Capitolo sessantadue

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Bakugou's pov

Qualcuno venne a battere il pugno contro la mia porta nel momento meno adatto in assoluto.
–Chi è?– sbottai, alzando la testa da sopra il letto e pensando a come fosse meglio insultare colui o colei dall'altra parte.
–Io– rispose la voce del fidanzatino di Deku.
–E che cazzo vuoi?– domandai.
–Emh entrare– rispose.
–No.
–Ma ti devo parlare.
–Non è il momento!
–Ma riguarda Kirishima-kun.
Mi alzai dal letto con un balzo ed andai ad aprirgli la porta. –Entra– dissi, dopo aver controllato con lo sguardo che non ci fosse nessuno a poterci vedere. L'ultima cosa che mi serviva era che qualcuno oltre lui vedesse che in quel momento avevo addosso una maschera al carbone vegetale contro i brufoli messa nella zona T, ovvero su fronte e naso.
–Sei caduto nel petrolio?– scherzò quando mi vide.
–Non fai ridere– sbottai, scansandomi per lasciarlo entrare.

Todoroki prese posto sul letto, guardandosi curiosamente attorno. Quando il suo sguardo si posò sulla mia libreria, si trovò ad un passo dalla morte.
–Non una parola sui titoli– lo ammonii, lasciando intendere che se avesse osato dire a qualcuno che cosa leggessi gli avrei spaccato la faccia.
–Sei proprio gay– commentò.
–Lo so– liquidai il problema in breve, facendogli capire che dovevamo spicciarci. –Che ti ha detto Kirishima?
Strinse le labbra. –Emh... è una lunga storia.
–Raccontamela– gli ordinai.

*Musichetta da cambio di point of view simile alla sigla di Spongebob*
*Se volete sapere perché sappiate che non ne ho idea ma me l'ha suggerita Denki*

*Transizione: siamo in camera di Todoroki, qualche ora prima*

*****

Todoroki's pov

Stavo lavorando alla ormai famosa ricerca su Dazai, mettendo insieme qualcuno dei riassunti che gli altri miei compagni di classe mi avevano fornito. Si trattava di un'attività alquanto noiosa e ripetitiva, ma la stavo comunque svolgendo con diligente efficienza. O almeno, questo finché qualcuno non bussò così forte da quasi buttar giù la porta.
–Todoroki-kun, sono Kitishima, ti devo parlare– la voce del ragazzo dai capelli rossi si propagò nell'aria. Era teso, e qualunque cosa dovesse dirmi sembrava necessitare la massima urgenza ma, dato il casino che stava facendo, non la massima riservatezza, tanto che la sera a cena quasi metà dei miei vicini di stanza (abitanti sia di lato che sopra e sotto la mia camera) mi chiesero cosa diavolo fosse mai accaduto.

–Vieni, entra– lo invitai, alzandomi dal mio futon per accoglierlo. –C'entra qualcosa con il progetto?
Scosse la testa. Era rosso come i suoi capelli, forse affannato per una lunga corsa svolta senza una precedente ed adeguata preparazione fisica.
Gli porsi una bottiglia contenente mezzo litro d'acqua, certo che l'avrebbe accettata. Infatti la prese e la buttò giù tutta come io di solito butto giù il vino.
Prese un paio di affannose boccate d'aria, per poi proseguire con quello che, a parer mio, si rivelò essere una delle conversazioni più strane e difficili della mia travagliata esistenza.
–C'entra con Midoriya e quell'altro puttano– mi rivelò, stanchissimo, dopo aver bevuto quasi tutta la bottiglietta. –Che cavolo è successo?

–Ah, sì– compresi quale fosse il problema. –Avevo intenzione di dirtelo a cena– continuai con calma, sperando che potesse anche lui riprendersi e ragionare un po'.
–Dopo che te ne sei andato ho chiesto a loro due di chiarirmi la situazione. Li ho ascoltati con attenzione e ho capito che non ci avevamo capito niente.
–Nel senso?– chiese Kirishima.
–Nel senso che non ci hanno mai tradito, avevamo capito male noi– spiegai, restando però vago. Non potevo certo spiegargli la questione della successione del potere di All Might. Già io non l'avrei dovuta conoscere, figurarsi se potevo divulgarla senza, per di più, averlo chiesto prima ai diretti interessati.
–E quindi ho perdonato Izuku– conclusi. –Ora stiamo di nuovo insieme.

–Non ci hanno traditi?– ripeté, dubbioso. Vidi un suo sopracciglio incrinarsi, ed un po' di senso di colpa nascere sul suo volto. –Davvero?
–Davvero– confermai, annuendo.
–Ma sei sicuro? No perché, beh, era tutto molto fraintendibile...– mormorò. –Cioè, che hanno fatto allora..?
–Già... molto– convenni con lui, ripensando ad esempio a quella volta che li avevo beccati mano nella mano in corridoio.
–E allora... perché?
Mi sentii sbiancare.
–Todoroki-kun?
–Emh...– bofonchiai, pensando a cosa avrei potuto dirgli dopo.
–Todoroki, qual è il vero motivo per cui si sono comportati in modo così strano?
Sbiancai ancora un po', e quasi tenerti di starmi ricoprendo di brina. –Beh... la cosa è... è che...
–Todoroki-kun..?
–Senti, non te lo posso dire– tagliai corto.
Kirishima rimase un attimo fermo ed in silenzio, processando la risposta.
–Non me lo puoi dire– disse.
Scossi la testa. –No.
–Perché?
–Perché... perché...– mormorai. –Perché non... non te lo posso dire.
Il ragazzo davanti a me sbatte un paio di volte le palpebre.
–È un... segreto– dissi infine.
Kirishima prese un respiro profondo e poi partì in sottofondo da non si sa bene dove il suono di un certo meme che inizia con "Omae wa mou shindeiru".
–NANIIIIIIIIII?!– Kirishima quasi impazzì e, dato che di meme non ne abbiamo mai abbastanza, la sua caccia divenne così:

 –NANIIIIIIIIII?!– Kirishima quasi impazzì e, dato che di meme non ne abbiamo mai abbastanza, la sua caccia divenne così:

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Mi fece molta, molta paura.

*****
*Fine racconto di Todoroki*

Bakugou's pov

–Beh che dire– conclusi alla fine, quando le labbra del mio amico smisero di parlare. –Sono nella merda.
–Sì– confermò, senza nemmeno provare a consolarmi.

Effettivamente, c'era ben poco da consolare.

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Oggi capitolo corto, mi dispiace ma ho passato tutto il mio tempo a scrivere il 29/30 della dabihawks e mi ero completamente dimenticato di questa fanfiction

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu