Capitolo trentaquattro

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Kirishima's pov

Andare a fare shopping con Mina significava sostanzialmente che la ragazza si sarebbe riempita la memoria del proprio telefono con foto a sgamo di entrambe le coppie che la accompagnavano mentre Sero-kun le reggeva le borse. Tutto ciò non aveva senso ed era molto fastidioso, dato che poi tutte quelle immagini finivano dritte sul gruppo WhatsApp della Bakusquad.
Bakugou stava fumando dalle orecchie, e Shinsou-kun sembrava volergli fare compagnia. Io e Kaminari ci eravamo semplicemente arresi al nostro destino, limitandoci a cancellare le foto più brutte dalla memoria.
Sero sembrava felice di essere single per la prima volta in tutta la sua vita.

Quando riuscimmo finalmente ad avere un attimo di pausa mentre Mina si provava una decina di vestiti in un camerino dove noi non potevamo entrare, fummo tutti più che felici di spostarci su una panchina fuori dal negozio a riposare.
–Non lo farò mai più– dichiarò Shinsou, stremato.
–Cazzo, amo, a chi lo dici– convenne il suo ragazzo, suonando ancora più gay di quanto non fosse.
–Io divento un kamikaze, piuttosto– aggiunse Katsuki. –Un bel kaboom e ciao ciao a tutte voi comparse.
Sero si limitò ad emettere un sospiro sfiancato.
Io alzai gli occhi al cielo. –Almeno è solo una, pensate se avesse invitato tutta la classe...
–Ti prego non tirarcela– mormorò Sero, implorante.

Esattamente in quell'istante, una voce femminile esordì con un: "Ehi, guardate, ci sono i ragazzi!"
–Eccallà– sospirò il mio amico dai capelli neri, buttando la testa all'indietro come se si stesse arrendendo a morte certa.
–La prossima volta che apri bocca ti arriva un ceffone– Bakugou mi minacciò, non esattamente rassicurante.
Kaminari si mise a piagnucolare disperato sulla spalla del fidanzato viola; quest'ultimo cercò di consolarlo come meglio poteva.
Io scossi la testa, osservando il bianchetto di ragazze della nostra classe raggiungerci. –Ragazzi, mi dispiace...
Le prime a raggiungerci furono Yaomomo e Jirou, seguite da Uraraka, Tsuyu-chan ed un outfit volante che doveva essere Hagakure.

–Cosa ci fate voi qui? Sembrate aver combattuto una guerra...– disse Jirou, osservando quante caspita di borse Sero fosse costretto a portarsi dietro.
–Stiamo aspettando Ashido-san– spiegò Shinsou. –È in un camerino del negozio qua dietro.
–Fare shopping con lei è un suicidio, ragazzi– ci disse Momo, preoccupata.
–Ce ne siamo accorti, grazie– risposi.
–Se volete vi facciamo compagnia per un po'!– esclamò Uraraka, la quale probabilmente parlò solo perché stanca di girare per negozi dove non poteva comprare un bel niente.
Kaminari fece segno di okay con il pollice, poi ricadde stremato fra le braccia di Shinsou.
Ci fecero stringere per lasciar loro un po' di spazio per sedersi, e ci ritrovammo schiacciati come delle sardine in una scatoletta.

La nostra tragica situazione, in realtà, non fece che peggiorare.
Le ragazze iniziarono a chiacchierare del più e del meno in una maniera che all'inizio era piacevole ma che man mano si fece sempre più pesante e petulante. Da che eravamo solo sfiancati, ci ritrovammo anche con un potentissimo mal di testa. Quando poi Mina uscì dal negozio con altre borse ancora che ovviamente scaricò a Sero, il chiacchiericcio si fece ancora più fitto e più esclusivo di quelle sole sei persone di genere femminile all'interno del gruppo. Di fatto, se prima stavano parlando anche con noi, alla fine ci ritrovammo esclusi dalla conversazione. (Anche perché sapere che Yo Shindo si fosse fidanzato a noi importava più o meno quanto ad una formica importa del vincitore degli europei di calcio).

Sero si mise a pregare in spagnolo affinché tutto finisse in fretta e le nostre sofferenze cessassero, mentre io, Katsuki, Kaminari e Shinsou ci rivolgemmo a vicenda un'occhiata d'intesa. Dovevamo scappare da lì, poco importava come.
A Bakugou venne un'idea.
Prese il telefono e scrisse un messaggio a qualcuno, e poco dopo ricevette una telefonata.
–Senti, nerd, non cominciare a lamentarti anche perché qui c'è bordello e non si sente un cazzo– disse al suo interlocutore, che arrivati a quel punto non poteva essere che quel poverazzo di Midoriya. –Vieni.
Afferrai il telefono del biondino per aggiungere qualcosa pure io. –Salvaci dalle donne Deku, ti imploro.
–¡Deku, por favor!– aggiunse Sero, implorante. –Ayudame, Deku..!
–Midoriya, ti prego– convenne persino Shinsou.
Kaminari, solito deficiente, fece gli occhi dolci al telefono senza pensare che Midoriya non potesse vederlo.
–E va bene, arrivo– cedette. –Può venire anche Shouto?
–Gay più, gay meno...– mormorò Sero. –Venite, basta che vi spicciate.
Le ragazze intanto erano così prese dalla loro conversazione sull'affascinante comparsa dell'altra scuola che non si accorsero che noi stavamo organizzando la nostra fuga.

Midoriya fu di parola. Lui e Todoroki si presentarono "casualmente" alla nostra panchina meno di dieci minuti dopo. Dato che erano entrambi tirati a lucido come al loro primo appuntamento, ne dedussi che avevamo appena rovinato un qualcosa di importante. Ma, onestamente, non me me poteva fregare di meno. Quel giorno avevamo bisogno di soccorso.
Midoriya si fece coraggio ed affrontò le ragazze; riuscì a convincerle a continuare il loro giro per negozi da sole e, con la promessa di rivederle appena avessero finito, noi altri ci allontanammo da là senza risultare scortesi. Tanto, di certo, quella promessa non sarebbe stata mantenuta.

–TI AMO– esclamò Denki quando, appena fuori da lì, saltò addosso a Deku in segno di ringraziamento. Per motivi abbastanza ovvi e dopo essersi scambiato uno sguardo con Shinsou, gli lasciò pure un teatralissimo bacio sulla fronte.
–SEI STUPENDO– aggiunsi io, crollando sulla sua spalla con commozione.
–SPOSAMI– fece l'unico etero del gruppo, inginocchiandosi ai suoi piedi e prendendogli la mano.
–FUORI DAI COGLIONI– ci riprese Todoroki, minacciandoci con una gelida e focosa occhiataccia che da sola bastò a terrorizzare tutti, specialmente Kaminari.
Tutto l'harem maschile che si era creato intorno a Deku svanì in circa mezzo secondo.
Bakugou si limitò ad un semplice "Grazie, nerd", che il verdino ricambiò con un semplice sorrisetto allegro. Soddisfatto dalla propria operazione di salvataggio, Deku ci salutò, prese Todoroki per mano e se ne tornarono da dove erano appena arrivati.
Noi altri, udendo un chiacchiericcio femminile in lontananza, scappammo terrorizzati il più lontano possibile da lì.

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuМесто, где живут истории. Откройте их для себя