Capitolo ventiquattro

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Kirishima's pov

Dopo cena, Bakugou afferrò due di quei fogli che ci aveva lasciato Aizawa così violentemente da spiegazzarli tutti, augurò la buonanotte al resto della classe con la grazia con cui si minaccia di morte la propria nemesi e mi trascinò via tirandomi per un polso. 
–Bakugou, guarda che tu il tirocinio non lo puoi fare– gli disse Aizawa, alzando la voce per farsi sentire mentre ce ne stavamo andando. –Tu e Todoroki...
Katsuki non si fermò, svoltando l'angolo delle scale e trascinandomi dietro. Da un momento all'altro non vidi più la classe ma solo il muro del corridoio.

–Se tutta questa violenza è solo per il curry, allora sappi che secondo me stai un pochino esagerando– gli dissi mentre salivamo le scale.
–Fanculo il curry, i problemi sono altri– sbottò. –Ti voglio parlare prima che diventano seri, sempre che già non lo siano.
Oddio, che avevo fatto? Mi dovevo preoccupare? Ma soprattutto, se gli avessi corretto il congiuntivo, mi avrebbe fatto esplodere?
Beh, considerando che davanti a me avevo Bakugou Katsuki sì, non potevo escludere la possibilità di essere prossimo al saltare in aria.

Andammo in camera sua senza fiatare; lui sembrava intento a... non lo so, essere incazzato mentre io, invece, stavo rimuginando su tutti i miei errori da un anno a quella parte.
Katsuki si chiuse la porta alle spalle e poi si girò verso di me, le sopracciglia piegate in una smorfia contrariata.
–E quindi..?– mormorai, già impaurito. Non ero molto praticante, ma forse era il momento giusto per mettermi a pregare e sperare che Dio mi tirasse fuori da quella situazione.
–Perché fai i complimenti a quel bastardo a metà?– scattò subito lui. –Merdeku dice che non è nemmeno la prima volta! Che cazzo significa?!
Il mio primo pensiero fu una cosa tipo "Oh... aw, è geloso. Che carino!" ma poi, dopo averci pensato un secondo più -o forse tale illuminazione mi fu data da Dio-, realizzai che la reazione giusta fosse "Porca di quella puttana è geloso" od anche un teatrale "Sono morto, addio".
–Ma no, no!– risposi io, rendendomi effettivamente conto di quanto Bakugou fosse disturbato da ciò. –Non sono complimenti!
–Però a me non l'hai mai detto che sono figo– obiettò lui. –Perché a quello là sì? Che ha lui di più bello di me?
Oh, fantastico. Sembrava quasi di parlare con una ragazzina gelosa.
Non ne sarei uscito vivo nemmeno se Dio in quel momento mi stava guardando.
Alzai le spalle, sperando che quel gesto servisse a smorzare la tensione. Se Bakugou avesse capito che per me era una cosa stupida, forse anche lui l'avrebbe presa con più nonchalance. –Per nessun motivo, Katsuki. L'ho detto e basta.

–Quindi lo pensi e glielo hai detto– saltò subito alle sue conclusioni senza senso. Stranamente, non sembrava arrabbiato. Era deluso, invece. –Quindi quello là è meglio di me.
–No, no, no! Ma tipo, no!– esclamai, andandoci vicino e prendendogli la mano. –A me non frega niente di Todoroki, Katsuki!– gli garantii. –Gli ho detto quelle cose ma non significano assolutamente nulla! Te lo giuro!
–E perché l'hai fatto, allora?
–Non c'è un motivo, te lo giuro– risposi. –Sono solo parole, una battutina messa là tanto per esserci. Ma non vale niente, per me. Todoroki non ha niente che tu non hai, anzi... lui non è nemmeno simmetrico! Tu sei di gran lunga meglio!
E gli sorrisi, sperando che recepisse il messaggio.

In ogni caso, non avrei mai più detto a Todoroki che fosse figo. Mai, nemmeno sotto tortura, anche se era obiettivamente innegabile.
Non avrei lasciato che Bakugou pensasse che fossi infedele o che facessi il cascamorto con il fidanzato del suo migliore amico/ sacco da boxe preferito.
–E va bene– mormorò lui, rassegnatosi alle evidenze. Ricambiò appena il sorriso, ma mi parve un po' finto. –Però non farlo più, okay?– mi chiese. –Oppure esplode.
–Promesso, e scusami tantissimo– dissi, e poi gli diedi un bacio.
Da sotto le mie labbra, mi sembrò più teso e rigido di quanto non fosse normalmente.
L'avevo davvero fatto arrabbiare così tanto..? Dio... Dio, mi dispiace...

*****

Quella notte non rimasi con lui come al solito, ma tornai a dormire in camera mia. Bakugou non me l'aveva espressamente chiesto, ma pensavo che dopo quella chiacchierata fosse meglio lasciarlo un po' da solo. Forse aveva bisogno di prendere a cazzotti il cuscino o di attaccare una foto di Todoroki al muro e giocarci a freccette, ed io non volevo essere in mezzo mentre si sfogava.
Ma dato che di sonno ancora non ne avevo, andai a bussare alla porta di Mina. Sapevo già che mi avrebbe chiesto dell'ultima disavventura, quindi tanto valeva andargliela a raccontare subito.
La porta si aprì subito ma invece della ragazza rosa venne Kaminari-kun ad accogliermi. Aveva una maschera di bellezza sulla faccia, verde menta. Era ridicolo.
–Posso o torno più tardi con due cetrioli?– domandai, chiedendomi se non stessi interrompendo una seduta di bellezza o qualcosa di simile. 
–Vieni, tranqui– rispose, per poi scostarsi all'uscio e lasciarmi entrare.
Sul letto c'era la ragazza proprietaria della stanza; era in pigiama e sfoggiava una maschera uguale a quella del suo amico.
Lei mi rivolse un'occhiata indecifrabile, ci scambiammo due inutili convenevoli e poi si alzò. Prima che potessi rendermene conto, mi ritrovai seduto insieme a loro con la maschera in posa.

–E quindi praticamente Katsuki mi ha detto che non vuole che parlo in quel modo a Todoroki– raccontai. –È geloso, credo...
Kaminari mi diede una pacca sulla spalla. –Vuol dire che ci tiene!– esclamò, un po' come se fosse un complimento. –È una cosa bella, amico! Anche io, se qualcuno si avvicinasse a Hitoshi, andrei fuori di testa...
–Sì, okay– mormorai, incerto. –Però non voglio che lui la prenda male, capisci?
–Però Todoroki è davvero stra-figo– commentò la ragazza, dando ragione a ciò che avevo detto a cena. –È inutile dire di no. Piace a tutti, quel ragazzo.
–Non a Bakugou, evidentemente– disse Kaminari.

Mina scosse la testa, contrariata. –Pazzesco..! Secondo me lo trova affascinante ma non ha il coraggio di dirlo ad alta voce.
Sospirai. Cosa pensasse Bakugou di Todoroki non mi importava, volevo solo che tra noi due filasse tutto liscio.
–Non vorrei che ora pensasse che, non lo so, lo preferisca a lui..?– confessai, e cominciai a sentirmi la pelle bloccata dalla maschera che si stava seccando.
–Katsuki è capace di immaginarsi qualunque cosa, credetemi!
–Non riesco a crederci ma non lo metto in dubbio– convenne il biondino, per poi chiudere gli occhi e concedersi un po' di relax. Anche la sua maschera si stava asciugando ed ormai gli veniva difficile parlare.
Mina decise di mettere un po' di musica in sottofondo, poi imitò Kaminari e mi sembrò sprofondare in un sonno più o meno profondo.
Fu l'unica volta che li vidi zitti e tranquilli in tutta la mia vita.

–Che devo fare?– domandai, ma nessuno dei due mi diede una risposta.
Stavano entrambi facendo finta di dormire, quindi probabilmente non sapevano che caspita dirmi. E come dargli torto?
Bakugou Katsuki era un enigma tanto per loro quanto per me, nonostante io dovessi essere colui che lo conosceva meglio di tutti...
Se le cose stavano così, avevo una sola cosa da fare e forse avrei dovuto farlo prima di mettermici insieme, ma non aveva più importanza.
Dovevo conoscere meglio Katsuki.

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuWhere stories live. Discover now