Capitolo cinquantacinque

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Bakugou's pov

Non saprei dire se in quel momento avrei preferito andare a suicidarmi, ammazzare quella specie di Kuroo o andare a litigare di nuovo con Kirishima finché non l'avessi convinto che tra me e Deku non c'era nulla più di una semplice amicizia un po' violenta e burrascosa.
Nel dubbio, non sapendo che cosa fare, mi limitai a stringere i denti, mangiarmi una pellicina e tirare uno schiaffo a Deku.

–Ma..! Che ho fatto?!– protestò il ragazzino dai capelli verdi, colto alla sprovvista ma non molto sorpreso. –Perché, Kacchan?! Non stavo neanche respirando!
–Guarda Eij-... Kirishima-kun– gli risposi, e gli indicai dov'era senza farmi notare troppo né da lui né dal ragazzo a cui si teneva avvinghiato un po' come Deku si attacca a me quando deve piangere. Erano molto vicini, molto stretti e mi erano passati giustamente davanti a sbattermi in faccia tutta la loro felicità. Non saprei dire se fu un caso o lo fecero di proposito; in ambedue i casi il sangue nelle mie vene aumentò la propria temperatura fino all'ebollizione e, con un po' di impegno, sarebbe giunto all'autocombustione.

Deku spostò lo sguardo da me e li individuò senza particolari difficoltà. D'altronde, si erano piazzati a parlare con un tizio in un punto libero ben visibile da dove eravamo io ed il mio amico. Sembravano allegri, soprattutto Eijir-... Kirishima-kun. Mi diedi un colpettino sulla fronte, come se volessi cercare di buttare fuori il suo nome dall'interno.

"Cazzo, è Kirishima-kun!" mi rimproverai. "NON HAI IL DIRITTO DI CHIAMARLO EIJIRO, KATSUKI!"
Devo farmi ancora entrare in testa che non ho più la facoltà di chiamarlo per nome, scusate. Non riesco ad accettarlo in alcun modo e non posso farci niente. Nel mio cervello, lui è ancora il mio ragazzo.

–Oh... con Amajiki senpai– mormorò sottovoce, non so se dispiaciuto o cos'altro. –Beh... loro... cioè, non lo so, magari non... fanno strano, ma...
Scossi la testa e distolsi lo sguardo. –Non dire niente. Andiamocene via.
–Sì, okay– Deku annuì con un pizzico di riluttanza, lo sguardo posato ancora su di loro. –Sta per suonare, andiamo.

Ci voltammo dall'altra parte e proseguimmo il nostro percorso verso la classe. Non incrociammo quasi nessuno per i corridoi, solo Yaoyoppai. La ragazza si sistemò la coda e ci accompagnò tutto il tempo, sparlottando (diamo i crediti di questo verbo strano al Trono del Muori) allegramente di argomenti molto frivoli.

Arrivammo in classe per primi. Io buttai il mio zaino da qualche parte vicino alla mia sedia e mi sedetti sul banco. Presi il cellulare e lo accesi, anche se non avevo niente da farci. Aprii Instagram e lo richiusi annoiato, controllai WhatsApp ma vi trovai il deserto più assoluto; aprii Tiktok e giustamente il primo video a spuntarmi fu un cosplay di Dazai e Chuuya ai limiti della pornografia. Riconosciuto il suono -che voi so benissimo che sapete qual è-, chiusi l'applicazione giusto un secondo prima che un "ah~" si diffondesse per la stanza. Solo la figura di merda, mi mancava, e avrei collezionato tutte le sventure del caso.
Dite che a una certa avrò finito la raccolta fdm e mi daranno un premio? Tipo con le raccolte punti del supermercato?

Va be', tornando a qualcosa di più coerente col racconto, quella mattina in classe non avevo proprio niente da fare, nemmeno litigare con le comparse che pian piano stavano entrando. 

Persino il rappresentante, quel Secchio-flash, entrando dalla porta, non mi aveva ripreso. Probabilmente mi ero seduto sul banco così tante volte che persino lui aveva perso le speranze.

Attesi che arrivasse l'insegnante, ma questi era in ritardo. Qualcuno prese il libro ed iniziò a studiare da solo, qualcuno si divertì a chiacchierare e fare casino. Io, più annoiato che altro, mi guardai intorno. Notai che c'era ancora qualche posto vuoto.
Mancavano per l'appunto Aizawa, Kirishima ed il suo amichetto biondo, quel babbeo biondo che sembra sempre fumato.

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuWhere stories live. Discover now