Capitolo cinque

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Bakugou's pov

Uno o due giorni dopo la cena dal messicano, mi trovavo come al solito seduto al mio banco di scuola rigirandomi una penna tra le mani con fare annoiato. Non mi piacevano mai le lezioni di Cementos e di solito non le seguivo, recuperando gli argomenti da solo a casa. Per mia fortuna non erano mai troppo difficili e riuscivo a stare al passo col programma.
Questo giorno, il mio sguardo cadde per l'ennesima volta sul ragazzo dai capelli rossi. Mi capitava spesso, ormai non ci facevo quasi più caso.
Al contrario, c'era chi se ne accorgeva ogni singola volta. Quel trio di deficienti -ovvero Pikachu Tarocco, Spara-scotch e Tizia rosa- sembravano quasi tenermi d'occhio, il che mi dava sui nervi.
Gli lanciai un'occhiataccia di rimprovero, ma vidi solo la ragazza litigare con Pikachu a bassa voce mentre l'altro ed inutile personaggio secondario dormiva sui libri.

Suonata la campanella della ricreazione, i due svegli si avvicinarono a me con l'aria di due bambini che avevano in mente un piano malvagio.
–Cazzo volete?– sbottai, allungando i piedi sul banco per potermi stiracchiare un po'.
Le guance della ragazza si tinsero di un rosa più intenso ed acceso del normale, il che probabilmente voleva dire che stava arrossendo. Prese il biondino per me spalle e lo spinse di fronte a se.
–Kaminari deve dirti una cosa– fece lei frettolosa.
Il ragazzo si girò verso di lei. –Avevi detto che gliel'avremmo detto insieme!– protestò.
–Ci ho ripensato– gli fece l'occhiolino. –Ciao ciao!
E se ne andò a parlare con le altre ragazze e Kirishima, che si erano tutti raccolti in un chiassoso gruppetto in fondo alla classe.

Alzai lo sguardo sul biondo. –Allora?
–Emh...– lui aprì la bocca per parlare, ma probabilmente ci ripensò. –Andiamo in un posto tranquillo, magari.
Non riuscii nemmeno a dirgli di no e che non avevo la minima intenzione di staccare il sedere dalla sedia che mi prese per un braccio e mi trascinò a forza verso i bagni tra mille proteste ed imprecazioni. Non si direbbe, ma era davvero forte e bravo ad ignorarmi.
Entrammo nei bagni, cacciò fuori a forza un altro povero ragazzo che si stava lavando le mani e richiuse la porta d'ingresso.
–Tutto questo è strano– commentai.
–Sì, lo so– mi diede ragione.
–Quindi che vuoi?

Prese un respiro profondo. –Allora, tu sai che tu, io e gli altri siamo amici dall'inizio della scuola, anche se in realtà non è passato poi così tanto tempo. Beh, onestamente non so proprio come dirtelo, dato che non mi ero preparato niente (in teoria questa cosa te la doveva dire Ashido) ma vorrei che sapessi che...
–Grazie ma no– lo bloccai, già fin troppo stanco dalle sue parole. –Non sei il mio tipo.
–Cos..?!– spalancò gli occhi sorpreso. –Eh?!
–Non ti stavi dichiarando..?– strinsi gli occhi, un po' diffidente. Avevo capito male?
Fece una faccia schifata, rispondendo alla mia muta domanda. –No!
–Ah– alzai le spalle. –Sembrava.
–Okay, forse era un po' fraintendibile– ammise, confuso dalle sue stesse parole. –Ma no, Bakugou-kun, tu non mi piaci affatto. Tipo... no, scusa, mi piaci come amico ma niente di più.
–E meno male– aggiunsi. –La prenderei come un insulto se piacessi ad un idiota come te.
–...maleducato– borbottò tra sé e sé.
–Cosa hai detto?
–Posso andare avanti?– chiese invece, saltando in aria dal spavento. Forse non si era nemmeno reso conto di aver parlato ad alta voce.
Annuii, decidendo di lasciar correre. –Vai.

–Come stavo cercando di dirti...– riprese il discorso, gesticolando un po' con un sorrisetto soddisfatto. –...devi sapere che c'è qualcuno, e non sono io, a cui effettivamente piaci.
–Mh– risposi. –Bella battuta.
–Non è una battuta!
–Ma dai– liquidai il tutto con un cenno del capo. –Sto sul cazzo a tutti, ma ti pare che piaccio a qualcuno?!
Il biondo sbatté le palpebre diverse volte, stupito. –Non è vero!– insistette con convinzione. –E se ti guardassi un po' intorno, oltre che fare l'antipatico tutto il tempo, te ne saresti già accorto!
–Se lo dici tu– commentai. –E chi è questa persona? È in classe con noi?
Lui annuì. –Esattamente! E ora che te l'ho detto sono sicuro che...
–Come si chiama questa povera disgraziata?– chiesi, onestamente incuriosito dalla faccenda. Ero gay e in ogni caso resta poveretta sarebbe rimasta single, ma mi sarebbe piaciuto sapere chi era.
Kaminari scosse la testa. –È un ragazzo.
–Oh– le mie orecchie istintivamente si tesero ad ascoltarlo meglio, ora realmente molto più interessato. –E chi è?
–Non te lo posso dire– alzò le spalle, con un'espressione quasi da presa in giro. Parlò quasi canticchiando, godendo probabilmente nel vedermi in quella situazione. –Non ha fatto coming out con tutti, quindi non so se vuole che tu lo sappia.
–Dimmelo.
Scosse la testa. –No, no.
–Ti faccio esplodere se non me lo dici, oh!
–Tanto mi fai esplodere lo stesso ogni ogni giorno, quindi accomodati pure– scherzò, insolente. Si guardò allo specchio, sistemò la giacca, mi diede una pacca sulla spalla ed uscì dal bagno senza dire nient'altro.
Io rimasi lì per un po', immerso nei miei pensieri, fino a poco prima del suono della campanella.
Chi era questa persona..? Questo ragazzo..? Potevo davvero capirlo? O in realtà coso mi stava solo prendendo in giro per vedere come reagivo?

Senza dare troppa attenzione a ciò che accadeva intorno a me, tornai in classe e mi risedetti, squadrando dalla testa ai piedi ogni essere di genere maschile presente. Forse andando ad esclusione sarei riuscito a capire chi era!
Non era una ragazza, quindi già sei persone potevano essere escluse dell'elenco. Non era il Pikachu scrauso, e non ero nemmeno io. Meno altri due.
Fantastico, andando ad esclusione potevo capirlo senza difficoltà!
E così, per tutto il resto della giornata, osservai i ragazzi che erano in classe con me. La logica ce seguivo in realtà era facile: cancellavo chi mi sembrava etero o troppo inutile o che semplicemente non avrei cagato di striscio neanche sotto tortura.
E così, alla fine, mi resi conto che il mio gay radar doveva essere rotto dato che, l'unico che scartai con assoluta sicurezza fu quel grappolo d'uva perverito di cui non ricordavo nemmeno il nome.

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuWhere stories live. Discover now