Capitolo trentacinque

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Voce narrante in terza persona

Quel che avvenne dopo già lo sapete. Bakugou rimase a lungo impegnato nei corsi di recupero e, prima che potesse prendere la licenza provvisoria, Kirishima si ritrovò a dover combattere contro lo Shie Hassaikai. Lo scontro tra il nostro protagonista e quel villain al servizio di Overhaul fu cruento e difficile, ed Eijiro, sebbene ne uscì vincitore, pagò le conseguenze.
Finì in ospedale insieme a tutti gli altri, ma le sue ferite non erano poi così gravi. Bakugou, appena lo seppe, mollò tutto ciò che stava facendo e si precipitò da lui.

Bakugou's pov

Osservando il volto di Eijiro, addormentato su quel letto d'ospedale, un solo pensiero riempiva il mio cervello: "Sono inutile. Non servo a un cazzo".
Gli presi la mano, la strinsi fra le mie e la baciai, perfettamente consapevole del fatto che non si sarebbe svegliato prima all'indomani. Chiunque l'abbia affrontato, seppur perdendo, l'aveva ridotto uno straccio. Non riuscivo a sopportare di vederlo così, e ad ogni secondo che passava ero sempre più convinto che fosse almeno in parte colpa mia e della mia incapacità.
Se avessi avuto un carattere diverso, avrei preso prima la licenza provvisoria. Se avessi preso la licenza, avrei combattuto quella battaglia insieme a lui. Se fossi stato là, avrei potuto proteggerlo. E se l'avessi protetto, ora non saremmo in questa situazione. Se io non fossi stato io, Eijiro starebbe ancora bene.
Scossi la testa, sospirando.
Ero stato ancora una volta una grandissima delusione per me stesso ma, soprattutto, per lui.

Alle mie spalle, sentii la porta della stanza aprirsi. La voce di una donna chiese il permesso di entrare ed io in tutta risposta annuii. Non avevo molta voglia di parlare.
Sentii diversi passi avvicinarsi, e vidi entrambe le mamme di Kirishima avvicinarsi al letto del figlio in silenzio.
Mi rivolsero entrambe un cenno di saluto, poi la bionda si sedette al mio fianco. La mamma biologica di Eijiro, invece, si sedette dall'altro lato del letto e accarezzò il volto del figlio, trattenendo le lacrime con difficoltà.
Lasciai la mano del mio fidanzato, pensando che forse davanti alle sue madri non fosse il caso, ma la donna al mio fianco mi bloccò.
–Tienilo, se ti fa piacere– mi disse, rivolgendogli uno sguardo triste. –A Eiji non credo dispiacerebbe.
Shizu Kirishima annuì piano, comprensiva. –Non preoccuparti per noi.
–Grazie– mormorai, e ripresi la mano del ragazzo fra le mie. Sentii il suo battito e mi sentii un po' rassicurato.
Passò qualche minuto in silenzio, finché non ritenni che fosse il caso di aggiornare le due sulla situazione.

–Il dottore mi ha detto che domani dovrebbe svegliarsi– informai le due signore. –Ci vorrà del tempo, ma si riprenderà.
–Sì, ce l'hanno detto– disse Eriko.
Shizu invece sospirò, trattenendo le lacrime a stento. –Ho avuto così tanta paura, quando mi hai chiamato, Katsuki-kun..!
–Mi dispiace– mormorai a testa bassa.
La bionda mi mise una mano sulla spalla, penso cercando di rassicurarmi. –Figurati, anzi... grazie per averci avvisato. Sarebbe stato di gran lunga peggio attendere invano che tornasse da solo.
Indugiai un attimo prima di rispondere. Non mi stavo scusando per averle fatte preoccupare.
–Non è quello il punto– mi costrinsi a dire, mettendo per un minuto l'orgoglio da parte. –Mi dispiace se non ho potuto aiutarlo, ieri, mentre combatteva... nel senso, mi dispiace...
Le parole si aggrovigliavano nella mia gola, non volendone uscire, ma mi costrinsi a pronunciarle. Mi feci forza e parlai alle madri del mio ragazzo, sentendo il mio orgoglio andare in frantumi e tutte le mie paure venire fuori poco a poco.
–Credo che avrei dovuto fare di più e pensare a lui– ammisi a testa bassa, fissando le dita del mio ragazzo. –Avrei dovuto capire prima che... be', che se fossi rimasto indietro lui avrebbe iniziato a lavorare da solo– sospirai. –Non ho mai nemmeno immaginato che sarebbe potuta finire così, e così presto.
Strinsi più forte la mano di Eijiro, fingendo che stesse solo riposando, nel suo letto, dopo un allenamento intenso. –Se mi fossi impegnato, forse contro quello yakuza ci sarei stato anche io– dissi. –Non penso che avrei fatto la differenza, ma almeno Eiji non sarebbe stato solo...

La signora Kirishima alzò lo sguardo dal figlio e lo rivolse a me insieme con un sorriso commosso, interrompendomi. Forse si rese conto che facevo finta di essere forte ma che, in realtà, ho paura di tutto.
–Non ti preoccupare. Anzi, il solo fatto che tu sia qua mi rende felice– mi disse.
–Si vede che tieni tanto a Eiji– aggiunse Eriko, per poi stringermi a sé senza un'apparente o valida ragione. –Grazie. Hai fatto più che abbastanza, correndo qui per lui.
Non seppi come risponderle, e quindi rimasi zitto per un po'. Non concordavo affatto con le loro parole, ma sapete che loro non mi incolpavano mi fece sentire un minimo, seppur immeritatamente, più leggero.
–Vi lascio un po' da soli– dissi alle due donne, per poi liberare la presa su Kirishima ed uscire dalla stanza.

Mi chiusi la porta alle spalle e rimasi in corridoio per un po', ma poi, spinto dalla noia, decisi di andare a fare un salto anche da Merdeku. L'avevano ricoverato giusto qualche stanza più in là, quindi non ci avrei nemmeno messo tanto tempo. Sperai solo di trovarlo sveglio, e così in effetti fu.
Se ne stava seduto sul suo letto leggendo un manga che, a giudicare dalla copertina, doveva essere uno degli ultimi numeri usciti di Dr. Stone.
–Ehi, Kacchan!– mi salutò appena misi piede nella stanza.
–Ciao nerd– risposi. –Posso?
–Certo!– esclamò, invitandomi a prendere posto sulla sedia di fianco al letto.
–Come stai?– chiesi, sedendomi accanto a lui tanto per passare il tempo.
–Sono stato peggio– rispose, e mi rivolse un sorriso che lasciava intuire un "tipo quando mi picchiavi". Mi sentii solo peggio di prima. –Come mai sei qui?
–Nessun motivo– alzai le spalle. –Ho lasciato le mamme di Kirishima da sole con lui per un po', e non sapevo dove andare.
–Capisco– disse, per poi fissarmi in modo strano.

–Se devi chiedermi qualcosa chiedimela e basta, nerd– sbottai, perfettamente consapevole di ciò che gli premeva tanto domandarmi.
–Ah, emh... allora... potrei sapere perché hai le punte dei capelli rosse?– chiese, curioso. –Sembri Shouto in orizzontale.
Sbuffai. –Ho usato lo shampoo di Eijiro per sbaglio.
–Eh?– fece lui. –Ha lo shampoo rosso?
–E certo, oppure gli si scolorisce la tinta.
Spalancò gli occhi. –Kirishima è tinto?!
–Sì, secondo te perché si mette quella stupida fascetta solo ogni quindici/venti giorni?– obiettai, stupendomi del fatto che davvero non se ne fosse reso conto.
–E di che colore è?– esclamò, sorpreso.
–Nero– dissi con ovvietà. –Davvero non hai mai visto che ha le ciglia e tutti gli altri peli scuri? Tipo sulle gambe, sulle braccia, sotto le ascelle, sul petto..?
–Non mi sono mai soffermato a pensare come abbia i peli il tuo ragazzo, Kacchan...– mormorò Deku, un po' a disagio. –Ne tantomeno ti ho mai mancato di rispetto così tanto da mettermi a fissargli i pettorali o chissà che altro.
–Io sì, ma per pura sete di conoscenza– ribattei con onestà. –Dimmi, Todocoso è a metà pure là sotto?
–Sì– confermò la voce del mio compagno di lezioni di recupero, appena spuntato dalla porta. –Vuoi verificare?– scherzò.
–Ti crede sulla parola– rispose Deku, geloso, al posto mio.
–Ci credo sulla parola– convenni, anche se onestamente continuavo a nutrire qualche dubbio in merito. Un'occhiata ce l'avrei data, sempre per pura e semplice ricerca scientifica. Non sia mai che si pensi che farei le corna a Kirishima con uno figo, alto, bello, ricco, famos... okay la smetto. Non mi sarei mai arreso a quel dannato fascino asimmetrico!

Ma probabilmente, ora che ci penso, queste non sono cose molto interessanti da leggere, quindi diciamo soltanto che rimasi a chiacchierare di cazzate varie con quei due finché le Kirishima non se ne andarono a casa, ore e ore dopo.
Per quanto riguarda tutto il resto, se ne parla nel prossimo capitolo.

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuWhere stories live. Discover now