Capitolo cinquantasei

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Kirishima's pov 

Aizawa si bloccò su due piedi, così, sul posto, come avesse visto un fantasma. In realtà avevamo solo beccato Kaminari-kun e Shinsou-kun intenti a fare i fidanzatini, cosa a cui io in realtà ero anche abbastanza abituato, ma il mio professore evidentemente no. 

I due, che prima stavano felicemente godendosi la gioia di essere una coppia adorabile e sincera dove non c'erano corna di mezzo, si voltarono verso di noi. Shinsou divenne quasi dello stesso colore della cravatta della divisa, e Kaminari perse una scintilla elettrica dall'orecchio. Entrambi, comunque, avevano gli occhi spalancati e la faccia da "Sì lo so che non dovrei essere qui adesso a praticamente pomiciare col mio ragazzo ma le giuro, sensei, che anche se mi sta fisicamente vedendo qua a fare questa cosa, no, non è come sembra" e la credibilità pari a quella di Bakugou. 

Aizawa fissò il ragazzo dai capelli viola con uno sguardo quasi assassino. –Fila in classe. 
–Sissignore– disse questi, accennò un sì col capo, diede un ultimo bacetto a stampo a Kaminari. –A dopo– gli sussurrò; il biondino gli sorrise, gli rispose e fece per farlo andare, ma in circa sette centesimi di secondo -numero approssimativo- il nostro insegnante ci ripensò.
–Aspetta no, ti devo parlare prima– lo prese per una spalla e se lo tirò da parte, intimando a me ed il mio amico di andare in classe senza fare troppo casino, e così fu. 

Io e Kaminari ci dirigemmo velocemente verso la prima A, non particolarmente gioiosi di iniziare la giornata. 

–Sai, più tempo passa e meno voglia ho di stare qua dentro– si confidò lungo il tragitto, spezzando il silenzio. –Stavo quasi pensando di cambiare. Non se scuola proprio, ma sezione forse sì.
–Perché?– chiesi, colpito da quella sua dichiarazione. Non era passato molto dall'inizio dell'anno scolastico, e ricordavo senza alcuna difficoltà come fosse stato entusiasta, qualche mese prima, di iniziare l'anno allo U.A. 

Kaminari alzò le spalle. –Non lo so, ma questo posto sento che non sia quello giusto per me. 
–Ma che stai dicendo, Kaminari-kun?– lo ripresi, stupito. –Non vuoi più diventare un eroe?
–Ho mai detto che io voglia diventarlo?– ribatté. –Che tu ricordi, ho mai detto perché sono qui, in questa scuola?
Mi presi qualche passo per pensare. –In effetti no, non mi viene in mente. 
–Non l'ho mai detto, infatti– confermò. 
–È un segreto?
–Tutt'altro– rispose. –Non c'é un motivo vero per il quale io sia finito qua. Non ti dico che sono entrato per caso, ma quasi. Quando ho fatto il test di ingresso, personalmente, non contavo neanche di riuscire a superarlo. 
–E allora perché ci hai provato?
Kaminari-kun emise un respiro molto profondo. –Mi hanno più o meno obbligato, mettiamola così.
–Oddio bro, mi dispiace– dissi. –Non ne avevo idea.  

Scosse appena la testa, lo sguardo perso in aria. Procedeva a passo sempre più lento, sempre più immerso fra i suoi pensieri. –Nah, non importa– negò, ma forse non fu del tutto sincero. –Però, sai...– continuò. –...proprio poiché non importa, e anche dato che a scuola vado così tanto male, non riesco neanche a trovare un po' di motivazione. Mi chiedo se un indirizzo diverso non sia migliore per me, qua non mi trovo.
–Non mi va di fare quasi niente, e quel poco che faccio è tutto tranne che produttivo per la scuola– aggiunse. 

–Se per te non ci sono problemi, sarei felice di aiutarti a studiare– gli proposi. –Mi dispiacerebbe non averti più in classe, bro.
–Pensi di poterlo fare davvero?– chiese, un pizzico rincuorato. 
–Boh, sì, ma non ti prometto grandi risultati– aggiunsi, mettendo da subito le cose in chiaro. In caso non avesse capito ed avesse continuato ad avere la media del cinque (arrotondata per eccesso), non volevo che mi ritenesse responsabile del suo fallimento. Del resto, chi di solito mi spiegava ciò che non capivo era Bakugou, e ora non sarei mai e poi mai andato a elemosinare spiegazioni. 

–Può venire anche Toshi?– chiese ancora. 
–Chi?
–Hitoshi– spiegò con tono ovvio e senza saper frenare l'istinto di sorridere. –Shinsou, no? Il mio ragazzo.
–Ah– feci io. –Certo. 

Eravamo ormai in classe. Ancora due passi e saremmo stati seduti ai nostri banchi. Appena misi piede in classe, come ogni giorno da quando l'avevo lasciato, mi sentii gli occhi di quello stronzo puntati addosso. Faceva sempre la stessa cosa: alzava lo sguardo da quello che stava facendo o dalla persona con cui stava parlando, mi guardava entrare e prendere posto cercando di non farsi notare, ma le sue occhiate erano così pesanti da riuscire a sentirsele addosso. Io lo ignoravo, ma quel giorno scelsi di ricambiare lo sguardo. 

Puntai i miei occhi nei suoi aspettandomi di incontrare lo stesso ragazzo con cui ero stato fino a qualche tempo prima, ma al posto del solito Bakugou ora c'era qualcosa di diverso. Erano gli occhi di un animale ferito, un animale che però non vuole essere aiutato. Forse la separazione aveva nuociuto al suo lato più fragile, ma in fondo chi se ne frega. Farlo restare male era il mio obiettivo, anche se a guardarlo così poi iniziai a sentirmi un po' in colpa. 

Bakugou distolse lo sguardo e rivolse l'attenzione nuovamente al suo cellulare. Lo vidi sbloccarlo, e a giudicare dal movimento dei pollici non aveva cambiato la password, il che mi parve strano. La sua password ero io, era il mio nome. e-i-j-i-r-o, tutto minuscolo, a caratteri occidentali.
Mi dissi che fosse solo una semplice dimenticanza. Probabilmente era solo troppo pigro per cambiarla, o non sapeva se usare Deku o Izuku per quella nuova. Decisi che non importava, ma quei due piccoli particolari mi rimasero impressi in mente a lungo.  
Mi riscossi. Io e Kaminari prendemmo posto dopo aver accordato un orario per studiare insieme, quel pomeriggio. 

Quando Aizawa tornò, Shinsou-kun era sparito, presumibilmente nella sua classe della sezione ordinaria. Entrò con addosso il suo sacco a pelo, delle occhiaie appese sotto gli occhi ed un fascio di libri sotto braccio. Li buttò violentemente sulla cattedra senza degnarli di un'occhiata e si sedette sul tavolo. Iida mi parve leggermente irritato da quella sua scelta, ma dato che era il professore non osò riprenderlo, anche se giuro che sembrava avere la più sincera intenzione di farlo. 

–Okay ragazzi, che dovevamo fare oggi?– chiese. 
–Dovevamo iniziare il nuovo capitolo di letteratura...– iniziò Yaomomo, alzando la mano, ma venne subito interrotta. 
–Ah, sì– fece Aizawa. –Facciamo una cosa più interessante della solita lezione. Chiudete i libri. 
Kaminari alzò una mano terrorizzato. –Non ci sta interrogando, vero?
Aizawa trattenne un sorrisetto. –Non oggi. 
Kaminari tirò un sospiro di sollievo. 
–Allora che facciamo?– chiese Sero, seduto accanto a lui. 
–Vorrei parlarvi di un paio di scrittori che penso potreste ritenere interessanti– iniziò a spiegare. –Poi farete delle presentazioni a gruppi. 

Kaminari alzò di nuovo la mano. –Sensei, posso essere in gruppo con..?
Aizawa lo bloccò. –Li ho già decisi, ma non ti preoccupare. Ho bilanciato tutto in modo che possiate raggiungere tutti un buon risultato– rispose, poi prese un foglio e lo consultò. –Tu sei con Yaoyorozu, Jirou e Sero. 

Fu il mio turno di alzare la mano. –Io con chi sono?
–Con Todoroki, Midoriya e Bakugou. 
Spalancai gli occhi. –ASPE NO SENSEI IN CHE SENSO?!

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuDonde viven las historias. Descúbrelo ahora