Capitolo sessanta

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Bakugou's pov

–Vi ho portato i traumi– annunciai, entrando in camera del bastardo a metà con una copia de "Lo Squalificato" di Dazai Osamu.
–Manco fossero i primi– commentò la voce di Kirishima, contrariata.
Se ne stava seduto su una sedia accanto al letto di Todoroki, sopra il quale erano stati sparpagliati quaderni e appunti presi in classe. Deku e Todoroki erano già là a lavorare, intenti a svolgere qualche ricerca al computer. Non parlavano, ma quanto meno non si stavano insultando.
–E che cazzo, dai– sbottai, appoggiando il mio libro insieme agli altri. –Almeno per oggi, puoi fare una tregua? Così studiamo in pace?
Eijiro mi lanciò un'occhiataccia molto tagliente.
–Dai, come fa la bandiera italiana..!– chiesi, indicando quei due con la mano.
–Mh... no– rispose, voltandosi dall'altra parte.

Io sospirai. Stavo iniziando a pensare che forse sarebbe stato meglio rinunciarci e basta. Non avevo più speranze messe da parte, con Kirishima, ed il mio cervello cominciava a suggerire una sempre meno remota possibilità di gettare la spugna e restare a volergli bene in silenzio.

Quel giorno, io, il mio migliore amico e Todoroki riuscimmo a mettere insieme una prima buona bozza del progetto. Kirishima fu molto poco d'aiuto, in quanto disposto a comunicare quasi solo con il ragazzo dai capelli a metà e poco poco con Deku.
A me, invece, a stento rivolse altre parole.

Kirishima fu anche il primo ad andarsene, lasciando noi tre da soli in mezzo ad una miriade di appunti ed un paio di slide di Powerpoint sul computer di Deku.

Noi tre ci scambiammo uno sguardo, e poi fu il padrone della stanza a prendere la parola. –Raga scusate, ma pure io sembro come lui?
–Circa– ammisi. –Tu fai meno la principessina offesa, ma sì.
–No vabbè ma è imbarazantissimo– si mise una mano sulla bocca, realizzando come doveva essere apparso ai nostri occhi nelle settimane precedenti.
–Un po'– ammise Deku.
–Va bene– si arrese, finalmente, dopo aver tirato un sospiro per mantenere la calma. –Parliamone.

Gli occhi verdi del mio amico si illuminarono. –Davvero?
Todoroki annuì. –Spiegatemi, e cercate di sembrare convincenti.
–Mh– io e lui ci guardammo più o meno terrorizzati.
"Mi sa che abbiamo un problema, allora" sembrava volermi disperatamente dire in silenzio.
Mi morsi un labbro. Avevamo solo una buona opzione.

–Deku– lo chiamai con serietà. –Deku, diciamoglielo.
I suoi occhioni si spalancarono dalla paura. –Ma Kacchan..!– ribatté. –Se All Might lo scoprisse...
–Ma Todoroki lo scoprirà comunque, prima o poi!– obiettai con forza, gesticolando anche. –È sempre in squadra con noi, e non è scemo! Lo capirà da solo!

Al sentirsi dire da me che non era scemo, Todoroki si portò una mano sul petto nel modo più gay che possa esistere in questo mondo. –Grazie– disse, sorprendentemente compiaciuto. La prese come un complimento, immagino, ma non doveva esserlo. Almeno, non l'avevo detto affinché lo fosse.
–Sì, prego– borbottai, per poi rivolgere di nuovo la mia principale attenzione a Deku. –Diciamoglielo.
–Ma...
–Magari glielo dirà All Might stesso, tra nemmeno troppo tempo!
Il ragazzo si chiuse a pensare come suo solito, analizzando così tanto i fatti che questi suoi pensieri vennero proiettati in aria come nel classico meme della donna bionda che si fa i conti più assurdi. 

Intanto che pensava, io e Todoroki ci divertimmo a inviarci insulti amichevoli nei direct di Instagram. Era un vecchio passatempo che avevamo da prima di litigare e ci divertiva un sacco. Scoppiammo a ridere un paio di volte, una dopo avergli detto che "E niente, ti hanno battezzato con l'acqua del cesso" e un'altra quando lui mi promise "Ti regalerò un lama addestrato a spuntarti in faccia" con tanto di cuoricino finale.
Gli tirai una gomitata. –Il lama lo voglio, eh– scherzai.
–Al diciottesimo– promise, ma non pensavo fosse serio.
(Due anni dopo, Todoroki si presentò effettivamente con un lama di nome Rodrigo alla festa del mio diciottesimo, completo anche di cappello peruviano gentilmente offerto dagli avi di Spara-scotch.)

–È una possibilità– ammise la vocina acuta di Deku dopo un paio di minuti, interrompendo la discussione per la scelta del colore del lama.
–Cioè, sì... prima o poi, in qualche modo, lo verrà a sapere– disse.
quindi mi volete spiegare la situazione o..?
–La scelta sta a lui– dichiarai, accennando al mio amico con un cenno.
Deku prese un respiro profondo. –Okay. Shouto, io te lo dico, ma tu mi devi promettere che non ripeterai a nessuno le parole che sto per pronunciare. Nemmeno al lama di Kacchan.
Todoroki si morse le labbra. –Okay, promesso.

E così, Deku si lanciò in un riassunto accuratissimo di come era diventato l'erede del potere di All Might -anche se nessuno aveva ancora davvero capito su che logica il Simbolo della Pace si fosse basato nel compiere la sua scelta.

*****

Conclusa la spiegazione, Todoroki si teneva la testa come quando inventava parentele assurde fra i vari personaggi della storia, realizzando chissà cosa nella sua mente bicolore.
–Ma Kirishima-kun non ha capito proprio un cazzo– dichiarò, sconvolto e scioccato. Alzò quindi lo sguardo su di noi, scuotendo piano piano la testa. –Mamma mia... mi dispiace. Avrei dovuto ascoltarvi prima.
Io alzai le spalle fingendo nonchalance; in realtà, il sapere di essere stato perdonato mi aveva un pochino commosso. –A me importa poco, dillo a lui.

Il ragazzo dai capelli a metà si alzò dal letto, raggiunse il broccolo e si accomodò al suo fianco.
–Izu, mi dispiace– disse con voce rotta. –Scusami, io... io non avrei dovuto dubitare di te.
Deku gli rivolse un sorriso piccolo ma sincero. –Non importa– gli diede una pacca sulla spalla, ed una lacrima gli rigò il volto. –Ora va tutto bene, no?
–Sì– rispose. –Scusa.

E si lasciò cadere fra le braccia di quello che, adesso, era di nuovo il suo ragazzo. Si appoggiò sulla sua spalla, non so se dispiaciuto o rincuorato. Probabilmente era entrambe le cose. Deku lo strinse, gli passò una mano fra i capelli e poi gli baciò la testa.
Io mi alzai e me ne andai.

Era il momento, per loro due, di restare un po' da soli.

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora