Capitolo sessantatre

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Kirishima's pov

Finita di narrare la mia disavventura con Todoroki a Kaminari, Ashido e, dato che era là per caso, pure Sero, le facce dei miei amici si contorsero in una smorfia stupita.  
–E quindi, a conti fatti, che cosa ne hai capito?– chiese il ragazzo sai capelli neri, a conclusione di una mia discussione pressoché infinita sul per come e sul perché niente in tutta quella storia avesse senso. –Cioè, cosa ne abbiamo potuto evincere?
–Ma, guarda, diciamo che secondo me queste dannate corna me le ha fatte– dichiarai. Ero troppo convinto della mia versione dei fatti per convincermi della remota possibilità che non era mai stato dimostrato niente e magari era successo l'esatto contrario. –Non ha senso, comunque tu la metta... che altre strane cose dovrebbe avere da nascondere, se no? Un superpotere segreto dal quale dipende il destino del Paese? Che è, Superman? 
(La leggenda narra che quando finii di pronunciare quelle parole da qualche parte, in un'altra ala della scuola, Bakugou si strozzò con un panino.)

–Boh, può anche essere– sospirò Mina, a mo' di presa in giro. –Viviamo in un mondo strano, del resto.
–Ma infatti– convenne Kaminari, dandole man forte. –Magari è invischiato in qualche strano progetto assurdo con i migliori pro hero del Giappone– aggiunse, fingendosi serio così tanto bene che quasi credetti lo pensasse veramente. Ma, persino per lui, dire una così stupida era una scemata.
–Seh– sospirò Sero, annoiatamente sdraiato sul letto di Mina a farsi i fatti suoi al cellulare. –E io allora non sono ispanico. 

–Tu non sei ispanico– precisai. 
–Sì, lo so, ma non ci crede nessuno– rispose. –Non ci credo nemmeno io, infatti.
–Cosa?
–Sono portoricano, no?
–No..?
–COME NO?!
–Ah no?– aggiunse Ashido.
–Ma certo che lo è– fece Kaminari.
–Eh, infatti– disse Sero. –Ti sembro non argentino?
–Sei argentino?
–No.
–E ALLORA?!
–E allora si vede che sono messicano, no?
–Ah..? Ma da quando..?
–Ma che cazzo state dicendo– aggiunse Mina, il cui cervello era così confuso da starsi squagliando come un formaggio nel forno. 
Sbattei le palpebre un paio di volte in cerca della defunta logica nel discorso; avevo leggermente perso il filo, quindi decisi di sorvolare sui superpoteri segreti e sulle presunte origini ispanoamericane di Sero e passare dritti ad un problema di gran lunga più realistico e urgente da risolvere. Oh, Dio, in realtà non era affatto urgente, ma sorvoliamo su questi futili dettagli e torniamo a noi. Fine del flusso di coscienza.

–Piuttosto, quello che veramente, ragazzi, non ha il minimo senso logico...– ripresi a parlare, mentre i miei amici mi fissavano fingendosi interessati al discorso. –È che Todoroki dopo tutti questi bordelli abbia perdonato Deku. 
–Si sono rimessi insieme?– domandò allora la ragazza rosa, le cui orecchie si erano drizzate per la curiosità.
–Esatto– confermai, esprimendo il mio disappunto con tutta l'enfasi di cui ero capace.
–Hanno fatto bene– dichiarò Sero. 
–Benissimo– lo sostenne Kaminari.
–Ma..!
–Solo "Ma..!" sai dire– mi rimproverò la ragazza. –Suvvia, Kiri..! Se anche tu ascoltassi la loro versione dei fatti, forse lo perdoneresti.
–Ma mi ha tradito!
Kaminari alzò gli occhi al cielo.

–Ascoltami– disse, tirandosi a sedere sul letto per assumere una posizione un po' più autoritaria e seriosa. –Io e Toshi abbiamo uno spasimante che passa il 99% del suo tempo quando è sveglio a flirtare con noi e noi non solo lo lasciamo fare, ma gli rispondiamo e gli diamo pure corda– iniziò, parlando chiaramente e con una compostezza impropria della sua persona. –E poi, io sono lo stesso che più volte ha simpaticamente proposto al proprio ragazzo di uscire il sabato sera per andare a rimorchiare e che su internet lascia apprezzamenti e mi piace a chiunque il mio cervello reputi figo. E va bene così, perché è normale che accada.
–Però tu non hai tradito Shinsou-kun!– ribattei. Stavo iniziando a sentirmi un po' indisposto.
–E probabilmente nemmeno Bakugo l'ha fatto!– insistette. –Perché avrebbe dovuto?!
–Perché è troio!
–MA CHE RAGIONAMENTO È?!

Mi voltai dall'altra parte, leggermente offeso. L'aggressività in quella domanda aveva fatto scattare in me un qualche ingranaggio azionato dalla ragione. Effettivamente... che razza di ragionamento era?
–Dici che non ha senso?– tentai, non facendo capire troppo agli altri presenti che quel dubbio, pian piano, stesse nascendo in me.
–MA CERTO CHE NON HA SENSO– intervenne Mina così di getto che mi fece spaventare e prendere un mezzo infantino.
–NESSUNO HA MAI PENSATO AVESSE SENSO– aggiunse Kaminari.
–IO NON HO MAI PENSATO AVESSE SENSO– dichiarò Sero.
–NEMMENO GLI ALTRI PERSONAGGI HANNO MAI PENSATO AVESSE SENSO– esclamò quindi Ashido.
–MANCO IL/LA/LX LETTORE/LETTRICE/LETTORX CHE CI STA GUARDANDO DA LASSÙ HA MAI PENSATO AVESSE SENSO SUPERATI I PRIMI DUE CAPITOLI– concluse Kaminari.
–E Nikita?
–No, il senso lo lascio alle altre fanfiction– scrisse Nikita, ma alle nostre orecchie suonò come una voce fuoricampo. –Più o meno.
–Confermo– disse Kaminari.
Indicai l'aria. –Mannaggia a te!
Non chiedeteci come facciamo a saperlo, ma Nikita ci fece segno di okay con il pollice. –Ora spicciamoci che devi andare a parlare con Bakugou.
–Perché?!– esclamai.
–Perché la fanfiction finisce tra pochi capitoli e ancora non avete fatto pace. 
–Ma... uffa!
L'autore di questo obbrobrio sospirò. –Suvvia, non fare il bambino. Andiamo, su. Ti sta aspettando da una decina di capitoli.
–Okay capo...

Dato che gli scrittori possono scegliere di far fare quello che preferiscono ai personaggi, ed essendo io un personaggio, mi ritrovai a camminare a passo spedito verso la stanza di Bakugou. Mi resi conto che si trovasse letteralmente cinque metri più avanti della mia porta, mi rilassai e bussai alla sua porta.

–AMMAZZATI– fu la risposta che venne dall'interno.
Alzai gli occhi al cielo.
Era tale e quale a quando l'avevo piantato.
–Posso parlarti?
La porta della sua camera si spalancò alla velocità della luce ed un Bakugou molto stanco e dal profumo dolciastro venne ad aprirmi. –EIJ-... KIRISHIMA?!
–Mi pare che mi chiamo così– confermai. –Posso?
Bakugou strinse le labbra. –Un secondo. 

Il biondo si allontanò dalla porta, prese Midoriya per le orecchie e lo buttò fuori dalla stanza a calci.
–KACCHAAAAAAAAAN!!– strillò, volando via dalla presa di Bakugou per atterrare solo una decina di metri più in avanti. Io gli rivolsi uno sguardo a metà fra il divertito ed il preoccupato per la sua salute, ma dopo averlo visto rialzarsi e salutarmi passai oltre e mi concentrai sul mio ex. 
–Okay– gli dissi. –Abbiamo un po' di cose da dirci. 

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuOù les histoires vivent. Découvrez maintenant