Capitolo quattordici

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Kirishima's pov

Midoriya mi chiedeva di uscire regolarmente, circa tre o quattro volte al mese ma, quel giorno, oltre ad essere la sesta richiesta, mi parve più un'ordine che una proposta. Sosteneva di dovermi dire qualcosa che ancora non mi aveva detto sul conto di Bakugou ed io, ovviamente, accettai senza esitare.
–Mamma, mamma, io esco con Deku– le informai entrambe, poco prima di uscire dalla porta senza nemmeno aspettare una risposta.
–Sta uscendo un po' troppo con quel ragazzo, ultimamente– obietto Eriko ad alta voce, in modo che la sentissi anche fuori dal portone. –Non è che..?
–È SOLO UN AMICO, A ME PIACE BAKUGOU– strillai dal pianerottolo, prima di entrare in ascensore. Le sentii ridere e fare battutine, ma poi salii in ascensore. Le porte si chiusero ed io mi ritrovai al pianterreno.
Uscii dal palazzo subito dopo pranzo, presi la metropolitana e raggiunsi Midoriya.
Ci eravamo dati appuntamento in un luogo molto carino e riservato, piuttosto diverso da dove eravamo soliti incontrarci. Era una passeggiata lungo uno dei tanti canali di cui il Giappone è pieno, con intorno un bel prato, aiuole ben tenute e tanti, tanti, alberi di ciliegio.
Come sempre lui era già lì ad attendermi, seduto in penombra sotto la chioma di un albero.

–Eccomi!– esclamai, richiamando l'attenzione del mio amico, ancora immerso nelle pagine di uno di quei suoi manga.
Lui alzò gli occhi e mi salutò con la mano. –Ehilà, Kirishima-kun!
Si alzò in piedi e mi fece cenno di raggiungerlo. Sembrava frettoloso, ed era vestito anche molto meglio del solito. Doveva andare da qualche parte, dopo?
Mi sedetti sotto di fianco a lui, domandandomi cosa dovesse fare.
–Scusa se ti ho chiesto di venire così presto ed in un posto del genere– disse il ragazzo dai capelli verdi, leggermente imbarazzato. –È che, se non ti spiace, vorrei finire presto questo discorso... poi, emh...
–Hai un appuntamento?– chiesi, ammiccante. –Sei troppo sistemato per dover solo parlare con me!
Lui arrossì. –Già.
–Con..? Uraraka-san, ci scommetto!
–Scommessa persa– disse una voce che conoscevo benissimo, e Todoroki Shouto comparve di fronte a noi. –Che ci fai tu qui?

Spalancai così tanto gli occhi che ebbi paura di ritrovarli a terra.
–Todoroki... voi... voi due?– balbettai, sconvolto.
–Già– confermò il ragazzo a metà.
Midoriya arrossì ancora di più.
–Midoriya-kun!– lo richiamai. –Perché non me l'hai detto?!
–Mi... mi verg-... mi vergognavo, ecco– mormorò lui che, probabilmente, stava per svenire dall'imbarazzo.
–Di 'sto gran pezzo di manzo ti vergognavi?!– esclamai, accennando verso un Todoroki che divenne tutto rosso. –Ma davvero?!
–Grazie!– fece il ragazzo in questione, improvvisamente molto più felice del solito.
–Kirishima, non fottermi il ragazzo!– fece il broccoletto, due pomodori al posto delle guance.  –E tu..!– si rivolse invece al figlio di Endeavor. –Perché sei già qui? Ti avevo detto alle quattro!
–È buona educazione arrivare leggermente in anticipo– rispose lui con un'alzata di spalle.
–Ma sono le tre e un quarto!– protestò l'altro.
–Tranquillo, non vi darò fastidio– disse. –Fate quello che dovete fare.
Midoriya sospirò. –Va be'... non importa, credo.

Si rivolse quindi a me, ignorando momentaneamente l'altro nostro compagno di classe e mi disse: –Prima di tutto, ti devo chiedere scusa– premise. –Lo so già da un po' ma non te l'ho voluto dire... cioè, avrei voluto, ma, vedi,  Bakugou mi ha fatto giurare di non dirlo a nessuno e per nessuna ragione. Avevo paura di esplodere, ecco.
Alzai un sopracciglio, intrigato dalle sue parole. –Continua.
–Qualche tempo fa, come già sai, io e lui abbiamo avuto modo di parlare da soli– disse. –E mi ha detto delle cose che penso riterrai... interessanti. Poi ultimamente sono anche stato a casa sua più di una volta, quindi ne sono sicuro.
–Kacchan... beh, non so se è esattamente gay, bisex o cose varie, ma di certo non è tutto etero– rivelò sottovoce. –Quindi con lui potresti avere una possibilità concreta, anche perché mi ha detto che... beh, che tu una chance te la meriti.
–E poi mi ha detto anche pensa che sei carino, quindi...
Non sentii il resto del discorso, non ce n'era bisogno. Lo fermai a metà frase, trattenni un urlo da fangirl e mi sentii così bene da star male.
Todoroki, che per primo notò che stessi per svenire come Hinata davanti a Naruto, mi afferrò al volo e mi impedì di sbattere la testa a terra e morire come un idiota.

Non so quanto rimasi in stato di incoscienza, fatto sta che mi risvegliai a causa di una spruzzata generosa d'acqua gelata in faccia. Aprii gli occhi e vidi il viso di Todoroki che mi fissava, e le mani di Midoriya che stringevano una bottiglietta di plastica azzurra.
–Tutto apposto?– mi chiese il più alto, e solo allora mi resi conto di essere sdraiato su una panchina e di star usando le sue gambe come cuscino.
Mi alzai di scatto, arrossendo e urlando qualcosa come "Oh mamma mia, scusatemi!" e venni poi colto da un fortissimo mal di testa.
–No, no, non ti alzare così– mi fermò Midoriya, riaccompagnandomi gentilmente ma con decisione ad appoggiare la testa su quello che in teoria doveva essere o diventare a breve il suo ragazzo.
Non so da dove, Todoroki tirò fuori un bicchiere e me lo porse.
–È acqua e zucchero– mi disse. –Bevi, dovrebbe farti bene.
Io lo afferrai e lo bevvi tutto d'un fiato, decidendo che non fosse il momento di preoccuparmi delle formalità; ben presto mi sentii meglio. D'altronde, quando sei accoccolato su un figo come Todoroki, difficilmente puoi continuare a restare svenuto. Il suo fascino, da solo, bastava a curare chissà quante malattie.

Qualche minuto di troppo dopo, mi alzai controvoglia. Era comodo, Todoroki-kun.
–Ti accompagnamo a casa?– propose il ragazzo mezzo bianco e mezzo rosso.
–Sì, infatti– convenne Midoriya.
–No!– esclamai. –Devo andare a parlare con Bakugou.
–Di già?– il ragazzino più basso incrinò le sopracciglia.
–Ora– confermai, per poi alzarmi dalla panchina. Li salutai in fretta e, ripresomi del tutto grazie all'acqua e zucchero (e alla figaggine) di Todoroki, corsi verso la casa più esplosiva in cui fossi mai stato.
Se Bakugou davvero era gay e mi avrebbe dato una possibilità, non avevo nessun buon motivo per attendere un minuto di più.

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum