Capitolo sessantacinque

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Kirishima's pov

–Dimmi un'ultima cosa, Bakugou– esordii dopo  un lungo tempo passato a pensare. Il suo discorso filava e non aveva la faccia né la voce di uno che sta mentendo. 
Non mi fidavo ancora del tutto della sua versione dei fatti, ma iniziai a dubitare dei miei ragionamenti. 

Todoroki-kun non era certo l'uomo più geniale sulla faccia della terra ma non era stupido; dopo aver sofferto tanto, sarebbe stato strano e fuori luogo, per lui, rimettersi con uno che l'aveva tradito. Anche Kaminari, Shinsou-kun, Amajiki e quell'altro, Sero e... beh, più o meno chiunque mi aveva detto che non poteva essere vero. Che mi stessi facendo troppi film mentali. Pure mia mamma era convinta che mi stessi sbagliando, e lei di solito per questo genere di previsioni ci azzecca.  
Avevo davvero frainteso tutto?

–Certo– fu la sua risposta, un po' esitante, pronunciata mentre metteva via i vestiti puliti nell'armadio. –Cosa vuoi sapere?
Strinsi le labbra. –Mi dici la verità?
–Ti sto dicendo solo e soltanto quella– garantì.
Presi un respiro profondo per farmi coraggio. Avevo solo quella domanda rimasta, da porre, ed era giunto il momento per me di sapere. Finché all'interno dei limiti del verosimile, mi sarei fatto andare bene qualunque risposta. L'avrei accettata, decisi. Avrei creduto alle parole di Bakugou. 

–Ti prego– gli chiesi, sperando in delle spiegazioni un minimo convincenti. –Dimmi dove andate, tu e Midoriya, così spesso. E perché. 
Bakugou rimase qualche attimo in silenzio. Prese un paio di respiri profondi e sbatté le palpebre qualche volta.
–Deku... diciamo che ha una situazione strana con il suo quirk– rispose. –Non ti posso spiegare tutto nei dettagli... anzi, non dovrei dirti nemmeno questo. Tu vedi di far finta di non sapere niente, okay?
Annuii. –Che ha?
–Vedi, è una situazione strana. Ed è un segreto. Un segreto segretissimo– aggiunse.
–Spiegamelo. Sarò muto come una roccia. 
(Nikita in questo momento non sa se ridere o tirarsi uno schiaffo dalla potenza direttamente proporzionale allo squallore di questa battuta. Nel dubbio, insultatemi pure.)
–Allora... lui è nato senza. 
Aggrottai un sopracciglio. –Senza cosa?
–Senza quirk. 

Pensai di non aver sentito bene. –In che senso?
–Nel senso che era senza quirk... un magonò dei quirk, se la capisci meglio.
–Esistono ancora?
Il biondo annuì. –Sono rari, ma sì. E Deku era uno di quelli. 
–E poi..?
–E poi arriva la parte che non ti posso spiegare– fece, un po' sconfitto. –Gliene è saltato fuori uno solo a quattordici o quindici anni. 
Spalancai gli occhi e anche la bocca. –EH?!
–Hai capito il concetto– mi disse. –Non è una cosa che possiamo raccontare in giro o farebbe il giro del mondo. Sarebbe meglio evitarlo, o qualcuno potrebbe pensare che lui sia un'invitante cavia da laboratorio da studiare e su cui fare esperimenti. 
–Pensa se a uno come Chisaki fosse capitato Deku fra le mani– aggiunse, dandomi un esempio concreto e piuttosto convincente sul perché effettivamente sarebbe stato meglio per loro tenere la bocca chiusa. –Cosa sarebbe capitato?
Mi morsi un labbro, pensieroso. –Non hai tutti i torti– ammisi. 

–Ora, non voglio e non posso spiegarti le cose nei minimi dettagli– proseguì. –Tornando invece alla tua domanda... dove andiamo? La risposta è banale e facile facile: nel parco, ad allenarci. 
Lo guardai con aria interrogativa. 
–Il quirk di Deku non si è ancora sviluppato bene, essendo apparso meno di un anno fa– spiegò con tono ovvio, e più andava avanti più mi resi conto che in realtà era un fatto a dir pico scontato. –Devi pensarlo come quello dei bambini. È fatto in quel modo ma ancora non lo sa né gestire al meglio né conosce tutte le sue potenzialità.
–All Might è al corrente della situazione e ha deciso di allenarlo per riempire quei dieci anni di mancanza di esperienza come meglio possibile– continuò. –Hanno chiesto una mano a me perché ero l'unico a conoscere la situazione. Insomma, essendo cresciuto insieme con lui non potevo non notare un nuovo quirk spuntare dal nulla come i funghi dopo la pioggia.

–Ogni giorno, tutti i giorni, vado ad aiutarlo nei suoi allenamenti. Ci mettiamo ore ed ore tutte le volte– concluse. –All Might mi aveva raccomandato di tenere la bocca chiusa ma, ovviamente, non l'ho potuto fare. Ora lo sappiamo noi e Todoroki, ma al prof mica abbiamo detto che ve l'avremmo spiegato... fai come se non lo sapessi. Ti scongiuro.
Lo vidi asciugarsi furtivamente una lacrima, gli occhi persi nel ricordo di un avvrninento che io probabilmente sconoscevo.
–Io... io non voglio deludere di nuovo All Might– finì così il suo discorso, tradendo tutti quei sentimenti che di solito cercava di celate dietro la sua espressione rabbiosa. –Quindi, che tu mi creda o no, statti zitto.

Mi portai le mani fra i capelli. La storia raccontata da Bakugou, di per sé, non aveva buchi o contraddizioni e filava liscia. Aveva senso, ma era troppo fantascientifica per essere reale. Come trama di un manga avrebbe di certo funzionato bene ma io non vivevo in un fumetto. 
Avevo detto che gli avrei creduto.
Mi ero ripromesso di accettare la sua versione.
Qualunque questa fosse stata.
Ma non potevo. 
Semplicemente, non era una storia che avesse senso al di fuori di un mondo fittizio. 
Come potergli credere?
(Sì, mi dimenticai momentaneamente di essere anch'io un personaggio immaginario.)

–Giuro che non dirò nulla al riguardo, nemmeno una sola parola... non che credo che qualcuno ci crederebbe, in ogni caso– esordii. –Promesso.
Il biondo mi rivolse un sorriso a mala pena accennato e chinò la testa a mo' di ringraziamento. –Grazie mille– mormorò. –Ora che la situazione è stata chiarita, io spero...
Lo interruppi mentre ancora stava parlando. –Bakugou, ti ho detto che non ne parlerò con nessuno, ma...
–Ma.?
–Ma io non ti credo– risposi, storcendo un po' le labbra. –Non... non pensi anche tu che sia una storia troppo assurda per essere vera? Anche ammesso che tu mi stia dicendo il vero, al posto mio mi crederesti? 

Bakugou sospirò; vidi i suoi occhi farsi un po' lucidi, ma credetti fosse solo uno strano effetto della luce. Insomma, Bakugou in lacrime? Quello sì che sarebbe stato impossibile.
–Non credo, no– ammise. –Non ti biasimo. Hai ragione. 
–Allora... facciamo una cosa– proposi. –Tu mi stai giurando che non mi hai mai tradito?
Lui annuì. –Mai. Non ci ho mai nemmeno pensato. 
–Okay– dissi, scrutando meglio i suoi occhi. Altro che luce, erano veramente tremolanti. Sarebbe scoppiato appena avessi messo piede fuori dalla stanza. –Almeno per questo voglio crederti. 

Mi alzai in piedi e mi diressi verso la porta. Mi rendevo conto che avesse bisogno di stare un po' da solo, senza nessuno intorno. Nemmeno me. 
Per un attimo mi bloccai, notando a scoppio ritardato che il mio cervello si fosse dimostrato automaticamente propenso a perdonare Bakugou ed a compiere un gesto gentile nei suoi confronti. Eppure, solo fino a qualche ora prima, ero intenzionato a farlo soffrire per... per qualcosa che avevo promesso di credere non avesse fatto. 
–Non so quale sia la verità, ma per ora facciamo che torniamo amici– dissi, la mano già sulla maniglia. –Quando sarai pronto a dirmi come stanno davvero le cose, io ti ascolterò. 

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora