Capitolo tredici

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Kirishima's pov

Io, Yaoyorozu e Todoroki ci ritrovammo ben prima di mezzanotte di fronte all'ospedale. Avevano entrambi un'aria preoccupata e anch'io devo ammettere che non mi sentivo per nulla tranquillo. Non avevamo intenzione di combattere apertamente contro i villain: volevamo solo attendere il momento giusto e scappare via con Bakugou, ma non potevamo prevedere in anticipo come si sarebbero svolti gli eventi. Temevo davvero che non ce l'avremmo fatta e che Shigaraki mi avrebbe polverizzato la faccia, ma non potevo non provarci.
Come previsto Deku ci raggiunse e, con mia grande sorpresa, anche Iida si unì alla nostra missione, a patto che restassimo relativamente al sicuro e lontano dai villain più pericolosi.
Prendemmo il treno, scendemmo dopo qualche fermata e, seguendo il consiglio di Yaomomo, decidemmo di travestirci per passare inosservati.
Onestamente non so dire se il camuffamento ci rendesse più o meno riconoscibili di prima, ma almeno fu divertente vedere Todoroki con la parrucca e Midoriya con il pizzetto.
E fu proprio Midoriya, posizionato casualmente (e quindi assolutamente non per pura necessità di trama sia nel manga che nella fanfiction) nelle vicinanze di uno schermo che trasmetteva le ultime notizie, a farci notare che ci fosse la nostra scuola in TV.
–Guardate– ci disse, attirando la nostra attenzione.

Sul megaschermo erano inquadrati il preside Nezu, il professor Vlad e un altro tizio che pensavo di non aver mai visto che stavano porgendo pubblicamente le proprie scuse per i recenti avvenimenti.
–Ma quello è Aizawa!– esclamò Yaoyorozu, sorpresa.
–Ma non è vero!– dissi io. –Non può essere Aizawa!
–È troppo sistemato!– concordò con me Iida.
–Sì che è Aizawa!– confermò Midoriya, sconvolto. –Guardate la cicatrice!
–Ha ragione Midoriya– convenne Todoroki. –È Aizawa.
Io strinsi gli occhi cercando mettere meglio a fuoco l'uomo inquadrato.
–Buddha, è Aizawa!– realizzai, più sconvolto dal vedere il mio insegnante con i capelli in ordine che dal pensare a Bakugou rapito dai villain.
–Ma cosa mi dici mai?!– Iida continuò a non volerci credere finché non lo sentì parlare e riconobbe la voce.
–Oh Cristo, è Aizawa!
–Vedi?!– insistette Momo, per poi stare in silenzio ed ascoltare le parole del sensei.
L'atmosfera parve farsi pesante. Tutti, anche il reporter che parlava, stavano palesemente dando la colpa agli eroi, come se fossero un branco di incompetenti che mette sempre a rischio la vita dei ragazzini.
Per carità, era vero, ma non potevano trattare così i nostri professori!

–Andiamo– dissi, rivolto al faccione pixeloso di Eraserhead alla televisione. –Non perdiamo tempo.
Gli altri ragazzi si dissero d'accordo, e corremmo insieme verso il covo dei villain come gli eroi di ogni buon fumetto americano che si rispetti.

*****

Vi devo raccontare proprio tutto di quella missione? No, vero?
Beh, non accadde niente di estremamente importante dal mio punto vista, finché non ci ritrovammo effettivamente nascosti dietro una staccionata a cinquanta metri di distanza da Bakugou, dai villain e da un All Might che stava letteralmente bruciando via tutte le calorie presenti nel suo corpo. Stava picchiando a sangue un alteo villain comprarso essenzialmente dal nulla, ed arrivati a quel punto più ricordava più una fusione uscita male tra Sans e Bob Marley che l'eroe numero uno.

–Okay gente– dissi ai ragazzi, dopo aver osservato al meglio la situazione e aver decretato che o ci inventavamo qualcosa all'istante o... meglio non pensare alle seconda possibilità, probabilmente.
–Ci serve un piano– continuai con una certa urgenza. –Oppure facciamo come Emily.
–Emily?
–Che?
–Chi è Emily?
–Ragazzi vuol dire che o pensiamo ad un piano oppure lo prendiamo su per il culo– spiegò Yaoyorozu al posto mio, dimostrando per l'ennesima volta di essere una donna di alta cultura.

