposi allora, indicandomi un punto imprecisato sotto i capelli. –Non posso fartela vedere perché ora sono ricresciuti, ma quando avevo due anni sono diventato praticamente pelato.
–Ti sei bruciato i capelli?!– spalancò gli occhi, sorpreso e divertito da quella storia.
–Beh, mi è esploso del sudore sulla fronte e hanno preso fuoco– spiegai. –Mio cugino più grande continua ancora oggi a chiamarmi Bald-kugou.

Kirishima scoppiò a ridere. Era molto carino con le labbra incurvate all'insù e le guance arrossate.
No, okay, era carino praticamente sempre, anche se quei capelli sparati in aria secondo me lo rovinavano non poco. Aveva un volto dai lineamenti molto morbidi, forse un po' tondeggiante, e quando sorrideva era come se si illuminasse.
Oh, perché doveva essere così, quel ragazzo? Era così pacioccoso che ogni volta che ce l'avevo davanti avevo voglia di allungare una mano, fargli una carezza, stringergli le guance e aweggiare come una ragazzina innamorata. Ma non ditelo in giro, poi sembrerei gay. Cioè, lo sono, ma gli altri non lo devono sapere.

Il mio cervello però non ci pensò più di tanto, seguì l'istinto e mi fece allungare quella maledetta mano verso la guanciotta paffuta del ragazzo che avevo di fronte.
–Bakugou-kun..?– chiese lui, fissando la mia mano che si avvicinava.
Io quasi non lo sentii, e mi riscossi solo quando i miei polpastrelli entrarono in contatto con la sua pelle.
"MA CHE CAZZO STO FACENDO?!" pensai, inventandomi al volo una scusa credibile e sensata.
Il ragazzo divenne praticamente dello stesso colore dei suoi capelli. –Cosa..?!
Gli strofinai allora la guancia con un dito.
–Avevi della salsa– mentii con un'alzata di spalle, evitando di mostrare emozioni particolari e ritirando la mano subito indietro nel modo più naturale possibile. "Cazzo, l'ho messo in imbarazzo" pensai, schiaffeggiandomi mentalmente da solo. "Sono un cretino"
–Oh. Grazie, allora– Kirishima divenne anche più rosso di prima.
Non ero un granché a capire gli altri, ma dalla piega delle sue sopracciglia mi sembrò di capire che il ragazzo era rimasto un po' deluso. Da cosa non lo sapevo, ma l'impressione che mi diede fu proprio quella: come se, tutto sommato, avessi interrotto qualcosa in cui aveva sperato.

*****

Kirishima's pov

–MI HA FATTO. UNA. CAREZZA– annunciai appena Mina rispose al telefono. –UNA CAREZZA, MINA! SULLA GUANCIA!
–Nah, non può essere– dichiarò la voce della ragazza.
–Bella battuta– convenne Sero, che nemmeno sapevo essere in chiamata. –Non ci credo nemmeno se lo vedo, dai!
–Infatti– aggiunse Kaminari. –È praticamente impossibile..! Bakugou non sa nemmeno cosa vuol dire "fare una carezza a qualcuno"!
–Ma... vi giuro che è successo!– esclamai. –Non ho motivo di inventarmi cose assurde! È vero!
–Era ubriaco?– chiese Mina.
–No...
–Fatto?– propose Kaminari.
–Cos-..?! No!– esclamai. –Perché?!
–E allora sogna di meno, Kiri-kun– mi consigliò l'amico dai capelli scuri. –Se era normale non può essere successo. Oppure è successo altro tutto hai frainteso... non ci credo che Bakugou sappia essere affettuoso!
Kaminari gli diede corda, ed uscirono entrambi dalla telefonata non molto tempo dopo. Sero disse che doveva studiare; il biondo elettrico, che una scusa del genere non la poteva usare, ammise di doversi preparare per uscire con una persona.

–Veramente Kaminari esce con qualcuno?– chiesi, stupito, rimasto da solo con Mina. –Come ha fatto?
–Penso che non lo sappia bene nemmeno lui– rispose la ragazza. –Ma con chi esce?
–Sai che non lo so?– fece lei. –Penso con Shinsou-kun, ma non ne ho la certezza.

–Comunque... Ti ha davvero fatto una carezza?– riprese Mina dopo un po', abbandonando l'argomento Kaminari e concentrandosi su di me. –Sulla guancia, hai detto?
–Esatto– confermai stupito quasi quanto lei. –Voleva fare finta che avessi qualcosa in faccia, ma so che non avevo niente.
–Sei sicuro?
–C'era uno specchio in sala in cui riuscivo a vedere il mio riflesso– risposi. –Non avevo nulla, credo... ero pulito.
–Oh-oh!– avrei scommesso qualunque cosa che i suoi occhi stessero emettendo stelline e cuoricini come nei manga. –E tu davvero continui a insistere e dire che non gli piaci?– chiese lei, un po' ammiccante.
–Beh...– mormorai, effettivamente dubbioso. Perché Bakugou avrebbe dovuto, se no..?
–Mettitelo in testa– fece la ragazza, i miei timpani già pronti per ricevere un altro trauma. –LUI TI AMAAAAAA!

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuWhere stories live. Discover now