Capitolo dodici

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Bakugou's pov

Il covo dei villain assomigliava incredibilmente al bar dove Homer Simpson andava sempre ad ubriacarsi: vecchio, puzzava di alcol ed era pieno gente piuttosto strana. Intorno a me, chi seduto e chi in piedi, c'erano uomini e donne di tutte le età, a partire da una ragazzina che doveva avere un anno in più di me fino a persone adulte. E c'era anche una lucertola la cui età era piuttosto difficile da definire.
Al mio fianco, un tizio con la mia stessa pettinatura e la faccia bruciata e piena di piercing mi fissava e la ragazzina, dall'altra parte, giocherellava con un coltello da macellaio.

Di fronte a me, invece, il tizio con le mani in faccia che aveva già attaccato lo U.A. una volta aprì la bocca per parlare.
–Ciao Bakugou– mi disse. –Io sono Shigaraki Tomura. Piacere.
Alzai un sopracciglio, confuso. Beh, almeno era educato.
–Ti sei mai chiesto– iniziò quello, rivolto a me. –Perché gli eroi vengono criticati?
Evidentemente o era stronzo o era cretino dato che, concentrato com'ero sulle corde che mi legavano i polsi, non avevo certo intenzione di rispondergli. Però devo ammettere che furono meno violenti degli eroi: almeno non ero imbavagliato ed il sangue non aveva difficoltà a circolare sotto i nodi.
–"Sono solo stati un po' lenti ad agire!", "Tutti possono sbagliare!","Stanno dicendo che non si può commettere nemmeno un solo sbaglio?!"– continuò quello, citando le critiche più comuni riguardo le ultime notizie. –Gli eroi di oggi sono sottoposti a standard davvero rigidi, non trovi, Bakugou?
Gli rivolsi un'occhiata, ma non gli risposi. Volevo capire dove volesse andare a parare, prima di insultarlo.

–Nel momento in cui gli eroi cominciano a proteggere la gente in cambio di fama e denaro– continuò al suo posto una specie di lucertolone parlante, poggiato contro il muro dall'altro lato della stanza. –Gli eroi non sono più eroi. Questo è ciò che ci ha insegnato Stain!
–Non so se riesci a capire appieno quello che stiamo cercando di dirti– andò avanti. –Ci sembra sbagliato che molti aiutino qualcuno dietro compenso e che la società critichi chi davvero si impegna per il prossimo.
Quel discorso era così sconclusionato che mi ero perso.
Il ragazzo dai capelli azzurri e con la mano sulla faccia proseguì quindi il discorso. –La nostra domanda è semplice: che cos'è un eroe? E la vera giustizia? Ma soprattutto... è giusta, la società in cui viviamo?
–Io...– disse ancora. –Anzi, noi vogliamo che la gente rifletta su questo. E vogliamo vincere questa battaglia contro il mondo che a noi sembra sbagliato.
Alla fine, si voltò verso la mia direzione. –Anche a te, Bakugou, piace vincere, vero?

Fece un cenno al tizio bruciato al mio fianco. –Dabi, liberalo.
Il suddetto Dabi gli rivolse uno sguardo diffidente. –L'hai visto, quant'è irrequieto?
Shigaraki annuì. –Va tutto bene. Dobbiamo trattarlo come un nostro pari– disse. –Non voglio che gli si faccia del male, se non è necessario.
–E poi– mi guardò negli occhi. –Penso tu sappia che non hai alcuna possibilità di vittoria contro tutti noi.
L'uomo bruciato alzò le spalle e passò le chiavi delle manette che mi tenevano bloccato ad un tizio che sembrava la versione in bianco e nero di Deadpool.
–Twice, liberalo– ordinò a sua volta.
Io non ci stavo davvero più capendo niente. Quei villain erano scemi o cosa?
Twice annuì, si inginocchiò, girò la chiave e sciolse i nodi che mi tenevano bloccato.
Dietro di lui, mentre venivo liberato, quello che mi aveva catturato iniziò a parlare.
–Mi dispiace se ho dovuto usare la forza con te– mi disse, accennando appena un inchino di scuse. Ciò mi sorprese e non poco, ma non lo diedi a vedere. –Davvero, se non fosse stato necessario non l'avrei fatto.
–Spero tu capisca che non siamo solo un branco di pazzi che compie azioni malvagie– continuò, come se quello che stava dicendo avesse senso. –Non ti stiamo rapendo solo perché ci andava. Qui ognuno hai i suoi motivi ma, come penso tu possa cap- ODDIO SHIGARAKI!

Appena libero mi fiondai su quello con le mani in faccia, che era probabilmente il loro capo, e gli feci esplodere la faccia nella sorpresa generale.
La mano di quel tizio cadde a terra, rivelando finalmente un volto distrutto e rovinato da un numero imprecisato di cicatrici e orrende piaghe; i suoi occhi, rossi come il sangue, si spalancarono.
–Sono stato buono e ti ho ascoltato– dissi a voce troppo alta. –Ma mi hai stancato! Gli idioti come te non sanno riassumere e parlano all'infinito!
–In sostanza mi stai dicendo che vuoi che la gente ti odi e che io mi unisca a voi, o sbaglio?!– continuai, mentre quello veniva aiutato dalla copia scolorita di Deadpool a riprendersi. –Dimmelo se sbaglio, dato che nel tuo discorso non si capiva comunque una minchia!
–Non funziona, con me!– dichiarai. –All Might quante volte ha combattuto contro molti avversari tutto da solo?! Zero! E quante volte ha perso, secondo te?!
Shigaraki non sembrava darmi particolarmente retta. Fissava la mano caduta a terra che, fumante, si era leggermente bruciacchiata.
–Sono stato conquistato dallo sguardo che fa All Might quando vince!– esclamai, orgoglioso di me stesso d dell'eroe che tanto ammiravo. –Potete dire e fare tutto quello che volete, ma non mi farete mai cambiare idea!
Quello non mi ascoltò, ma gli altri villain erano tutti concentrati su di me.
Shigaraki mormorò la parola "padre" rivolto alla mano, poi si chinò, la raccolse da terra e se la rimise in faccia.
Si voltò verso di me, io già pronto a combattere.

E poi suonò il campanello. –Pizza!– disse la voce di qualcuno dall'altra parte della porta.
I villain si scambiarono uno sguardo confuso e abbassarono la guardia, dimenticando completamente che fino ad un attimo prima avevano intenzione di farmi passare al lato oscuro.
–Pizza?– fece una tizia con i capelli lunghi e le le labbra enormi, gli occhi sognanti.
–Pizza!– le venne dietro il Deadpool, altrettanto piacevolmente emozionato. –Fantastico! Ho giusto un po' di fame!
–Chi cazzo ha ordinato della pizza in un momento simile?!– chiesi io a Shigaraki, sconvolto. –Cioè... davvero?! Volete comprarmi CON DELLA PIZZA?!
–No!– fece quello, momentaneamente troppo confuso per ricordarsi di dovermi attaccare. –Dabi? L'hai presa tu?
–Io niente ho fatto– si difese il porcospino bruciato.
–Magari hanno sbagliato– propose il mago che mi aveva messo nelle biglie. –Forse era per i vicini.
–Pizza gratis!– esclamò allora la ragazzina.
–Pizza gratis..?– ripeté Shigaraki, palesemente attratto da quell'idea.
Il tizio della pizza bussò più forte. –Pizza!
Il lucertolone, diffidente, andò ad aprire la porta, e poi venne investito in piena mandibola da un pugno di All Might.
La pizza, che effettivamente c'era, volò in aria e la ragazza l'afferrò. E così, mentre quest'All Might e altri eroi spuntati dal nulla, Shigaraki, Dabi e compagnia bella combattevano, la biondina mi offrì una fetta di margherita.
–Vuoi?– mi chiese, porgendomi il cartone.
–Ma cos..?– risposi. –Seriamente?
Lei alzò le spalle. –Non si spreca il cibo gratis.
Su questo mi trovai d'accordo, e mentre villain ed eroi si ammazzavano io e quella là cenammo.

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Spazio scusate sono un'idiota

Emh... sì, doveva uscire ieri.
Ero convintissima che oggi fosse lunedì.
Scusate.

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuWhere stories live. Discover now