Capitolo sei

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Kirishima's pov

–Ho fatto dire da Denki a Bakugou che in classe c'è qualcuno a cui piace– annunciò Mina a pranzo, sbattendo una pila di libri sul tavolo e quasi rovesciando il vassoio del pranzo.
–Tu cosa?!– esclamai a voce alta, stralunato. Attiriamo l'attenzione di tutti coloro che si trovavano nell'arco di cinquanta metri, ma li ignorai completamente.
Sperai sinceramente di aver capito male, ma ero altrettanto certo di aver sentito benissimo. Ero rovinato..! Bakugou avrebbe intuito subito che quel qualcuno ero io e la nostra amicizia sarebbe andata in frantumi, e ciao ciao ad ogni speranza di potergli almeno restare vicino!
–Aha!– confermò orgogliosamente, con il sorriso di chi la sa lunga. –Ma tranquillo, non gli abbiamo detto che sei tu! Non vogliamo certo perderci la tua dichiarazione!
–All'inizio pensava addirittura che fossi io– precisò Kaminari, seduto al mio fianco. Aveva un'espressione disgustata sul volto, come se avesse appena detto qualcosa di osceno.
Mi voltai verso di lui, un sopracciglio alzato e gli spalancati. –Tu?– chiesi, stranito.
–Lasciamo perdere– scandì bene le parole, i rimasugli del trauma ben visibili. –Mi ha pure friendzonato, se è per questo. Ha detto che non sono il suo tipo.
–E meno male– mormorò Mina con una risatina quasi isterica e le mani sulla fronte. –Il tuo amichetto viola l'avrebbe strangolato o fatto strangolare da solo.
E gli fece l'occhiolino, indicando con un cenno del capo verso la porta d'ingresso della mensa.
Aguzzai anch'io lo sguardo e vidi che Shinsou Hitoshi, la nuova crush di Kaminari, era appena entrato.
–Io...– disse il ragazzo biondo rivolto alle sue polpette, le sopracciglia inclinate e l'aria pensosa.
–Vai– gli consigliò Sero, rimasto zitto fino a qualche attimo prima.
Lui annuì, facendosi coraggio. –Vado!– concordò, gasatississimo.
Si alzò, prese il vassoio che ancora era quasi intatto e corse verso il ragazzo viola, salutandolo allegramente con la mano.

Io lo osservai con attenzione. –Che faccia tosta che ha, Kaminari-kun.
–In che senso?– chiese il moro, confuso.
–Io non avrei il coraggio di correre dritto verso Bakugou e chiedergli di pranzare insieme così spensieratamente– spiegai, mentre il nostro amico elettrico prendeva posto ad un altro tavolo in compagnia di Shinsou. –E di certo non mi direbbe di sì con questa facilità.
–Dici di no?– disse Mina, un po' ammiccante. –Secondo me sì!
–Non ho il coraggio di Kaminari– insistetti invece.
–Ma che coraggio– rise Sero, mangiando una polpetta. –Kaminari-kun è solo troppo stupido per avere paura di una cosa del genere.
La ragazza gli tirò uno scappellotto. –Un po' di rispetto, maleducato!
–Ma è vero!– si difese lui, ed iniziarono a litigare amichevolmente sulla stupidità più o meno certificata del biondino.
Io li ignorai, sospirai e mangiai in silenzio e con poco interesse la carne che avevo ancora nel piatto.

Qualche tavolo più avanti, Kaminari e quell'altro stavano andando alla grande. Parlavano ininterrottamente da almeno dieci minuti, ed ogni tanto scoppiavano a ridere per qualche battuta fatta probabilmente dal biondino.
Mi sarebbe piaciuto poter essere nella loro stessa situazione, prima o poi, io al posto di Denki e Bakugou al posto di Shinsou-kun.
Sorrisi istintivamente al solo pensarci.
Sarebbe stato fantastico, così bello da non poter essere vero.

Ashido notò quel mio cambio di espressione e mi si avvicinò per capire chi o che cosa stessi fissando con interesse. Individuata la coppia di ragazzi che palesemente non ci avrebbe messo molto tempo a mettersi insieme, sorrise anche lei.
–Sono troppo shippabili, vero?– osservò, lasciando Sero solonel bel mezzo della loro discussione.
–Sì– confermai, anche se non avevo idea di che cosa significasse quella domanda. –Anche se sembrano un duo un po' campato per aria. Non si assomigliano affatto, eppure...
–Gli opposti si attraggono– mi ricordò la ragazza, facendomi l'occhiolino. –E anche tu e Bakugou non vi assomigliate per niente.

Arrossii. –Ma se non abbiamo nemmeno capito se è gay o meno... è inutile. Anzi, forse è persino troppo virile per essere gay!
–Ma che te ne frega, amico, tu provaci– disse l'altro ragazzo. –Al massimo ti dice di no ed è come se non fosse successo niente.
–Mh...– ero molto dubbioso. –Ma poi ho paura di rovinare la nostra amicizia, o che si senta un po' a disagio nello starmi intorno...
Mina si lasciò scappare una risatina, mentre Sero riuscì appena a trattenerla.
–Ti sembra il tipo da prendersela per queste cose?!– fece lui. –Ma dai! Non gliene fregherà comunque un cazzo!
–Dici che..?– iniziai a chiedere, trovando abbastanza logico il loro ragionamento.
Annuirono entrambi con vigore.
–Provaci!– disse una.
–Buttati!– aggiunse l'altro.
–Ma io...
–Domani gli chiedi di mangiare insieme– decise la ragazza in un tono che non ammetteva repliche. –Intesi?
–...no?

*****

Il giorno dopo, sempre a pranzo e nonostante un pomeriggio di proteste e tentate minacce di morte, la ragazza mi spinse a parlare con Bakugou.
Letteralmente, intendo.
Gli caddi quasi addosso, e se non mi avesse afferrato e tirato su per il colletto della giacca gli avrei rovesciato l'intero mio pranzo addosso.
–Oh Buddha, scusa Bakubro!– dissi tra l'imbarazzo e la vergogna quando fui di nuovo stabile sui miei piedi. –Scusa, non volevo! È stato un incidente!
–Placati– fece lui con nonchalance. –Non è successo niente.
Io arrossii, la testa un po' inclinata. –Oh, sì, giusto... ma scusa comunque.
Lui alzò le spalle. –Mangiamo insieme?
–Sì!– esclamai, senza nemmeno bisogno di pensarci due volte. O una. Non ci pensai, ecco.
Prendemmo un posto ad un tavolo da soli ed iniziammo a mangiare e chiacchierare del più e del meno con molta tranquillità, per quanto possa essere considerato tranquillo un pranzo con Bakugou Katsuki e con la consapevolezza di avere almeno due paia d'occhi che ci fissavano da qualche parte.

–Ti devo fare una domanda– esordì ad un certo punto con aria alquanto seria e a bassa voce.
La sorpresa fu tale che mi cadde il cibo dalle bacchette e le farfalle nel mio stomaco uscirono dalle proprie crisalidi, iniziando a svolazzare ovunque. Se Bakugou parlava piano, allora la situazione era seria.
Con gli occhi spalancati, gli chiesi quale fosse il problema.
–Praticamente– spiegò lui sempre a voce abbastanza bassa, in modo che solo io potessi sentirlo. –Quella specie di Pikachu che sembra fatto di cocaina...
–...Kaminari?
–Lui– confermò un cenno.
–Okay che è sempre esaltato, ma mi sembra un paragone un po' troppo esag-...
–Non è questo il punto!– mi bloccò, parlandomi di sopra. –Fammi parlare!
–Sì, scusa...
–L'altro giorno mi ha detto che in classe c'è qualcuno a cui piaccio– disse a bassa voce. –Però non mi ha detto chi è ed io ho speso ore e ore a cercare di capirlo.
Poi fece cenno di avvicinarmi ed io mi abbassai verso di lui con il cuore che batteva a mille.
–Tu ne sai qualcosa?– mi chiese un po' in imbarazzo. –Io non ci ho capito una mazza.


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Spazio me!

Scusate. Ci sono troppe shinkami reference in questo capitolo, ma non posso farci niente (li shippo troppo e si nota ahahaha)

Anyway, come vi va la vita?
A me male. Sono in quarantena e forse -ovvero quasi sicuramente- ho il covid. Ma è okay! Ho tanto tempi libero e sto scrivendo come un pazzo, quindi in realtà non va nemmeno così male.

A presto,

Nikita

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon