Capitolo cinquantaquattro

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Da lontano, una voce narrante che potrebbe essere la mia, ci racconterà i  breve gli ultimi avvenimenti.

Qualche tempo prima, e con qualche tempo prima intendo tipo uno o due giorni fa, Bakugou e Deku hanno tenuto impegnato a lungo il professore Aizawa per spiegargli l'assurda situazione in cui erano incappati. Il prof ascoltò con interesse -o almeno finse di farlo, dato che probabilmente non gliene poteva fregare di meno-, per poi iniziare ad abbozzare insieme con i suoi studenti un piano logico che si potesse mettere in atto per risolvere la situazione.

Eri-chan, che era là, smise di giocare e si sedette sulle gambe di Deku ad ascoltare, sebbene in tutto il loro discorso non ci capisse granché. 

Kaminari-kun raggiunse invece Shinsou-kun; i due rimasero insieme in disparte senza dare fastidio. Tuttavia, dato che Bakugou era ancora molto giù di corda, li cacciò via dicendo di andare a fare la coppietta di comparse da un'altra parte dove lui non li dovesse per forza vedere. Bakugou-kun non lo ammetterà mai ad alta voce, ma saliamo tutti benissimo che, guardandoli, pensava a lui e Kirishima. Quel povero ragazzo non ha la forza psicologica per reggere (lo sappiamo che sotto sotto è un bimbo); Deku, al contrario, era relativamente tranquillo.

*****

Bakugou's pov 

Alla bambina cornuta piaceva fissarmi. Capisco di essere figo -no non è vero, faccio schifo e questa è ironia- ma trovavo il suo sguardo, curioso ed insistente, fastidioso e molto molto disturbante. Stava guardando molto intensamente i miei capelli da una manciata di minuti, e ciò cominciava a mettermi a disagio.

–Che hai da guardare?– le chiesi, un po' brusco, mentre Deku era impegnato a spiegare ad Aizawa qualche particolare utile della sua relazione con Todoroki.
Lei spalancò gli occhioni ed abbassò le sopracciglia verso il basso. –Scusa– disse, e distolse lo sguardo. 
Alzai gli occhi al cielo. Sembrava quasi di avere a che fare con il Deku vissuto diversi anni prima. Non parlava, teneva gli occhi bassi e se apriva bocca era solo per chiedere perdono. Me ne accorsi subito. Allo Shie Hassaikai dovevano averla praticamente torturata, era evidente. Mi si strinse il cuore, guardandola. Mi sentii in colpa, ovviamente non per lei ma per il ragazzo che la teneva in grembo.
Mi ero comportato male, malissimo, nei suoi confronti. 

Presi un respiro per provare a calmarmi. –No, tranquilla– mi sforzai di dire. –Cosa guardi, tappa?
Lei sbatté un paio di volte le palpebre, spalancando gli occhioni rossi. Sembrava un po' impaurita. –Mi chiedevo se pungono– ammise.
Storsi le sopracciglia, non vedendo niente di appuntito nelle immediate vicinanze della mia faccia. –Ah? Cosa pungono?
La bambina arrossì. –I tuoi capelli– spiegò. –Sono a punta, quindi pungono?
Deku trattenne una risata, mentre il sensei emise una specie di rumore che non so come rendere con un'onomatopea, ma credo sia trascrivibile con "PFFTTTTTPUAHAHAHAHKKKK". O qualcosa di simile, credo.

Ridacchiai appena pure io. Non volevo urlare contro una bimba così piccola, non dopo tutto quello che aveva passato, e poi la sua osservazione era simpatica.
–Vieni– le dissi con un sorriso. –Scoprilo tu stessa.
Le tesi la mano e lei la afferrò con una certa riluttanza. Sentii che Aizawa ci stava fissando, probabilmente neanche troppo contento che la piccoletta avesse a che fare con me, ma non ci bloccò.
Lei si alzò, fece qualche passo e si mise sulle punte per raggiungere i miei capelli. Vi appoggiò la manina e li tastò con attenzione, all'inizio diffidente ma poi sempre più contenta.
–Sono morbidissimi!– esclamò con un sorriso. –Tipo il pelo di un volpino!
–Qualcuno, qualche volta, mi ha detto che ci assomiglio, ai volpini– ammisi, mentre lei continuava a scompigliarmi i capelli.
–Davvero? Hitoshi ni-chan invece dice che sembri un por-...– rispose, ma Aizawa la prese per mano e la fermò a metà frase.

–Dai Eri, lasciami pensare a una soluzione al problema dei ragazzi– le disse. –Con loro continuerai a giocare dopo, okay?
Lei annuì. –Posso restare con voi, non è vero?
Il sensei alzò gli occhi al cielo. –No.
–Ma dai, Shouta-san! Bakugou-kun ha i capelli bellissimi!– protestò. –Ci voglio giocare ancora!
Lui continuò a dirle di andarsene dallo zombie con i capelli viola, ma la piccoletta non ne aveva la minima intenzione.
Si aggrappò a me con forza. –Voglio stare con Bakugou-kun!
–Per me non c'è problema– garantii, e la invitai a prendere posto da qualche parte che non fosse aggrappato alla mia schiena.
Dopo l'ennesima serie di proteste, Aizawa acconsentì a farla restare lì con me fino alla fine della conversazione.

Giustamente, tra i mille angoli in cui si poteva ficcare, Eri decise di sedersi sopra le mie spalle per giocare con i miei capelli.
–Okay, allora– annunciò finalmente Aizawa, lieto che finalmente potessimo concentrarci sul nostro problema. –Avete qualche consiglio?
–Allora, secondo me il problema principale sta nel fatto che non ci ascoltano– esordì quindi Deku. –Forse Todoroki potremmo anche convincerlo a darci retta, ma Kirishima...
–Eijir-... Kirishima-kun è molto arrabbiato– mormorai, cercando di ficcarmi in testa l'idea che Eijiro non lo dovevo chiamare Eijiro. –Non ci parlerà, a meno che proprio non sia costretto.
–Lo penso anche io– convenne Deku.
–L'avete fatta così grossa?– chiese il sensei, confuso ma anche sorpreso.
Scossi la testa, e quindi Eri me la bloccò per impormi di stare fermo e farla giocare. –Ha fatto tutto Kirishima.
–Un casino, sensei, mi creda– aggiunse Deku.

–Che shampoo usi?– mi chiese Eri, ritirandosi qualche ciocca fra le dita. 
–Quello che Yaoyoppai si scorda in bagno– dissi, e tornai a prestare attenzione a Deku e quel barbone del mio insegnante.
–Kacchan...– mi riprese il mio amico
–Cosa?
–Non è molto carino.
(Nota: "oppai" vuol dire tette)
–Sì ma è realistico– obiettai.
Sospirò. –Lo so, ma non farlo.
Aizawa trattenne una risata, ma non ce la fece e scoppiò a ridere. –Yaoyoppai..!
–Sensei..!– esclamò Deku, portandosi una mano sul petto, sconvolto.

–Va be', comunque– riprese il discorso, quando si fu calmato. –Se il problema è che non vi lascia interagire con lui, allora dobbiamo forzare il corso degli eventi.
–In che senso?
–Dobbiamo obbligarlo a parlarvi– spiegò. –Coinvolgendo anche Todoroki, ovvio.
–Sembra una minaccia– osservò la bambina.
–Anche a me– disse Deku.
–Mi spiego peggio– fece allora il sensei. –Mi occuperò di pensare a qualche progetto di gruppo, e metterò voi tutti a lavorare insieme. Dovrete parlarvi per forza di cose.
Alzai le spalle. –Bah, tentiamo.
–No, non funzionerà– decise Deku con la stessa precisione di chi pensa di poter prevedere il futuro.
–Questo è lo spirito giusto!– esclamò Aizawa, che probabilmente non l'aveva nemmeno ascoltato. –Eri, va a chiamare quei due là in fondo. Ci servono più cervelli per pensare, e Shinsou potrebbe trovare qualche buona idea.
–E Kaminari?– chiese Deku.
–Pfff– disse Aizawa. –Kaminari il cervello se l'è fritto anni fa, ma almeno è simpatico. Vai a chiamarli, su.

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuWhere stories live. Discover now