–Mh...– Midoriya si sporse oltre la staccionata per spiare i villain e ragionare su un buon piano.
Io, dal canto mio, non ero certo meno attivo: stavo già pensando a come potessi correre in mezzo alla mischia, sfruttare l'effetto sorpresa, recuperare Bakugou come se fosse un sacco di patate e scappare via alla velocità della luce mentre gli altri ci coprivano ma, per fortuna, Midoriya aveva pensato ad un'idea di gran lunga migliore e molto più sicura.
Non mi va di ripetervi nei dettagli in cosa consisteva il piano, sia perché non ci avevo capito una beata mazza e sia perché questa è una fanfiction scritta da una persona troppo pigra per alzarsi in piedi, prendere un manga dalla mensola e controllare.
Però, questo bel piano che comunque era geniale e viene sommariamente ricordato da chiunque, si può facilmente riassumere in: "bella raga sono stato sparato in aria da Iida nella speranza che Bakugou mi afferri la mano (e sì ragazzi, non ve lo diranno mai ma è fatto tutto per la ship)".

E così, sfruttando leggi della fisica un po' irreali che però nei manga hanno senso e funzionano sempre, io, Iida e Midoriya scivolammo alla velocità della luce su una rampa di ghiaccio creata da Todoroki in circa sei secondi e ci fiondammo in aria alla velocità più alta a cui il nostro supersonico rappresentante riuscisse ad arrivare.
–CHE IDEA DI MERDA CHE HO AVUTO– dichiarò Deku appena partiti, guardando di sotto e rischiando probabilmente di svenire.
–BAKUGOUUUUUU!– strillai invece io a mezz'aria, attirando l'attenzione non solo del mio biondino preferito ma anche di chiunque altro nel raggio di duecento metri. –AFFERRA LA MIA MANO!– e gliela tesi.
Sempre secondo leggi fisiche un po' ambigue riuscii a vederlo ghignare anche da quella distanza, poi lui fece una cosa fighissima: come se fossimo in GTA decise di usare un jetpack -in realtà si fece esplodere le dita ma dettagli- e volò fino a noi, afferrando al volo la mia mano e dicendomi qualcosa che probabilmente doveva essere importante ma che, tra le urla disperate di Midoriya ed il rumore del vento, non riuscii a cogliere appieno.

Atterrammo malamente sul tetto di un palazzo ben lontano da dove eravamo partiti, cadendo non molto aggraziatamente e rischiando di non frenare in tempo e cadere di sotto.
–Beh che dire– fece Iida, ancora non del tutto ripresosi dall'azione. –Ce l'abbiamo fatta!
–Meno male!– esclamò Midoriya, affiancando Bakugou e sedendosi al suo fianco. –Stai bene, Kacchan?
Quello sbuffò e girò la testa verso di me. –Tsk. Come se avessero potuto farmi male..!
Io gli sorrisi, felice di vedere che Bakugou, nonostante tutto, restava sempre lo stesso Bakugou.

Mi avvicinai a loro e chiesi a Midoriya se potesse lasciarci da soli un minuto e lui si allontanò all'istante, rivolgendomi anche un occhiolino complice.
–Come stai?– gli chiesi, sedendomi al suo fianco.
Lui mi rivolse uno sguardo, poi parlò a voce bassa per non farsi sentire da nessun altro. Con me ormai sapeva di non aver nulla da temere, quindi mi rispose. –Avevo i polsi bloccati, ma potevo parlare tranquillamente– disse. –Per avermi rapito, sono stati gentili. E poi quella là mi ha offerto la pizza.
Sbuffai divertito. A sentirla così, faceva quasi ridere. –La pizza? Sul serio?
–Era pure buona– aggiunse. –Oserei dire che mi hanno trattato bene.
–Quindi è tutto apposto?– chiesi infine, per essere certo. –Sicuro?
–Sì– rispose, e mi parve sincero.
Mi voltai ed annuii, per poi alzarmi in piedi. Midoriya mi stava fissando; alzò un sopracciglio e mi fece un cenno con la testa verso Bakugou. Io non capii subito, ma poi mi fece intendere che dovevo fare il principe azzurro e porgergli la mano...
Gli diedi retta e la tesi verso Bakugou, lui la afferrò e lo aiutai ad alzarsi. Infine, semplicemente, raggiungemmo gli altri e tornammo dagli eroi.

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang