Capitolo otto

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Kirishima's pov

Il sabato mattina dopo aver pranzato con Bakugou, il mio telefono ricevette un messaggio e mi svegliò. Sbadigliai, allungai un braccio oltre le coperte e guardai che ore fossero: le dieci meno un quarto.
Non era tardi ma nemmeno così presto, così decisi di leggere le notifiche e capire chi mi cercasse a quell'ora. Le opzioni che avevo in mente erano Kaminari o Mina, ma mi sbagliavo di grosso.
–E che vuole lui?– mormorai stranito, leggendo il nome di Midoriya sul telefono. Cliccai sull'icona e si aprì WhatsApp.
Iniziai a leggere il testo del messaggio che, bello lungo e discorsivo, diceva solo che aveva bisogno di parlarmi ma, dato che potrebbe anche risultare una conversazione simpatica, ve la riporto:

"Ciao Kirishima-kun, spero di non averti svegliato!" recitava la prima riga. "In ogni caso, buongiorno!"
–E invece– commentai a bassa voce, per poi andare avanti.
"Volevo farti sapere che ieri dopo scuola ho visto Bakugou-kun" continuò lui, che notai essere ancora online, forse in attesa di una risposta. "Praticamente dopo aver parlato con te del suo ammiratore segreto è venuto a cercarmi per chiedermi se fossi io"
–Che storia– mi misi a ridere, immaginando Bakugou che andava dal suo storico rivale a chiedergli se fosse innamorato di lui.
"E poi mi ha chiesto anche una mano per cercare di capire chi sia questo ragazzo, dato che lui (dato che ha la stessa capacità di comprendere le emozioni umane che ho io di comprendere cosa significhi non avere un braccio rotto) non l'ha capito"
–Mamma mia, quanto parla però– mormorai, ormai stanco di leggere il suo messaggio.
"Probabilmente arrivati a questo punto avrai capito perché ti sto disturbando, ma non mi va di parlarne in chat perché potrebbe risultare un pochetto insensibile" continuò, alludendo a qualcosa che io però, assonnato com'ero, non avevo ben colto. "Quindi ti dispiace se usciamo, oggi o domani, così te ne parlo faccia  a faccia davanti a una bibita o qualcosa di simile?"
Fui tentato di rispondergli con un semplice e banalissimo "Okay, vediamoci in centro alle quattro" ma dopo il suo poema mi parve troppo striminzito. Allungai un po' chiedendo anche cosa volesse fare dopo e inviai il messaggio.
Midoriya rispose circa all'istante.
Ci mettemmo d'accordo e poi scesi a fare colazione.

–Ciao, ma'– salutai mia madre, seduta al tavolo del soggiorno con un cappuccino in mano.
–Ehi, buongiorno!– mi salutò allegra, invitandomi anche a prendere posto sulla sedia accanto alla sua.
–Ciao Eiji!– esclamò una donna dalla lunga chioma bionda, sporgendosi dai fornelli della cucina-soggiorno. Era piccolina, snella e con gli occhi grandi e color ambra. Si chiamava Eriko, ed era la compagna di mia madre.

Mi sedetti al mio posto accanto a mia mamma, una signora alta e ben piazzata, dai capelli corti e scuri e dagli occhi rosso fuoco. Ci somigliavamo come due gocce d'acqua.
–Allora, dormito bene?– chiese lei.
Annuii mentre Eriko mi porgeva una tazza identica a quella in cui aveva bevuto mia mamma. –Il risveglio un po' meno.
–Mh?– chiese, curiosa. –Che è successo?
–Mi ha svegliato un mio compagno, Midoriya– raccontai. –Mi ha chiesto di uscire, se per voi va bene.
–Uuh!– fece lei, ridendo. –E chi è questo qua? È carino?
–Mamma!– esclamai, arrossendo di colpo. Nascosi il volto dietro la tazza, mentre lei non la smetteva di ridere.
–Shizu!– la rimproverò anche Eriko, che però sembrava divertita quasi quanto lei. –A Eiji piace Bakugou, è ovvio che non hanno un appuntamento!
–Mannaggia, hai ragione!– esclamò la mora.
Avrei voluto sprofondare dall'imbarazzo e diventare un tutt'uno con la sedia con la quale, essendo anch'essa rossa, mi sarei mimetizzato alla perfezione.
–Posso andare?– mormorai.
–Ovvio– dissero entrambe.
Mia mamma biologica mi fece l'occhiolino. –Poi facci sapere come va!

*****

Midoriya, puntuale come un orologio svizzero, si fece trovare alle quattro in punto nel luogo che avevamo prestabilito. Aspettandomi, si era portato dietro un manga e ora lo stava leggendo seduto su di una panchina.
Non fu difficile individuarlo, con quei capelli verdi che si ritrovava.
Mi avvicinai e lo salutai. –Ciao Midoriya-kun!
Lui alzò gli occhi dal manga e mi rivolse un sorriso gentile; i suoi occhi si chiusero e presero la forma di due fessure curve e scure, molto allegre. –Ciao Kirishima!
Mise da parte il manga e si alzò in piedi. –Mi dispiace se ti ho chiesto di uscire così all'improvviso– si scusò, accennando un inchino. –Ma ti dovevo parlare prima di tornare a scuola lunedì.
–Okay...– mormorai. –Si tratta di Bakugou, vero?
–Già.
Mentre parlavamo avevamo iniziato a camminare per le vie e le piazze circostanti, probabilmente perché entrambi, pur sapendo dove quella conversazione dovesse andare a parare, dovevamo scaricare la tensione.

–Ripensandoci dopo è stato divertente, sai?– scherzò. –Quando Bakugou è venuto a parlarmi, intendo.
–Ah sì?– chiesi, un po' titubante.
–Sì, e c'è rimasto quando gli ho detto che non mi piace– aggiunse lui. –Sostiene che mi avrebbe rifiutato. Non preoccuparti.
–Quindi lo sai?– chiesi, arrossendo non poco.
Lui strinse le labbra ed annuì. –Non ci vuole molto a capire che non sei etero, Kirishima-kun.
–E pensare che stavo cercando di nasconderlo– ammisi.
–Mh? E perché?– chiese. –Non c'è niente di male nell'essere gay.
–No, no, lo so... volevo solo nascondere il fatto che mi piace Bakugou– dissi.
–In effetti potresti passare per masochista– convenne. –O per pazzo.
–O entrambe le cose– aggiunsi io.

–Ma cosa ci trovi in lui?– mi chiese, curioso.
–Mh... non lo so– risposi con sincerità. –Bakugou... io mi rendo conto che come persona non sembri un granché. È sempre irritato, irrispettoso e pesante ma, sai, ho avuto modo di passare tanto tempo con lui.
–Però, che tu ci creda o meno, dietro quella sua corazza di antipatia e minacce di morte, Bakugou nasconde un altro suo lato. Sa essere gentile ed affettuoso, quando gli va...
–Davvero?– mi interruppe, giustamente stranito. –Affettuoso? Bakugou?
–Sì, ti giuro– gli dissi. –Una volta che eravamo da soli mi ha fatto una carezza.
–Ma era davvero lui o ha un gemello segreto che non conosco?– domandò il ragazzo, dubbioso.
–Era lui.
–Ma era ubriaco?
–Ancora con questa storia?!– sbottai, esasperato. –No! Era perfettamente normale!
–Assurdo– commentò.

Mi invitò poi a bere qualcosa in un piccolo localino che faceva solo bibite d'asporto. Ne prendemmo un paio e poi ci sedemmo su una panchina in un angoletto isolato, dov'era possibile parlare in relativa pace.
–Bakugou-kun mi ha chiesto di aiutarlo a capire chi è questo suo ammiratore– rivelò dopo un sorso del suo tè freddo. –Io... cosa dovrei fare? Gli dico che sei tu?
Scossi la testa. –Non dirglielo, per favore– lo supplicai. –Non so come potrebbe prenderla.
Probabilmente, realizzai, era un po' ipocrita da parte mia chiedergli di non dire nulla a Bakugou dopo essere andato a cercarlo al torneo, dopo avergli detto in faccia che è affascinante e aver cercato di fargli capire che il suo fantomatico ammiratore sono io.
–Vorrei dirglielo di persona– aggiunsi infine. –Se ci sarà l'occasione giusta, se no niente.
–Come vuoi, ma guarda che non ti direbbe niente di male– annuì, per poi rivolgermi un altro di quei suoi sorrisi gentili. –In ogni caso, buona fortuna.


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Spazio me

Ciau, oggi pubblico mezz'ora prima.
Non c'è nessun motivo, mi sto solo annoiando.
Bye

Nikita

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuWhere stories live. Discover now