Capitolo nove

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Premessa: questo capitolo, per ragioni di trama, non è del tutto fedele al manga. Vi ricordo che Kirishima, durante l'attacco dei villain, canonicanente non ha fatto altro che urlare ai professori che voleva andare a dare una mano in generale ma che ciò non gli fu permesso.

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Kirishima's pov

Il tempo passò in fretta. La mia vecchia cotta per Bakugou era andata trasformandosi via via in qualcosa di sempre più serio ed il suo interesse nello scoprire chi era il suo ammiratore non scemò affatto. E Midoriya, dal canto suo, continuava a pressarmi e dirmi di provarci.
Durante i giorni del ritiro estivo sulle montagne, chiesi a Bakugou se avesse voglia di allenarsi un po' da solo con me. Erano settimane che pensavo di voler cedere alle insistenze del broccoletto e fare almeno coming out; per quanto riguardava i miei sentimenti nei suoi confronti, invece, non sapevo ancora che fare.
Non gliel'avrei detto quel giorno ma, al contempo, se l'avesse capito e me l'avesse domandato non gli avrei dato una risposta negativa.
La mia vita ed il mio rapporto con lui, sostanzialmente, era diventato un "io lo faccio, vediamo come va'".

–Bakubro– gli dissi durante una pausa, mentre il sole accennava a tramontare dietro i boschi. –Se sei d'accordo, vorrei parlarti di una cosa importante.
–Okay, spara– fece lui distrattamente, molto più interessato al suo energy drink che a me. Prese qualche sorso e poi scambiò il drink con della semplice acqua fresca.
Quel giorno, stanco e seduto con la schiena poggiata ad un albero, la bottiglia in mano ed il fiatone, Bakugou era ancora più figo del solito.
Si versò un po' di acqua addosso per rinfrescarsi e, alla sola vista dei suoi capelli bagnati che gli ricadevano sulla fronte e la canotta umida, beh... i miei ormoni non potevano reggere a tale meraviglia della natura.

–Bakugou-kun, ormai è giunto il momento di dirtelo– dissi senza giri di parole, diretto e senza perdere troppo tempo. Probabilmente se avessi fatto un discorso troppo lungo a lui non sarebbe piaciuto, quindi decisi di dirglielo al meglio possibile. –Sono gay.
–Okay– fece lui, voltandosi verso me. –Ti vedo accaldato. Hai sete?
Non sembrava nemmeno sorpreso.
–Ma..?– dissi, pensando che non mi avesse ascoltato. –Hai capito quello che ho detto?
–Che ti piace il cazzo. Sì, ho capito– rispose lui. –E quindi? Dobbiamo scriverci un libro sopra? Una fanfiction? O meglio un musical? Ti ci vedo, eh, a cantare con una bandiera arcobaleno messa a mo' di mantello.
–No, ma...
–E allora?– insistette. –Che c'è?
Gli rivolsi un sorriso. –Niente. Sono solo felice che non sia cambiato niente.
Lui alzò le spalle e mi passò la sua bibita energetica. –Sei sempre lo stesso Kirishima di un minuto fa.
–Ora beviti quella roba e ricominciamo ad allenarci– aggiunse. –Veloce, che sta tramontando.

–Ti fa schifo se ci appoggio la bocca?– chiesi, insicuro su come comportarmi adesso. Gli avrebbe fatto senso, ora che sapeva che ero omosessuale?
–Ieri mi dava fastidio?– ribatté lui con ovvietà.
–No– risposi sempre con molta incertezza.
–E allora bevi e non scassare– mi disse lui un po' aggressivamente, ma ormai avevo imparato che anche quando mi rispondeva male non era davvero arrabbiato con me.
Sorrisi e bevvi qualche sorso, le labbra poggiate sulla bottiglia.
–Grazie– dissi, non tanto per la bevanda ma per il bacio indiretto che mi stava regalando.
–Tsk– rispose, ed io lo intensi come un "Prego Kirishima, figurati".
E dopo qualche altro minuto passato in silenzio a riprendere un po' di fiato, tornammo ad allenarci esattamente come prima.

*****

Qualche ora dopo, tanto per cambiare e dare un po' di pepe alla trama principale, i villain decisero di venire nel bosco a farci visita. Ovviamente non avevano intenzioni molto pacifiche; oltre alla foresta in fiamme ed un'eroina rimasta senza quirk, decisero anche che Bakugou gli stava molto simpatico e che era proprio il caso di portarselo dietro come souvenir.

–MI LASCI!– strillai contro l'unico insegnante rimasto insieme a noi, cercando in tutti i modi di liberarmi dalla sua presa. –DEVO ANDARE DA BAKUGOU!
Aizawa era dovuto andare via ad aiutare qualcuno e ci aveva affidato a Vlad, il professore della B, ma la situazione era degenerata. Da quando avevo sentito l'avviso che diceva che Kacchan era l'obiettivo dei villain non avevo visto più niente e avevo smesso anche di pensare. Volevo andare da Bakugou, e non avevo bisogno di nessuna parte razionale che mi bloccasse dallo scappare e andare a cercarlo per salvaguardare la mia vita.
–MA SEI FUORI?!– rispose il sensei, stringendo ancora più forte e trascinandomi all'interno dell'edificio in cui fino ad un attimo prima stavo facendo dei corsi di recupero.
–POTRESTI MORIRE!– obiettò.
–CHI SE NE FREGA, DEVO ANDARE LO STESSO!– risposi mentre venivo riportato nell'aula con gli altri studenti. –BAKUGOU È IN PERICOLO!
–Ma tu sei tutto cretino– fece lui, scioccato. –Hai idea di che cos-..?
–Sensei– lo interruppe Kaminari, indicando con una mano verso l'alto. –C'è il tetto in fiamme.
Vlad alzò gli occhi. –...oh cazzo.

Guardai anch'io sopra di me e vidi il soffitto fumare ed inziare a bruciare avvolto da delle vivaci e minacciose fiammelle di colore azzurro brillante.
–Ma è fuoco vero?– chiese Mina, ammirata. –È bellissimo!
Appena finì di dire quelle poche parole, le finestre della classe esplosero per il troppo calore. La ragazza cacciò un urlo e saltò in braccio a Kaminari, spaventata, e nel giro di quattro secondi tutti gli studenti stavano correndo da un lato all'altro della stanza in preda al terrore.

–TUTTI FUORI, E NON SPINGETE– strillò l'insegnante che, agitatissimo, stava evacuando l'edificio come meglio poteva.
–Uscite, ragazzi!– esclamò con urgenza. –Veloci!
Io mi affrettai con l'intenzione di sfruttare l'incidente per raggiungere il biondo esplosivo, ma quello mi prese per il colletto e mi tirò indietro. –Tu non ti allontanare, intesi?
–Sì– annuii.
–Kirishima– mi avvertì con uno sguardo profondo e la voce ben ferma. –Non fare cazzate.
Cadde una trave infuocata accanto a noi; ciò mi spinse ad uscire quanto prima dall'edificio e radunarsi insieme agli altri ma una volta fuori pensai che se fossimo rimasti dentro forse avremmo corso meno pericoli.
Di fronte a noi c'era un uomo con i capelli neri, gli occhi dello stesso colore delle fiamme che lo avvolgevano e la pelle -o, per meglio dire, quello che restava della sua pelle- viola e bruciacchiata, spillata letteralmente al resto del corpo con dei pezzi di metallo.
Forse era solo un'impressione, ma non aveva un'aria molto rassicurante.
Anche Vlad dovette avere la stessa sensazione, dato che si lanciò contro il villain ed iniziarono a combattere.

–...suppongo che farò la cazzata– mormorai tra me e me, e mi allontanai furtivamente dal gruppo di studenti.
Non so come feci a non farmi notare. Forse l'urgenza, l'adrenalina o il pensiero per Bakugou riuscirono a farmi diventare un ninja. O forse fu solo fortuna. Non lo so e non ha importanza. L'unica cosa che aveva valore era una: dovevo trovare Bakugou e proteggerlo a tutti i costi.
Mai e poi mai avrei permesso ai villain di portarmelo via e, soprattutto, non potevo rischiare che quei suoi vecchi traumi riaffiorassero nuovamente. Vederlo al torneo era già stato abbastanza distruttivo.

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuWhere stories live. Discover now