Capitolo cinquantuno

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Bakugou's pov

Il fato mi odia almeno quanto io odio lui, o almeno questo è ciò che più mi venne da pensare quando, precipitandoci fuori dalla porta della mia stanza, io e Deku ci imbattemmo giusto giusto in Todoroki che saliva le scale. Questi ci fissò un attimo da qualche gradino di distanza, notò che il suo ex mi stesse ancora stringendo il polso; fu allora che ci parlò di nuovo, dopo tanto tempo.
L'arrabbiatura, almeno in parte, doveva aver ceduto il posto ad una più triste rassegnazione. –Vedo che le cose vanno bene, tra di voi– commentò, lo sguardo posato sulla coincidenza più sbagliata della storia. 

Io scossi violentemente la mano per liberarmi dalla stretta di Deku e gli diedi anche uno schiaffo per rimproverarlo, ma strinsi le labbra e non dissi nulla. A mia discolpa non avevo ben nulla da dire. 

–Se ti dico che ti sbagli tu continui a non credermi, vero?– domandò il broccolo a Todoroki, anche la risposta era quanto più ovvia possibile. 
–Diciamo che questa situazione sembra confermare l'esatto opposto, Midoriya– ribatté con un certo freddo distacco. 
–Già... sembra proprio quello– convenne. –Ma non lo è. 
–Oh, no, certo, sono io che sono fatto e ho le allucinazioni– fece allora Todoroki, ben più che sarcastico.

–Mah, avrebbe comunque più senso di quello che si è inventato Eiji...– mormorai a bassa voce, ma gli altri due sembrarono non darmi molto conto. 

–Tu... come ti senti?– gli chiese quindi il mio amico, la voce tremante. Era preoccupatissimo per il suo ragazzo, anche se lui non lo voleva quasi più vedere. 
–Credo di essere stato peggio solo quando mia mamma mi ha buttato il tè in faccia, grazie– rispose con un sorriso fintissimo, piazzato là solo per farlo sentire in colpa. –Tu, invece? Tutto apposto? 
Deku scosse la testa. –Mi manchi, Shouto– confessò, lo sguardo basso e sofferente. –Qualunque cosa io faccia, i miei pensieri alla fine tornano sempre su di te. Tutto il giorno, da settimane.

Passò qualche breve attimo di silenzio durante il quale si guardarono negli occhi. Il più basso era addirittura quasi sul punto di piangere. Todoroki si morse un labbro, ma non gli diede risposta. Mi parve un po' pensieroso.
Ci voltò le spalle e continuò a salire le scale senza degnarci di una seconda occhiata. 

–Grazie per avermi parlato– aggiunse il broccoletto, ma non so se il suo interlocutore recepì il messaggio. Quando parlò, Todoroki era già svanito dietro un'altra rampa di scale. 

*****

Chiusa la parentesi del piccolo incontro col bastardo a metà, Deku ed io scegliemmo la strada opposta ed andammo a cercare Aizawa sensei. Trovarlo fu relativamente facile, dato che il giallo del suo sacco a pelo spiccava nel bel mezzo di quella cupa giornata invernale.
Si era piazzato sotto un albero nel giardino dello U.A., osservando la piccola Eri che giocava con quello zombie viola (il tizio che stava con il babbeo elettrico) ed un gattino bianco. Un trio strano, a mio avviso, ma sembravano andare molto d'accordo.
Li ignorai.
Deku gli rivolse un saluto, scompigliò i capelli alla bambina e poi tornò da me. Ci avviciniamo quindi al nostro insegnante per chiedergli... in effetti non so cos dovessimo chiedegli, dato che Deku non me l'aveva ancora voluto spiegare.

–Professore, ha cinque minuti da dedicarci?– chiese il broccolo.
Aizawa saltò in aria, spaventato. Io non mi ero nemmeno accorto che stesse dormendo.
Spostò lo sguardo su di noi, si stropicciò gli occhi. –Oh, Midoriya-kun...– disse, a metà fra una normale frase ed uno sbadiglio. –Sì, ditemi.

Il ragazzo si sedette a terra e così feci anch'io, le gambe incrociate e le orecchie tese ad ascoltare. Non mi piacevano i piani di Deku, solitamente, quindi volevo evitare che facesse cazzate. L'avrei preso a pugni non appena avesse detto la cosa sbagliata.

–Allora, non so se n'è accorto, ma ultimamente io e Bakugou abbiamo avuto un... chiamiamolo litigio con Todoroki e Kirishima– iniziò.
–Anche abbastanza pesante– confemai con un cenno del capo.
–L'avevo notato– disse l'uomo dai capelli neri. –Cos'è successo?
Deku arrossì, ed il suo sguardo mi fece intendere che stesse rifilando a me il compito di rispondere.
–Oh, emh, pro-... cioè, ecco, sono problemi personali– balbettai.
–Problemi personali– ripeté il prof.
–Sì– dissi. –È cominciata tra me e Kirishima, ma poi lui ha messo in mezzo anche Todoroki. E quindi poi lui se l'è presa con Deku.
–...sono problemi di coppia, quindi?
Arrossii. –No.
–No?
–No.
–Sicuro?
–Al cento per cento.
–Per mille, proprio.

Aizawa sospirò. –Okay, va be'. Avete problemi personali interconnessi che vanno a due a due. È corretto?
–Perfetto, oserei dire– confermò Deku, il quale voleva palesemente sorvolare su questo punto e proseguire subito. –E ora staremmo cercando di sistemare le cose.
–Mi pare logico– convenne Aizawa. –Quindi lo state dicendo a me perché..?
–Perché non ci vogliono ascoltare– spiegò. –Soprattutto Kirishima-kun. Todoroki mi ha parlato oggi dopo tantissimo tempo, ed è ancora poco propenso al dialogo.
–E io che c'entro?
–Ecco...– mormorò. –Potrebbe aiutarci?
–Mi pagano per questo– annuì. –Hai un'idea su quello che ti serve che io faccia o..?

Deku annuì. –Se le sta bene, so già che fare.
–Illuminami, Midoriya.
–Già, illuminami, Deku– lo incitai anch'io, facendogli notare che non mi avesse ancora spiegato nulla.
–Oh... scusami, Kacchan– abbassò le sopracciglia, dispiaciuto. –Prima ero così preso che me lo sono scordato.
–Sì, senti, non importa– lo bloccai. –Non metterti a piangere. Spiega e basta, non ti preoccupare.
Lui mi rivolse un sorrisetto e annuì.
Il professore ci lanciò uno sguardo indagatore. –Ma state insieme, voi due, per caso?

Io e Deku ci scambiammo uno sguardo e a me partì una risata più o meno isterica. Si guardammo negli occhi, poi guardammo Aizawa, sconvolti ed esasperati. Non so esattamente dire che faccia feci, ma immagino che le nostre reazioni furono circa queste:

 Non so esattamente dire che faccia feci, ma immagino che le nostre reazioni furono circa queste:

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Subito dopo, io cacciai un urlo

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Subito dopo, io cacciai un urlo. –E BASTA, PORCO SCHIFO!
Deku stava sul punto di mettersi a piangere. –Non ce la faccio più, basta, io mi butto..! Qual è il posto più alto, qua..?
–Ho detto qualcosa di male..?– mormorò Aizawa.
–SÌ– rispondemmo io e lui in coro, avventandoci contro il sensei.
La sua reazione, di contro, fu:

 La sua reazione, di contro, fu:

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Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuWhere stories live. Discover now