Capitolo quarantadue

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Kirishima's pov

–Ma lo sai che con i capelli messi così storti più che Sasuke mi sembri Ray?– dissi al senpai Amajiki, cercando di tenergli compagnia e non farlo impaurire mentre i vari medici e infermieri facevano il loro lavoro.
Natsuo, accanto a noi, si inserì per un attimo nella conversazione. –Ma che Ray..! È troppo grande per essere Ray! Però potrebbe sembrare Kuroo, volendo... con un po' di fantasia.
–E chi sono?– domandò il diretto interessato. –Vostri amici?
–Ma magari– fece il Todoroki. –Sarei circondato da ragazze a ogni ora del giorno, se fossi amico di Kuroo!
Io alzai le spalle. Ray mi inquietava.

–Non ti ricordi nessun anime, senpai?– chiesi, molto triste per lui.
Il ragazzo scosse la testa. –Cos'è un anime?
–Ho capito, dobbiamo rifarti tutta una cultura... però sei fortunato, dai, non sai quanto darei io per poter rivedere Naruto senza spoiler!
–Mi sto confondendo– disse piano, fissandosi il braccio, dove un'infermiera stava facendo qualche cosa. Non capii se fosse confuso o avesse paura.
–Beh, non ne dubito!– esclamai, richiamando la sua attenzione. –Guarda, se vuoi domani pomeriggio ci mettiamo e te ne faccio vedere qualcuno. Per partire leggeri... mah, mi volevo rivedere Assassination Classroom ma non è decisamente il caso... che ne dici di una cosa tipo Death Note? O è troppo pesante? Però è tanto bello, sai...
Amajiki alzò le spalle, facendosi rimproverare all'infermiera che gli stava... sentite raga, il mio livello di medicina lo sapete. Stava facendo cose mediche al braccio di Amajiki, ma solo lei e Natsuo sapevano cosa.
Quando la donna finì di lavorare ci augurò una buona chiacchierata notturna e se ne andò via.

Al suo posto si piazzò Natsuo e, con un taccuino in mano, propose di fare una bella interrogazione per capire quanto grave fosse l'amnesia di Amajiki.
–E ci aiuterà anche Kirishima!– aggiunse, anche se io non ne sapevo niente.
–Todoroki-kun, io in realtà vorrei tornare a dorm-..!
Mi lanciò un'occhiata assassina. –Ci aiuti, vero? Non possiamo lasciare Amajiki-kun in mezzo agli sconosciuti, giusto?
Rabbrividii e deglutii a vuoto. –Okay...– mormorai; il fratello di Todoroki all'occorrenza era davvero spaventoso. –Dicci, senpai, tu che cosa riesci a ricordare?

Il ragazzo ci pensò un po' su. Natsuo si preparò a prendere nota di tutto su una pagina bianca.
–Poco– rispose il senpai con semplicità. –Mi ricordo il tuo nome e la tua faccia, Kirishima. E che siamo buoni amici, ma se mi chiedi come ci siamo conosciuti allora non lo so.
Io annuii, confermando la sua versione in modo che il Todoroki potesse scrivere cose giuste.
–Altro?– chiese.
Amajiki ci pensò ancora. –Mi piacciono gli spiedini di Takoyaki, e anche il suono della chitarra. E ho una vaga idea di come sia fatta camera mia, a casa.
–Sai dov'è casa tua? Il tuo indirizzo?
Scosse la testa.
–Nemmeno la città?
Scosse di nuovo la testa.
–Lo Stato?
Alzò le spalle. –Asia?
–Giappone– precisò Natsuo, appuntando qualcosa. –Be', almeno un po' di geografia ti è rimasta.

–Nejire e Mirio te li ricordi?– chiesi, nominando i ragazzi con cui sapevo essere davvero tanto in confidenza. Se si ricordava di me, doveva per forza ricordarsi di loro due, o almeno di Togata senpai. Era come se io perdessi la memoria e mi ricordassi di Deku ma non di Bakugou. Cioè, c'era da prendermi a testate in caso.
–Chi?– fece lui.
Sospirai. –Non importa.
Forse si ricordava di me solo perché mi ha visto fino a cinque minuti prima di perdere la memoria. Comunque, avrei detto a Togata di prenderlo a testate finché non si fosse ricordato di lui.

–I tuoi genitori?– tentò Natsuo. –Di loro ti ricordi qualche cosa?
Amajiki si morse le labbra, continuando a pensare. –No, ma ho una sensazione strana. Una brutta sensazione. Tipo... non lo so. Molto brutta.
–Mh...– il fratello di Todoroki non sembrava molto convinto. –Abbiamo chiamato tua mamma. Non è in questa città, ma arriverà il prima possibile. Domani dovrebbe essere qui.
–Okay– rispose. –Mio padre?
Il ragazzo dai capelli bianchi rimase in silenzio.
Io rimasi in attesa.
–Mio padre?– ripeté. –Sta arrivando pure lui?
Natsuo dovette prendere un respiro molto profondo. –Hai una brutta sensazione per un motivo, Amajiki-kun.
–È... è morto?– chiese, rivolto a me.
Io alzai le spalle. Onestamente, non lo sapevo. Grazie al cielo, fu l'altro a rispondere per me.
–È successo quando eri bambino– gli spiegò. –Mi dispiace tanto.
Il senpai annuì appena, ma non si disperò come ogni altra persona dopo aver scoperto che il proprio padre è morto. Supposi che, non ricordandoselo, non riuscisse a provare dolore nei confronti di quell'uomo.

Todoroki (Natsuo) gli batté qualche pacca sulla spalla in segno di consolazione. Amajiki non sembrò molto più su di morale di quattro secondi prima, anzi. Quel contatto con il tirocinante lo fece tremare.
–Freddo?– gli chiese, pensando fosse un banale brivido per le basse temperature di dicembre.
Amajiki senpai, a disagio, annuì; Natsuo allora si alzò e disse che sarebbe tornato a breve con una coperta o una felpa pesante, e scomparve fuori dalla porta. A me, invece, quella risposta non convinse per nulla.

–Senpai, tu non hai freddo, vero?– mi arrischiai a chiedere, non sapendo prevedere la sua reazione.
Molto banalmente, lui arrossì e scosse la testa spaventato. L'amnesia non gli aveva fatto scordare il suo carattere introverso ed onesto, almeno.
–Se hai paura che Natsuo ti faccia male sappi che non devi preoccuparti perché non è affatto cattivo– gli dissi. –Come l'infermiera, del resto. Anzi, bro, se ti facessero male perderebbero il lavoro, quindi non gli conv-...
Mi bloccò a metà frase. Che stessi parlando un po' troppo?
–Non ho paura– mormorò a voce così bassa che lo sentii appena.
–Sicuro?– insistetti.
Altrettanto debolmente, il senpai annuì.
–Se ci sono problemi a me lo puoi dire, eh!– esclamai con un sorriso. –Ci penserò io a dirlo a Natsuo-kun, de non te la senti.
Amajiki-kun arrossì fino alla punta delle orecchie. Annuì ancora. –Grazie...
–Allora, dimmi, di che cosa vogliamo parlare mentre aspettiamo che torni?– chiesi.
–Mh... mi racconti un po' di me?– propose. –Non sapere chi sono mi fa strano.
–Okay!– esclamai, ed iniziai a raccontargli tutte le cose che sapevo sul conto. Lui mi ascoltò in silenzio, e pure quando Natsuo ritornò con una coperta continuammo a parlare di lui. Per tutto il tempo, Amajiki non fece niente che non fosse pendere dalle mie labbra.

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Detto ciò, io mi prendo una pausa per agosto (ma qualcosa uscirà lo stesso conoscendomi).
Nel frattempo... non lo so.
Leggetevi la shinkami ;P
A presto, Ily

Nikita

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuМесто, где живут истории. Откройте их для себя