Capitolo cinquantanove

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Kirishima's pov

Shinsou-kun aveva un gatto, nella sua stanza del dormitorio. Era un micetto piccolo piccolo, nato forse un paio di settimane prima: una palla di lungo pelo bianco con le zampette e uno spolverino al posto della coda. Un pompon bianco che aveva fatto la cuccia fra i capelli di Kaminari, ecco cosa sembrava.
Era strano spiegargli cosa fossero le equazioni di secondo grado, con il piccoletto presente: quando dico che gli stava fra i capelli lo intendo in senso letterale. Il gatto rischiava spesso di cadere, visto quanto quel ragazzo fosse movimentato, e mentre spiegavo non sapevo se dover guardare il mio amico o il suo gatto. La bestiola, sebbene non comprendesse il linguaggio umano, mi stava osservando e teneva le orecchie drizzate, in ascolto, come se anch'esso volesse apprendere la matematica.

–Hai capito ora?– chiesi per la quinta volta al biondino.
–No– scosse la testa, e la scosse pure il micio.
Ero a tanto così dal tirargli una testata. –Allora– ripetei per l'ennesima volta. –Questa X è un numero.
–E fin qua– convenne Kaminari.
–Un numero che se lo sostituisci alle X e poi ti fai i calcoli ti viene lo stesso risultato a destra e sinistra– spiegai ancora una volta, cambiando le parole.
–E va bene– disse ancora lui.
–Per prima cosa portiamo le X tutte da una parte– gli ricordai adesso, sperando bene più per me che per lui. –Ci sei?

Il ragazzo alzò lo sguardo dal foglio. –Ti sembra che me ne sia andato?
Shinsou-kun, che fin'ora era rimasto tranquillo e rilassato a leggersi un manga, si riscosse e tirò addosso al suo ragazzo il telecomando della TV. Il gatto si spaventò e saltò giù sul pavimento.
–Non fare battute cretine, che già avete poco tempo e un sacco di roba da fare– sbottò.
–Scusami– gli disse, massaggiandosi la testa.
–Ma che chiedi scusa a me, dillo a lui– obiettò.

–Giusto– convenne. –Scusa, Kirishima-kun.
–Nessun problema, Kami– liquidai in breve la questione. Non mi davanti fastidio le sue battute, capivo anche il punto di vista di Shinsou-kun. Non avremmo mai finito, proseguendo con quell'andazzo e, dato che eravamo in camera sua, probabilmente mi voleva fuori da lì prima di cena.
–Allora, fin qua ci sei?– domandai, riprendendo il foglio su cui gli stavo spiegando matematica..
–Credo di sì– disse.
–Okay– mi sentii magicamente illuminato. –Poi devi solo fare i calcoli.
–Solo i calcoli?
–Esatto, è solo questione di somme, moltiplicazioni e divisioni– confermai. –So che ce la puoi fare, adesso.
–Ma io non so fare le divisioni– obiettò.
–...–
Sbattei qualche volta le palpebre. –In che senso?
–Che non le ho capite– insistette.
–Ma la tua maestra delle elementari che faceva, scusa?
–I Piani Malvagi per Polverizzare il Mondo, abbreviati in PM²– scherzò Shinsou, ma in un tono così serio che se avesse detto una cosa meno assurda forse ci avrei creduto.
Il biondino scoppiò a ridere per motivi non ben noti.
(Nota: Nikita fa a tutti voi che leggete e ci seguite un occhiolino complice e non mi vuole spiegare il perché).

–Non dovrebbe essere (PM)²?– ribattei.
–Come se la maestra di Denki potesse saperlo– disse.
–In effetti– aggiunse il ragazzo chiamato in causa.
–Beh, se non sa insegnare le divisioni allora nemmeno le potenze, è ovvio– obiettai.
–Eh, sì, non intendevamo questo.
Capii che stessero parlando di qualcosa che io non potessi comprendere.

Di botto, Kaminari chiuse il libro di matematica. –È l'ora della pausa!
–Ma avete iniziato dieci minuti fa– gli fece notare l'altro ragazzo.
–Pausa!– insistette.
–Pausa sia– cedetti, anche se un po' stranito dal fatto che stesse consapevolmente procrastinando su un sacco di roba non procrastinabile. 

–Allora– disse lui, guardando intorno alla ricerca di, suppongo, qualche cosa da dire. –Quindi ora stai con Amajiki senpai?– mi chiese con un sorrisetto un po' curioso. 
–Abbiamo deciso di darci una possibilità– confermai. 

Vidi Shinsou, da dietro le spalle di Kaminari, trattenere una risatina. Aveva l'aria di chi la sa lunga, tanto che mi chiesi se quel pazzo della B non gli avesse raccontato della nostra spiacevole conversazione. 
–Che c'è?– domandai.
–Niente– rispose. –È che proprio non vi ci vedo, come coppia. Siete strani.
–In che senso?

Tirai un sospiro di sollievo; Monoma aveva davvero tenuto chiusa quella sua boccaccia: la mia finta relazione era, per il momento, ancora al sicuro.

–Andate un po' fuori dagli schemi– spiegò Kaminari al posto suo. –Tutto qua.
–Perché?
–Beh...– fece il suo ragazzo, un po' incerto su come procedere. –Diciamo che la coppia perfetta, almeno secondo noi, ha dei requisiti ben precisi. 

–In una coppia ci si deve completare a vicenda, per far sì che funzioni davvero bene– spiegò il biondino elettrificato. –Tipo, io e Toshi siamo perfettamente compatibili. 
–Ma non vi somigliate affatto– obiettai. 
–È quello il punto– rispose il ragazzo dai capelli viola. –Prendi i nostri mbti, per dirne una...
Kaminari alzò gli occhi al cielo. –Eccolo che ricomincia con quelle cose scientifiche...

–Senti! Tu sei ESFP ed io INTP, ci bilanciamo perfettamente!– esclamò, pretendendo che il suo discorso potesse avere senso. Probabilmente si era informato su internet ed il suo era anche un ragionamento fondamentalmente sbagliato, ma ne parlava con estrema convinzione. 

–Sì, amo, va bene– lo liquidò lui. –Io sono più per la questione colori.
–Eh?
Shinsou si tirò una manata sulla fronte. –Ancora con quella stronzata cromatica..!
–Una bella coppia si intona!– esclamò il biondo. –Giallo e viola stanno benissimo insieme, sono complementari!
–Sono solo colori!– ribatté l'altro.
–No, indicano la compatibilità!– spiegò. –Soprattutto nei manga, due che stanno insieme sono di colori che si abbinano bene. Tipo giallo e viola, blu e rosso, blu scuro e arancione... a me, onestamente, piacciono troppo le coppie gialle e nere. Pensa ad Ash ed Eiji..!

–Verde e arancione non stanno nemmeno male– aggiunse Shinsou, facendo quello che penso fu la peggior figuraccia della sua esistenza. –Tipo la Tsukkiyama. Coppia perfetta.
–Minchia, sì, belli il verde e l'arancione bene– sbottai. –Spoiler: fanno schifo.
Si guardarono fra loro perplessi. Non potevano capire, naturalmente, il problema dietro quella coppia di colori.

Scossi la testa, lasciando cadere il discorso. –E questo che c'entra con me e Amajiki? Rosso e viola non vi piacciono?
Shinsou strinse le labbra. –Non so, io vi vedo troppo simili per stare bene insieme.
–A parte che tu sei nero e non rosso– precisò il biondino. –Rosso e viola non stanno bene insieme, nemmeno se è viola scuro come quello di Amajiki.

–Mi state dicendo che la mia relazione è stata mal assortita?– alzai un sopracciglio, vagamente offeso, ma neanche troppo, dato che era finta.
Kaminari scosse il capo. –Affatto, insieme siete carini.
–E quindi?
–E quindi... la cosa è che siete solo carini. Vi manca qualcosa per arrivare ad essere perfetti. 
Alzai le spalle. –La perfezione non esiste.

I due si scambiarono uno sguardo complice.
–Lo dici solo perché con Amajiki vuol dire che non l'hai trovata– commentò Shinsou.
–Ma...
–Pausa finita!– dichiarò il mio amico, interrompendo quel discorso che lasciava insinuare qualcosa che non mi piaceva affatto. –Torniamo ai logaritmi!
–Ma stiamo facendo le equazioni!
–Ah, davvero? No, aspe, io pensavo che fossero logaritmi..!
Mentre Kaminari continuava a parlare, io sbattei una ventina di volte la fronte sul tavolo.




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Dato che Wattpad lunedì sarà in manutenzione, il prossimo capitolo lo posterò o lunedì sera o martedì!

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin