Capitolo diciannove

479 44 26
                                    

Kirishima's pov

Quando la mamma di Mina si accorse che, beh, avevamo spaccato il letto, ricevemmo entrambi una ramanzina così potente che mi fece venire la pelle d'oca; poi, in realtà, dopo averle spiegato il motivo di tanta baldoria anche lei si mise a saltellare sul posto. Era contentissima per noi, anche se non riusciva a credere che un bravo ragazzo come me potesse mettersi con "quel mezzo delinquente di Bakugou-kun" (sono parole sue).
Mi trattenni dallo spiegare che in realtà Bakugou non fosse affatto delinquente ma solo un ragazzo che cercava di nascondere la sua fragilità dietro una corazza di odio e rabbia.
–Con me è molto gentile– mi limitai a dirle con un sorriso. –E non lo dico per dire. Sa essere veramente tenero, quando vuole.
–Awe– fece Mina, immediatamente imitata da sua madre.
–Tsunderello..!– mormorò la signora adulta, prima di essere interrotta dallo squillo del mio cellulare.
Era mia mamma; mi stava avvisando di essere ritornata a casa, quindi anche per me era giunto il momento di salutare le Ashido ed andarmene via.

Uscii da casa loro e mi diressi verso la mia, che si trovava praticamente dall'altra parte della città. Non ebbi altri incidenti, nessun Aizawa in bicicletta mi investì ed il mio ritorno, sebbene rallentato da un leggero dolorino al ginocchio, fu calmo e pacifico. Avrei dovuto chiedere a una delle mie mamme di dargli un'occhiata, non appena avessero avuto un minuto libero.
Il sole stava ormai scendendo dietro gli edifici, lasciando spazio ad un cielo sempre più blu e vuoto; qui in città non si vedono mai le stelle. Ed inoltre, sembrava che dei nuvoloni grigi carichi d'acqua fossero pronti ad inondare la città.
Giunto al portone del palazzo dove abitavo, suonai il citofono e per fortuna mi aprirono.
Entrai in casa, tolsi le scarpe ed andai a farmi una doccia dato che, oltre ad essere sudato per aver corso due volte da una parte all'altra di Musutafu nell'arco della stessa giornata, avevo anche la gamba piena di sangue secco.

Un'ora dopo, dare la bella notizia a mamma e mamma fu molto semplice. Grazie al cielo non dovevo preoccuparmi di una possibile reazione negativa dato che... beh, l'omosessualità da qualcuno dovrò pur averla presa, voi che dite?

–Io e Bakugou stiamo insieme– dichiarai a cena con un sorriso a trentadue denti da squalo. –Da oggi pomeriggio, per l'esattezza!
A mia mamma biologica brillarono gli occhi mentre Eriko, commossa e sorpresa, si coprì il viso con una mano.
–Eiji, sono così contenta per te!– esclamò, gettandomi le braccia al collo e stringendomi in un abbraccio. –Che bella notizia che mi hai dato, figliolo!
Costrinse anche l'altra mamma ad aggiungersi a quell'abbraccio di famiglia un po' improvvisato e la bionda sembrò essere addirittura più felice di me.
–Ce lo devi presentare, hai capito?– mi ordinò gentilmente mamma Shizu, cedendo alle insistenze della compagna. –Digli di venire domani, magari.
–O invitalo a cena qui!– aggiunse Eriko.
–Emh, okay...– mormorai, domandandomi se forse non fosse troppo presto. –Come volete.

*****

Bakugou's pov

Merdeku e Midoriya-san se ne andarono poco dopo cena, accompagnati da mio padre in macchina dato che si era messo a piovere.
Mia madre mi chiese di fare i piatti mentre lei, ancora non del tutto convinta che la mia battuta sui cazzi nostri di qualche ora prima fosse, per l'appunto, solo una battuta. Forse doveva digerire un po' la notizia, ma non sembrava dispiaciuta di sapere che il mio ragazzo era Kirishima. Andò in camera sua prima del solito, lasciandomi completamente solo. Non che mi dispiacesse stare finalmente un po' in pace con me stesso, ma non ci ero proprio abituato. In quella casa c'era sempre qualcuno intento a strillare e a distrarti da qualunque cosa stessi facendo mentre ora, non v'era rumore che non fosse lo scorrere dell'acqua o lo strofinio della spugna contro le stoviglie.

–Ancora non mi sembra vero– mormorai, rivolto alla pentola insaponata che avevo di fronte. –Kirishima... wow. Non l'avrei mai immaginato.
La pentola non mi rispose, limitandosi a far scoppiare una delle bolle di sapone che aveva addosso.
–Avrei anche potuto capirlo, in effetti– realizzai sempre a voce molto bassa, ripensando a tutte le volte che, in effetti, il ragazzo dai capelli rossi mi aveva riempito di favori, complimenti o mi aveva fissato come si fissa un gustoso pezzo di carne.
–Certo che sono stupido– mi dissi, per poi sospirare. –Un vero coglione, altroché...
Non solo non avevo capito di essere la cotta del mio migliore amico, ma non mi ero nemmeno reso conto di ricambiarla. E nemmeno adesso che c'eravamo messi assieme ero sicuro di aver realizzato appieno cosa provassi per lui.

Bah, probabilmente nemmeno saremmo durati molto a lungo. Qualche settimana, forse un mese, poi lui mi avrebbe lasciato.
Non volevo che accadesse ma lo ritenevo piuttosto inevitabile; insomma, io non sono un granché, come ragazzo. O come essere umano in generale.
Kirishima si sarebbe stancato presto di sentirmi sbraitare dalla mattina alla sera, ed una volta realizzato quanto in realtà fossi insicuro e triste, avrebbe cercato di meglio.
Lui meritava di meglio, ad essere onesti. Qualcuno che, magari, fosse effettivamente virile come piace a lui, non una mezza checca che fingeva di esserlo come me.
Dai, diciamolo pure: io ho la stessa personalità di una donna in menopausa! E, sì, posso fare il paragone perché sono uguale a mia madre!

Sentii la porta d'ingresso aprirsi e la voce di mio padre che annunciava di essere tornato.
Si sporse per vedere chi fosse ancor sin cucina e, notando che ci fossi solo io, mi chiese dove fosse finita mia mamma.
–In camera vostra– risposi con calma, lo sguardo ancora perso e la mente distratta dai miei pensieri su Kirishima ed il futuro del nostro rapporto.
–Tutto apposto, Katsuki?– mi chiese lui, notando che fossi troppo calmo per star bene.
–Aha– sbottai, tornando a strofinare energicamente l'interno di quella pentola che, nonostante i miei sforzi, era ancora sporca di formaggio.
–Dai, a papà puoi dirlo, se c'è qualche cosa che non va– insistette, prendendo posto al tavolo. –Cos'è successo? C'entra Kirishima-kun?

Mi voltai verso di lui, un po' titubante, ma alla fine decisi di annuire. –È per lui, sì.
–Avete litigato?– domandò. –Non voleva che ce lo dicessi?
–Non è questo– scattai subito in difesa del ragazzo. –Anche lui l'ha detto a casa.
–È andata male con i suoi?
–Kirishima ha due madri– gli ricordai. –Come poteva andare male?!
–Giusta osservazione– convenne mio padre con un cenno. –E quindi?
All'inizio non gli risposi. Non avevo intenzione di parlargli dei miei problemi, ma dopo che minacciò di chiamare mia madre se non avessi vuotato il sacco mi convinsi e gli spiegai quale fosse il problema.

–Penso di non essere adatto a Kirishima– confessai, gli occhi un po' lucidi. –Lui è sempre buono e gentile, mentre io mi incazzo pure se una fottutissima formica mi attraversa la strada! Come faccio a stare con lui, se sono una merda di persona?!
Mi ero seduto accanto a papà e avevo lasciato che dalla mia bocca uscissero tutte le mie preoccupazioni come fossero un fiume di parole, parolacce e lamenti vari.
Papà mi passò un fazzolettino e poi mi diede qualche colpetto sulla spalla, cercando di essere il più confortante possibile. –Non sei una merda, figliolo– mi disse. –Sei un po' suscettibile, ma non sei cattivo, anzi. Sei un bravo ragazzo. Non è vero che non hai nulla di buono da offrire a Kirishima-kun.
–Lo dici solo perché sei mio padre– ribattei, affatto convinto dalle sue parole. –Buonanotte.
E mi alzai di scatto, infastidito da quel suo modo di fare così cordiale e fiducioso, andando in camera mia.
Lo sentii sospirare, un po' sconfortato, ma ormai non avevo più intenzione di tornare indietro.


________________________________________

Spazio news!

Forse non ci credevate -e non ci credevo nemmeno io-, ma finalmente dopo non so quanti capitoli questa storia sta tornando ad essere seria!
Tranquilli, la serietà non durerà a lungo (ma la fanfiction probabilmente sì).

Nikita

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuOù les histoires vivent. Découvrez maintenant