Capitolo trentasei

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Kirishima's pov

E così giunsi alla fine della mia vita, tristemente sdraiato su quel letto d'ospedale. Me ne andai in silenzio, nel sonno, finché la mia anima non lasciò il mio corpo e si liberò da questa vita.

No, non è vero. Sto scherzando, volevo solo farvi prendere un colpo. Scusate lol, ora facciamo i seri! (Per favore gli insulti rivolgeteli tutti a @_justasinner_)

*****

Mi risvegliai il giorno dopo verso le prime luci dell'alba, la testa di Bakugou appoggiata sul ventre e una mano poco distante dalle mie. Il biondino si era addormentato seduto su una sedia, accasciato sul mio letto dal busto in su, presumibilmente tenendomi stretto per la mano.
Non avevo idea di dove mi trovassi ma, a giudicare dall'arredamento, dalle millemila fasciature che percepivo su tutto il corpo e dalla flebo fi non so cosa che avevo attaccata al braccio, mi sa che ero finito in ospedale dopo lo scontro con lo Shie Hassaikai. Non ricordavo come fosse andata a finire. Tuttavia, considerando che io e Bakugou eravamo lì insieme, ne evinsi che non fossi morto e che i villain fossero stati sconfitti. O, almeno, che Bakugou si fosse materializzato dal niente bel bel mezzo della battaglia e che fossimo morti insieme. Un finale triste, ma in fondo ci sta. (Okay no, non siamo strane idee a Nikita)
(Nikita: tranqui fra, il finale triste è per un'altra fanfiction. Tu sopravvivi.
Kirishima: ah okay...)
(Ci sono troppe parentesi in 'sto capitolo, raga)

Quella persona mi spaventa, torniamo a noi che è meglio.
Il mio ragazzo doveva aver passato tutta la notte là insieme a me e, a giudicare dal fatto che era completamente vestito e che nell'aria si fosse diffuso l'odore dello zucchero filato, si era precipitato da me di corsa senza un minimo di organizzazione e senza nemmeno farsi una doccia.
Seppur dormendo, mi sembrava essere piuttosto stanco. Di certo, in quella posizione, non doveva aver dormito comodamente. Gli accarezzai uno zigomo con il pollice il più delicatamente possibile, e sorrisi senza nemmeno rendermene conto.

Scelsi di fare il possibile per star fermo e non svegliarlo, ma non riuscii a trattenermi dal mettere una mano fra quei capelli chiari e morbidi e giocarci un po'. I miei erano come una pagliuzza secca a causa delle costanti decolorazioni, mentre i suoi, naturali e sempre ben trattati, non erano affatto rovinati. Rigirarseli fra le dita era estremamente piacevole e, anche se non l'avrebbe mai e poi mai ammesso, anche a lui doveva piacere un sacco.
Fu un piacevolissimo attimo di pace, che sarebbe stato perfetto se invece che là fossimo stati in un altro letto, o a casa o nei dormitori. Osservai il sole spostarsi dalla finestra, aspettando che accadesse qualcosa di abbastanza importante da infrangere il momento.
Restai così, coccolando il mio ragazzo, finché questi non mormorò qualcosa e si svegliò.

–'Giorno– gli dissi con un sorriso.
Lui alzò la testa, si stropicciò gli occhi, sbadigliò e poi disse: –Minchia amo, non puoi capire che dormita di merda che ho fatto. Porca troia, non sono stato così storto manco agli scout...!
Poi, ricordandosi che aveva dormito addosso a me in un letto d'ospedale, aggiunse: –Piuttosto, Eiji, come ti senti?
–Per essere stato preso a cazzotti da un mafioso sotto steroidi, direi bene– risposi, in qualche modo intenerito dalle sue solite imprecazioni mattutine. Erano un piccolo segno del fatto che stava andando tutto normalmente.
–Bene– fece lui, poi si alzò in piedi. –Vado a dire ad un dottore che ti sei svegliato.
–Okay– dissi, e Bakugou uscì fuori dalla porta.

Nel brevissimo lasso di tempo durante il quale rimasi da solo, sentii le sue urla diffondersi per tutto il piano e le conseguenti lamentele di praticamente chiunque fosse cosciente e capace di comunicare.
–DOTTORE, KIRISHIMA SI È SVEGLIATO– strillò. –VENGA A VISITARLO.
Una voce più adulta ed estremamente più calma di Katsuki disse qualcosa in risposta, ma il biondo lo ignorò alla grandissima.
–CAZZO ME NE SE C'HA UNO CHE PARE SASUKE IN COMA, KIRISHIMA SI È SVEGLIATO!– ribatté, minacciando il povero medico malcapitato con diversi gesti. –VENGA A VISITARLO O MANDI QUALCUNO MENO SCASSACAZZO DI LEI! NON PENSI ALLE COMPARSE QUANDO I PROTAGONISTI SONO DISPONIBILI!
All'udire tali parole, il mio cuoricino fece un balzo. Amajiki senpai era in coma?!

Spostai la coperta e scesi giù dal letto; mi venne una specie di capogiro che ignorai, e mi diressi invece verso la porta. Non era facilissimo, ma riuscivo a camminare. Non avrei perso l'equilibrio.
Arrivai in corridoio e venni circondato all'istante da una schiera di infermieri e da un Bakugou che mi ordinarono di tornare a letto, ma io insistetti sul fatto che mi sentissi bene e chiesi di poter vedere il mio compagno di squadra.
Tale permesso mi venne insistentemente negato da tutta la squadra di infermieri, mentre Bakugou, capendo che per me fosse importante andare a visitare il senpai, si mise a litigare contro tutto il branco di gente col camice bianco.
Attirato dal casino che c'era, a noi si avvicinò un povero tirocinante dai capelli bianchi ed un medico con una proboscide al posto dell'orecchio destro. Ma che razza di quirk..!

Il tirocinante storse le sopracciglia, sorpreso, poi andò da Katsuki.
–Ehi, Bakugou-kun!– esclamò, salutandolo come fosse un suo amico.
–Oh, ciao... Na-..?– e fu qui che Bakugou si ruppe.
Provò a ricordate il nome del tizio dai capelli bianchi, iniziando a sparare nomi a caso. –Nagisa? Nagato? Nanami? No, aspe... me lo ricordo, eh...– il ragazzo biondo ebbe qualche difficoltà a ricordarsi il nome di chi si trovava di fronte, ma non volleaituda questi. –Naruto?
–Quasi– il tirocinante alzò le spalle. –Natsuo.
–Va be', tu. Ciao, fratello di Todoroki-kun– concluse. –Che ci fai qua?
E mentre quei due chiacchieravano, il medico si rivolse a me.

–Che sta succedendo?– chiese il dottore, dopo aver fatto gentilmente smammare tutti gli infermieri. –Dove vuoi andare, così all'improvviso?
–Il mio senpai, Amajiki Tamaki... ho sentito che è in coma– spiegai, frettoloso. –Vorrei andare a trovarlo.
–È la fotocopia di Sasuke?
Annuii.
–Ah, ha qualche osso rotto ma sta benone– rispose lui. –Non è in coma, sta solo dormendo da quasi un giorno e mezzo. Deve recuperare le forze, tipo come hai fatto tu.
–Ah okay– tirai un sospiro di sollievo. Doveva essere stata solo l'ennesima battutaccia di Katsuki. –Posso comunque andate da lui?
–Te lo farò vedere dopo che ti sarai fatto visitare– mi promise il medico, costringendomi a tornare in stanza. –Ci vorranno dieci minuti, fidati di me.

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuWhere stories live. Discover now