Capitolo quindici

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Bakugou's pov

Tutta la classe ricevette una potentissima lavata di capo, dopo quello che era successo. Non che a me fregasse molto, anzi... ero molto più concentrato a pensare che era colpa mia se All Might... insomma, gli avevo rovinato e finito la carriera.
–Che testa di cazzo– mi insultai da solo, sdraiato sul letto della mia stanza. Negli ultimi giorni, qualunque cosa facessi, la mia mente non faceva che pensare a quello che avevo fatto ad All Might. Questa volta non avevo neanche voglia di prendermela con i villain -che, poveracci, dovevano pur fare il loro lavoro da villain-; ce l'avevo solo e soltanto con me stesso per essere sempre un peso inutile ed il ragazzino da salvare.
Girai pagina, sbuffando.
Stavo leggendo un manga la cui protagonista idiota era appena stata salvata dal co-protagonista ma quella, orgogliosa e cretina com'era, non si era ancora nemmeno resa conto di avere una cotta per lui. Che idiota..!
Non che riuscissi effettivamente a seguire la trama, distratto dai miei pensieri, ma avevo letto abbastanza shoujo da capire cosa stesse accadendo.

"Cosa vuoi?!" disse la protagonista del manga. "Ti ho detto che non ho bisogno di niente!"
"Mi chiedevo come stessi" ammise il ragazzo, arrossendo. "E poi... avevo voglia di vederti"
Nella scena dopo, lei si girò di spalle. "Sto bene, basta chiedermelo" disse. "Vattene"
"Ma io sono preoccupato" fece il ragazzo.
"Come se ci fosse bisogno di preoccuparsi per me" sbottò.
"Certo che c'è bisogno!" esclamò il tipo. "O almeno... ne ho bisogno io"
"Perché?"
–Perché ti ama, cretina– risposi io per lui, sperando che le mie parole potessero attraversare la carte e giungere al cervello di quella ritardata.
"Perché... io ti amo" ammise lui.
–Ecco appunto– obiettai.
La ragazza arrossì, e solo allora comprese cosa provasse in realtà per quel ragazzo che per la bellezza di sei volumi l'aveva messa così tanto in confusione. Girai pagina, ma il fumetto era finito.

Mi ero già infilato una giacca per correre in fumetteria e comprare quello dopo ma mio padre, dal piano di sotto, mi urlò che avevo visite e di scendere ad accogliere il mio ospite.
Alzai gli occhi al cielo. Avrei scommesso qualunque cosa che fosse si nuovo Merdeku. Da quando mi aveva sal-... da quando mi aveva sal!&@*!,-... scusate, non riesco a dirlo. Da quando aveva mi aveva aiut-... aiugajqj-... aiutatahahahaha no. Okay, non ce la faccio. Scusate.
Da quando era successo quello che era successo e lui, Kirishima, Secchio-Flash, Todoapatico e Yaoyoppai avevano... agevolato la mia fuga, ecco, Deku era passato a trovarmi almeno due volte al giorno ogni giorno per vedere come stessi.
–SE È MERDEKU FALLO SALTARE IN ARIA– risposi con relativa calma. –E DIGLI CHE HA SCASSATO IL CAZZO!
–Bakugou-kun, sono io!– mi rispose invece una voce molto più apprezzabile. –Kirishima!
Mi presi un attimo per realizzare. –Sali!– gli dissi senza pensare. –È la seconda porta a destra!
E poi realizzai di avere la stanza piena di fumetti per ragazzine.
Cazzo.

Kirishima bussò alla porta ed io non ebbi altra scelta che non fosse aprire.
Il ragazzo dai capelli rossi entrò, si diede un'occhiata veloce intorno e poi lo invitai a sedersi dove volesse e a darmi la giacca. Sperai con tutto me stesso che non si soffermasse a leggere i titoli dei volumi riposti nella libreria ma, ahimé, furono proprio la prima cosa che notò.
–Leggi shoujo?– chiese, gli occhioni brillanti. –Che figata!
Io, a metà tra il sorpreso e l'imbarazzato, mi limitai ad annuire. –Già... va be', a cosa devo questa tua visita?
Lui arrossì un po'. –Mi chiedevo come stessi, e poi...– rispose, ma io lo bloccai a metà.
–Sto bene, smettetela di chiedermelo tutti– sbottai, voltandomi di spalle. –Se non hai altro da chiedere, per me te ne puoi anche andare.
–Avevo voglia di vederti– ammise lui, le guance un po' rosse. –Ma se preferisci me ne vado...– aggiunse, un po' intristito.
Io sbattei le palpebre un paio di volte. –Avevi voglia di vedermi?– ripetei, confuso.
–Sì, beh... ero preoccupato per te– aggiunse. –Dopo quello che è successo, io...
Mi voltai di spalle, incredulo.
Okay, dov'era la telecamera? Era uno scherzo, per forza!
Non stavo davvero vivendo in prima persona la scena del manga che avevo appena finito di leggere... o sì?

–Preoccupato? Per me?– ripetei, lo sguardo rivolto al manga rimasto sul mio letto.
–Per te– confermò lui, e mi venne più vicino. Esitò qualche secondo, poi mi appoggiò una mano sulla spalla per farmi girare verso di lui.
–Che bisogno c'è di preoccuparsi per me?– risposi, scappando istintivamente da quel tocco gentile. –Tanto non ha senso.
Gli presi la mano e lo fissai, costringendolo a guardarmi negli occhi.
–Ma certo che l'ha!– protestò lui. –Almeno, ce l'ha per me!
–Perché?
Kirishima rimase in silenzio un attimo. Puntò il suo sguardo nel mio e mi strinse la mano con forza; aprì la bocca per parlare ma, dato che non era il co-protagonista di uno shoujo, non disse alcunché. Si limitò a restare in silenzio, le guance rosse.
Guardai ancora quel manga. Possibile che..?
–...sei tu?– gli chiesi, il cuore che batteva senza che ne capissi il motivo. –Sei il ragazzo a cui piaccio?
Kirishima arrossì ancora di più, poi prese un respiro molto profondo. –Sì, sono io.

Ci fu un altro attimo di silenzio.
Io e Kirishima eravamo vicini.
Molto vicini.
"Fallo" mi suggerì il mio istinto, ed io, per una volta, decisi di assecondarlo senza obiezioni e senza tirarmi indietro.
Kirishima parve comprendere le mie intenzioni ma, forse per colpa della troppa emozione, rimase immobile, teso come le corde di una chitarra.
Mi sporsi in avanti, il cuore che minacciava di scoppiare da un momento all'altro.
E feci qualcosa di completamente insensato.

Lo baciai.


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Spazio me

Oggi capitolo breve, ma non penso vi dispiaccia \(^•^)/

Nikita

P.s. pubblico un po' prima perché alle quattro ho da fare

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora