Capitolo cinquantatre

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Kirishima's pov

–Non hai scoperto niente, vero?– sospirò la voce di Amajiki, quando spuntai in camera sua quella sera. Voleva probabilmente farsi credere dispiaciuto, fingendo di non sapere (o ancor meglio, cercando di dimenticare) chi fosse la sua crush.  
Entrai piano piano, annuendo, lo sguardo perso nel vuoto creato dai nuovi traumi dentro il mio cervello. Avevo appena concluso la chiacchierata con quel pazzoide della B e non me ne ero ancora del tutto ripreso. Mi sarei aspettato qualunque nome tranne quello che mi aveva fornito. Ma quello... Dio, faticavo addirittura a credere fosse vero.

–Senpai, potevi dirmelo– dissi. –Mi risparmiavi diverse fatiche. So che ti sei ricordato chi è la tua crush. 
–In che senso?– domandò. –Io non...
Strinsi gli occhi. –Ho parlato con Monoma– ammisi. –Vorrei credere che mi abbia mentito, ma so che non è così. 
Amajiki arrossì violentemente. –Beh, ecco, io... scusa, è che... 
Lo bloccai con un gesto. –Non voglio rimproverarti, la tua crush è un problema -sì, del mondo- ma soprattutto tuo. Te la vedi da solo, per questo, magari. 

Abbassò il capo, visibilmente dispiaciuto. –Mi dispiace. Non volevo che lo sapesse nessuno, e non credevo davvero che l'avresti scoperto. Non tanto in fretta, almeno. 
Alzai le spalle, non sapendo se essere orgoglioso o meno del risultato ottenuto. –Ho trovato il metodo giusto per fargli sputare il rospo. 

–Quanto ti ha fatto pagare?– sospirò, per poi alzarsi dal letto ed andare a recuperare il proprio portafogli dal cassettino del comodino disposto al fianco del letto. –Te li restituisco. 
Spalancai gli occhi. –Come fai a sapere che l'ho pagato? 
Arrossì ancora un po'. –So come ragiona, quel gran babbazzo– disse, secco, lasciandomi intendere che non voleva approfondire troppo il discorso. –Allora, quanto?
–Dieci. 
–Mila?
–Già. 
Sospirò, scuotendo la testa piano piano. Forse era deluso, forse rassegnato. –Non si risparmia mai...

–Va be', non ti preoccupare– gli dissi con un pizzico di premurosità nella voce. –Non li voglio indietro, non importa.
–Allora prendilo come un "risarcimento traumi"– insistette, porgendomi un paio di banconote. 
–...Okay, allora se la metti così lo accetto– dissi, e mi infilai quelle banconote in tasca senza troppi problemi. In effetti, era il minimo che potesse fare. –Questa storia me la sognerò di notte, me lo sento. Resterò invalidato a vita.

–Non esagerare, dai... non c'è niente di troppo male nella mia povera crush. 
–Sì invece– lo contraddirsi.
Fece la faccia da cucciolo. –È solo incompreso. 

Alzai le sopracciglia e strinsi le labbra, pensando a cosa fosse o non fosse meglio dire. Risolto il mio conflitto inferiore scegliendo semplicemente di non portare ancora avanti quel discorso, scelsi piuttosto di chiedergli come mai non me ne avesse parlato prima. 
–Mi vergognavo a raccontartelo, mi spiace– le sue orecchie si abbassarono all'ingiù, tristi e colpevoli.
–E facevi bene– convenni, per poi rabbrividire. –Va be'. Ci ho parlato, con la tua crush, alla fine. Ho spiegato la situazione e dice che non è un problema, ma aspettati che venga a parlarti faccia a faccia. Questo è l'importante.

–Okay. Grazie– disse il senpai. –Ora... noi cosa dovremmo fare, esattamente? Come finta coppia?
Strinsi un pugno d'istinto. –Dobbiamo far pentire Bakugou di quello che ha fatto. Andiamo là, facciamo finta di essere una coppietta felice e ridiamo mentre lo vedo morire dentro.
–Perché sei così sadico?– chiese. –C'è davvero bisogno?
–Sono ancora incazzato, e poi non posso credere che abbia preferito quella verdura a me– mi giustificai. –E tu mi devi un trauma, senpai, quindi accettalo e basta. Grazie. 
Sospirò, arresosi. –Lo capisco. Non mi va, ma lo capisco. 

E così, nacque il nostro piano "malvagio" per farla pagare a Bakugou.

*****

*TRANSIZIONE: IL GIORNO DOPO A SCUOLA*

("transizione" è da leggere preferibilmente con l'intonazione della voce delle sintesi approssimative della Brigata Nekketsu)

Io ed Amajiki senpai ci eravamo dati appuntamento per fare colazione in mensa insieme, e poi l'avevo accompagnato fino alla sua classe preoccupandomi di incrociare accidentalmente Bakugou nel percorso mentre altrettanto accidentalmente afferravo Amajiki e me lo mettevo a braccetto.
Da che stava camminando accanto a Yaomomo e, ovviamente, Deku, lo vidi girarsi di botto e fissarci.
Con la coda dell'occhio vidi le sue sopracciglia cortucciarsi, lo sguardo indurirsi, le labbra contrarsi per contenere parole che era meglio non pronunciare.
Era ancora poco, ma come inizio non era per nulla male. Gli avremmo fatto ribollire il sangue nel giro di molto poco.

Per caso (per vero caso, questa volta) incrociamo anche la crush di Amajiki, la quale ci vide, ridacchiò e di salutò con la mano.
–Ma che carini, voi due piccioncini!– esclamò a voce abbastanza alta, reggendoci il gioco, affinché Bakugou potesse sentirlo forte e chiaro. Il tono, onestamente, mi parve troppo una presa per il culo, ma considerando che Bakugou non era esattamente il massimo nell'afferrare l'ironia altrui, continuo a fissarci come se fa un momento all'altro dovesse urlare "Allahu Akbar" ed esplodere.
(Nota. Ai miei amatissimi lettori islamici: è black humor. Non voglio offendervi in alcun modo.)
Ci rivolse un occhiolino complice, probabilmente più indirizzato ad Amajiki che a me, e poi corse via al seguito di una sua compagna di classe.

–Stiamo partendo bene– sussurrai ad Amajiki, superato un angolo dopo il quale non saremmo più stati visibili agli occhi di Bakugou. Liberai il suo braccio dalla mia presa e lui quasi quasi sembrò sollevato; si allontanò un po'. –Ottimo.
Probabilmente si era sentito a disagio, a fare il gay per i corridoi della scuola, ma la situazione lo richiedeva.

–Poi è passato a parlarti?– chiesi, accennando con il capo in direzione della sua crush.
–Ieri sera– confermò.
–E che ci siete detti?– chiesi.
Amajiki alzò le spalle. –Non abbiamo parlato molto– ammise. –Solo... il necessario.
–Mh okay– risposi. –Ci sono problemi?
–Oltre lui?– scherzò.
Ridacchiai un po'. –Oltre lui– confermai.
–No, è tutto apposto– mi disse, e poi riportò le esatte parole che erano state pronunciate dalla crush la sera prima di quella conversazione. –"Se è per dare fastidio a Bakugou", ha detto, "per me te lo puoi pure scopare."
–Sarebbe un complimento?
–Ho smesso di chiedermelo– rispose.

–Ma esattamente, senpai, voi due che razza di rapporto avete? No perché non state insieme ma siete tipo gelosi dell'altro, però penso che se usciste il sabato sera insieme finireste col rimorchiare qualcuno.
Amajiki arrossì, si chiuse nelle spalle. –L'hai riassunta bene.
–Sì ma...
–Vuoi un altro trauma?
–No, statti muto, senpai.
Lui ridacchiò, e nel frattempo eravamo già arrivati alla porta della sua classe. Giunto lì scambiati due parole con Togata e poi li salutai, correndo verso la prima A.
Ero in ritardo, ovviamente, ma nella fretta mi imbattei in un certo paio di persone che forse non volevano essere disturbate.

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora