Capitolo ventisette

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Bakugou's pov

Prima di cena, tornai in camera mia. Volevo stare un po' solo e ragionare su tutti i miei dubbi in solitudine, dato che Deku, stremato, alla fine mi aveva cacciato via. Assurdo, vero? Stentavo a crederci pure io. Gira e rigira, in ogni  caso, i miei problemi erano grosso modo sempre gli stessi, solo con qualche aggiunta o paranoia in più.
Come faceva Kirishima a sopportare un chihuahua ciclato come me? Era vero quello che diceva Deku, ovvero che i suoi sentimenti erano forti e sinceri o in realtà a Eijiro fregava poco e niente di me e della nostra relazione? Dovevo cercare le risposte nel prossimo numero dello shoujo della mia vita? Ma soprattutto, perché nessuno aveva ancora comprato il curry piccante?

Mi buttai all'indietro sul letto, rimbalzando un paio di volte prima che il materasso si stabilizzasse; fissai le pale del ventilatore a soffitto che giravano mentre cercavo di trovare una risposta ai miei dilemmi più leggeri, così che potessi dedicarmi con calma a quelli più complessi.
Però, più pensavo e più domande spuntavano tra le crepe di una certezza e l'altra, uscendo fuori e restandoci come lucertole al sole.
Stavo per impazzire, probabilmente, e la parte peggiore è che mi rendevo conto da solo che tutta la mia ansia altro non era che un insieme di fobie del tutto insensate.

*****

Qualche ora dopo, a tavola, presi posto accanto a Eijiro come nulla fosse successo.
–Che fine avevi fatto oggi?– domandò. –Ti ho cercato ovunque!
–Ho corso un po', avanti e indietro per il parco– mentii. –Mi stavo allenando.
–Oh okay– fece lui, e quella conversazione finì lì. Come se non fosse niente di importante, e forse in effetti non lo era. Perché avrebbe dovuto, in fondo? Era un'informazione futile. Vero?
–Comunque ho mandato Mina-san a comprarti il curry piccante– aggiunse, cambiando argomento. –Lo trovi in dispensa.
–Oh, grazie– dissi; il mio morale si rialzò appena.
E fra noi due cadde il silenzio.
C'era qualche cosa che non andava, me lo sentivo, ed anche Kirishima dava l'impressione di saperlo, ma nessuno dei due voleva farlo notare all'altro.

Ora, su quale fosse il problema che creava imbarazzo fra noi, io avevo varie ipotesi.
All'inizio, sarò onesto, pensavo fosse lui. Pensavo che Kirishima prendesse tutto troppo alla leggera, e che mi vedesse come una cotta adolescenziale e nulla di più quando io, sebbene me ne fossi reso conto con mesi e mesi di ritardo, speravo che fosse qualcosa di duraturo. Ma non era così, e l'avevo capito guardando girare le pale del ventilatore. Kirishima non aveva sbagliato proprio niente.
Credo di essere io, il problema; io, il mio modo di fare, le mie incertezze ed il mio non volermi aprire e parlare con chi in teoria mi avrebbe sostenuto più di tutti, la poca fiducia che riponevo in me stesso e, di conseguenza, in lui.
E poi mi lamentavo che non mi prendeva sul serio... grazie al cazzo, Katsuki. Se fai così, che ti aspetti? Se non prendi sul serio te stesso, come possono farlo gli altri?

La cena scorse lenta, lentissima. Gli altri in classe si stavano tutti preparando per i loro tirocini e parlavano tra loro vantandosi si dove sarebbero andati e a fare che cosa con quale eroe. Eijiro passò almeno dieci minuti a raccontare a quello che ha la stessa faccia di questa emoji 😬 dei suoi programmi all'agenzia dell'eroe più ciccione della storia, mentre io ed il bastardo asimmetrico (che tanto per la cronaca era seduto di fronte a me) cercammo di instaurare una conversazione su come avremmo dovuto passare insieme l'esame di recupero. O, per meglio dire, mentre lui parlava io cercai di fargli cambiare argomento.
Non fu facile, dato che ad ogni parola che diceva mi veniva voglia di tirargli uno schiaffo. Aveva una voce troppo figa e profonda per riuscire a parlarci senza che ti impazziscano gli ormoni, e se lo dico io vuol dire che è vero. Eijiro non aveva nessuna colpa, se non riusciva a non fargli complimenti, dato che gliene feci anch'io quasi senza rendermene conto.
Ah, aspettate... oddio. Questo risolve tanti dei miei problemi e film mentali.
Ho fatto... qualche dieci capitoli di casino per niente?
Oh.
E vabbè capita.
Dopo chiederò scusa a Kirishima.
Almeno me ne sono reso conto da solo.
Ma torniamo a noi, non è questo il punto.

–Senti Canada-man, adesso smettila di sprecare il mio tempo dicendo cagate– lo interruppi mentre mi stava raccontando di come, mentre il suo ragazzo stava mangiando dei broccoli, lui l'avesse accusato di essere cannibale. –Dobbiamo passare quel cazzo di esame e di certo non ce la faremo solo grazie a questa tua voce suadente che spara stronzate su un broccolo che mangia broccoli.
–Ma io non so com'è strutturata la prova– si difese, abbandonando la storia di Merdeku cannibale. –Che piani possiamo fare, se non sappiamo niente?
–Oh, andiamo, veramente non riesci a pensare a niente?!– sbottai. –Hai anche il cervello a metà, oltre il tuo bel faccino?
Il figlio di Endeavor si mise in posizione da pensatore. –Beh, intanto sappiamo che non riusciamo a cooperare– disse. –Potremmo iniziare con questo, dato che è anche il motivo per cui ci hanno bocciato.
–Okay, quindi cooperiamo– dissi.
–Bene.
–Bene.

Ci guardammo negli occhi per circa mezzo minuto, poi fui io ad aprire bocca. –Come si fa a cooperare?
–Boh– Todocoso alzò le spalle. –Io ci riesco solo con Izuku, e pure male. Probabilmente dipende da qualcosa.
–Minchia, siamo messi bene allora– osservai, pensando a come io a mala pena riuscissi a far funzionare i miei piani con Kirishima solo perché lui li seguiva alla lettera.
Il ragazzo di fronte a me storse le sopracciglia. –Tu dici? Io pensavo fossimo nella merda.
–Siamo nella merda, infatti.
Mi parve ancora più confuso di prima. –E allora perché siamo messi bene?
Sbattei un paio di volte le palpebre. Le cose erano due: o quello là aveva mezzo cervello congelato e quindi non riusciva a capire un cazzo o aveva l'altra metà bruciata e quindi non riusciva lo stesso a capire un cazzo. Beh, in effetti, pensai, per pigliarsi a Midoriya qualche problema bisogna avercelo.
Evitai di rispondergli, era troppo tardi per mettersi a litigare. Io, alle otto, volevo andarmene a letto senza scatenare nessuna nuova guerra civile. 

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Siamo ritornati yeeeeee
Due capitoli a settimana come sempre, stessi giorni!
Ma prima, per farmi perdonare... non lo so. Vi mando un abbraccio uwu

Nikita

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora