Capitolo quarantaquattro

288 36 49
                                    

Kirishima's pov

Durante la notte e per buona parte della mattina, io dormii come un sasso. Ero stanchissimo dopo la chiacchierata con Todoroki-san ed Amajiki senpai. Non volevo nemmeno provare a pensare che cosa mi attendesse l'indomani. Qualunque cosa sarebbe stata fin troppo estenuante. 
Dormii per ore sulla spalla di Katsuki, e devo dire che riposai benissimo. Una volta qualcuno mi disse che dormire insieme a chi ami ti fa dormire meglio, e probabilmente è vero. E' una questione di odore; dovrebbe farti rilassare, sentire al sicuro. Dopo quella notte passata a respirare il dolce ed esplosivo profumo del mio ragazzo, non stento a credere sia così. Auguro a tutti voi di poter comprendere le mie parole, un giorno. 

Anche dopo essermi svegliato, tenni gli occhi chiusi, la guancia poggiata sulla sua spalla. Il contatto con la sua pelle mi faceva sentire bene. Non sapevo che ore fossero e neanche mi interessava. Era da tanto che non passavamo un po' di tempo così. Non avrei gettato via l'occasione.

–Buongiorno– mormorai senza muovermi nemmeno di un solo centimetro. 
–'Giorno, Eiji– fu la sua risposta, appena mormorata, poco più su della mia fronte. 
Restammo un attimo in quel modo, fermi l'uno sull'altro. Io feci per alzarmi, spinto dal bisogno di chiamare un'infermiera e farmi portare la colazione, ma lui mi bloccò. Mi mise un braccio sopra il petto, e mi strinse a sé con forza.
–Dove vai?– chiese.
–A cercare qualcosa da mangiare, poi devo tornare da Amajiki– risposi.
–Hai fame?– chiese ancora, ma non accennò a lasciarmi andare.
Io annuii. –Un po'.
–Chiamo Naruto e ci faccio portare qualcosa, allora.
–Eh?

Bakugou afferrò il cellulare col braccio libero, lo sbloccò e chiamò uno dei contatti in rubrica. Non riuscendo a credere che veramente un ninja biondo sarebbe venuto a portarmi latte e biscotti, cercai di capire chi si sarebbe presentato.
–Pronto, Nikolai?– disse lui.
–Natsuo– lo riprese la voce dall'altra parte. –Ripeti: Na-Tsu-O.
–Sì, tu, Norman– lo liquidò.
Sentii un sospiro dall'altra parte del telefono. Almeno questa volta aveva scelto qualcuno che gli somigliasse.
–Che vuoi?
–Ci porti la colazione?
–Eh?!
–La colazione, sai no? Latte e biscotti? Cereali? Magari un po' di marmellata su due fette di pane? Ad Eijiro piace un sacco– continuò Katsuki.
–Chiedi a un inserviente, non a me– gli rispose, disturbato dalla richiesta.
–Perché, tu che sei?
–Un tirocinante di medicina.
–Stessa cosa, allora– obiettò. –Forza, fa il tuo lavoro da schiavo e portami un caffè.
–Ma...
–Ti aspettiamo– e gli chiuse in faccia.

Ridacchiai fra me e me, un po' divertito ma dispiaciuto per Todoroki-san. –Sei davvero cattivo, Katsuki.
–Sul serio?– domandò, forse non cogliendo la mia battutaccia.
–Sì, ma va bene così– risposi, approfittando di quei cinque minuti di pausa di più per trascorrere ancora un po' di tempo con la testa affondata fra le sue braccia. –Grazie per avermi risparmiato la fatica di alzarmi dal letto.
Alzai lo sguardo su di lui e lo vidi sorridere. Era davvero adorabile, di prima mattina, con i capelli ancora più disordinati del solito.
Mi sporsi in avanti e lo baciai. Mi era mancato, in quei giorni.

Fummo bruscamente interrotti dal rumore della porta che si apriva.
–Colazione!– esclamò Natsuo, entrando, e facendoci entrambi saltare in aria. A Bakugou, per dirla tutta, partì addirittura una piccola esplosione da sotto le dita.
–Ho interrotto qualcosa?– chiese, notando che fossimo nello stesso letto, praticamente appiccicato uno all'altro. –Va be', sti cazzi, dopo Shouto e Midoriya-kun non mi scandalizzo più di nulla.
Si avvicinò, lasciò un bel vassoio carico di cibo sul comodino e ci strizzò l'occhiolino.
–In che senso "Shouto e Midoriya-kun"? Che hanno fatto?— chiese Bakugou.
Natsuo ridacchiò. –Niente, niente...– disse, ma ci rivolse sia un gesto che un'occhiata molto autoesplicativi.
Gli occhi di Katsuki quasi caddero dalle orbite. –Deku ha..? Ha fatto..? Serio?!
Natsuo rise, io trattenni un sorriso. Anche ai miei occhi Deku era troppo innocente per fare una cosa del genere.

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora