Capitolo quarantasei

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Bakugou's pov

Cos'è che mi sono sempre detto da quando abbiamo iniziato la fanfiction? Che sono un ragazzo di merda? Beh raga, che dire, avevo proprio ragione, ma non pensavo di esserlo così tanto.
Ero riuscito ad illudermi talmente bene di star facendo il possibile per Kirishima da non aver fatto altro che fargli perdere la fiducia in me senza neanche accorgermene.
E la parte peggiore era che aveva pienamente ragione. Io, al posto suo, sarei esploso mesi e mesi fa.
Lo guardai mentre mi urlava contro, sfogando tutte le paure e la rabbia che aveva represso forse senza nemmeno rendersene del tutto conto.
Mi era sembrato felice.
Avevo creduto di avergli regalato qualche periodo tranquillo, dopo l'incidente con Todoroki, e invece ora la situazione si era del tutto ribaltata.
Ora lo stronzo traditore ero io. Cioè, lo sembravo. Lo sembravo pure troppo bene. Lo sembravo così bene che se non lo fossi stato avrei montato un siparietto simile per nascondermi; forse non sarebbe riuscito nemmeno altrettanto bene, ma non stavo fingendo.

Quando sparisco con Midoriya è per il One For All. Si deve allenare con me, me l'ha chiesto All Might.
Ha solo me per farlo con costanza.
"Non mi piace in quel modo. È un fratellino rompipalle, non un amante." pensai, ma le mie labbra, alla vista di quegli occhi rossi così feriti, non riuscirono a muoversi di un millimetro. "Eiji, non è come pensi, anzi, io... io... io ti..."
Il mio pensiero mi morì nel cervello. Non ebbi nemmeno il tempo di elaborarlo del tutto a parole che Eijiro era già con la mente da un'altra parte.
–Vattene– mi sentii dire, e lo vidi indicarmi la porta che dava sul corridoio. Era ancora chiusa, immobile come Norman l'aveva lasciata.
Come avevo potuto far precipitare l'intera situazione nel giro di neanche una mezz'ora?

–Eiji...– mormorai. Mi sentii morire un po' dentro, e smisi un attimo di respirare. Avrei voluto chiedergli scusa, ma non avevo le parole adatte. E se anche le avessi avute, non avrei potuto usarle. Quello che condividevo con Deku e All Might era poco meno di un segreto di stato. Avrei voluto dirlo anche a lui, ma non ne avevo la possibilità. L'avrei messo in pericolo, e All Might mi avrebbe anche rimproverato in seguito. Avrei perso anche la loro fiducia. 
Non potevo. No, non potevo assolutamente parlargliene.
–Ti ho detto di smetterla, Bakugou!– sbottò.
Era da tempo che non mi chiamava per cognome. L'avevo davvero fatto incazzare.

Non so se purtroppo o per fortuna, qualcuno bussò alla porta e ci interruppe. Furono un paio di colpetti dolci, quasi esitanti.
–Avanti– disse il mio... il ragazzo? Lo era ancora? Avevo più il diritto di definirlo tale? Non mi aveva detto "ti lascio", ma il senso del nostro discorso non ci avrebbe condotto in una direzione diversa. Era già il mio ex? No, vero?
La porta si aprì, ed il volto di quel tizio elfico si sporse appena dalla porta. Dietro di lui, c'era anche il fratello di Todoroki.
Il ragazzo spalancò i suoi piccoli occhi neri e si guardò attorno spaventato. –Torno più tardi?– chiese, intuendo che non era proprio il momento adatto per entrare. –Ho interrotto qualcosa?
Eijiro mi rivolse un'ultima occhiata. Vidi tristezza, sofferenza e tanta, tantissima delusione. –No, anzi. Io e questo qua non abbiamo più niente da dirci– rispose, freddo. Mi voltò le spalle, afferrò il proprio telefono e se lo mise in tasca con rabbia.
Raggiunse il suo senpai, gli diede una pacca sulla spalla e gli sorrise, come a voler sottolineare che con lui si stava bene e io ero un testa di minchia. Che, per carità, era vero, ma lui doveva assolutamente specificarlo e farmelo pensare.
–Andiamo, dai– disse a Kuroo, con gentilezza, e rivolse un cenno pure Kaneki.
Il ragazzo dai capelli scuri mi rivolse uno sguardo, poi annuì. L'altro osservò tutto in silenzio, le labbra strette e le sopracciglia corrucciate.

Fecero per andarsene, ma io presi un respiro e trovai il coraggio per dire un'ultima cosa.
–Eiji...– iniziai, ma il diretto interessato si voltò con uno sguardo pericoloso. Mi aveva giusto appena detto di non chiamarlo mai più con quel nomignolo, il che probabilmente doveva dargli parecchio fastidio.
–Anzi, no, scusa...– mi corressi. –Kirishima-kun, so che non mi vuoi più ascoltare, ma...
Mi fissò in attesa. Io esitai.
Guardai in basso. Non ce la facevo a reggere quello sguardo così di sfida, ma sofferente.
–Volevo solo dirti che mi dispiace che sia finita così– mormorai, lo sguardo basso.
–Già, infatti...– convenne piano, un piede già fuori dalla porta. –Forse sarebbe stato meglio se non fosse mai nemmeno cominciata. 
E se la chiuse alle spalle sotto gli occhi spalancati degli altri due, sconvolgendo persino me. Non era il tipo di frase che avrei mai pensato potesse uscire dalle sue labbra.

Rimasi solo dentro quella stanza, fissando la porta per non so esattamente quanti minuti. Kirishima mi aveva appena mollato, e non era andata molto bene.

Io... io non provai niente in particolare in quel momento.
Non ero triste o arrabbiato. Non volevo andare da Deku e scaricare la colpa su di lui. Non volevo spaccare niente, e non volevo neanche urlare. Non ero niente, in quel momento.
Ero una silenziosa scatola vuota.
Così calmo non lo ero mai stato. Era irreale.
Sulle prime non riuscii nemmeno a pensare.
Non mi sembrai essere nemmeno più me stesso.

Il mio primo movimento, meccanico, spinto dalla necessità di ripararmi dal freddo, fu infilarmi la maglietta che Kirishima mi aveva tirato addosso.
Presi un respiro profondo, mi strofinai gli occhi e mi dissi: –Sono un coglione.
Prim'ancora che potessi notarlo, i miei occhi iniziarono a lacrimare. Dapprima pensai fosse solo perché li avevo strofinati troppo e quindi irritati, ma dato il quantitativo di lacrima che stavo piangendo capii che non fosse affatto così.
Mi lasciai andare.
–Cazzo, se sono un coglione– ripetei, e poi scoppiai a piangere nel vero senso della parola.
Ero riuscito a farmi lasciare perché mi sono concentrato così tanto sui miei problemi da non pensare a Kirishima. Ero stato presuntuoso a credere che per lui andasse sempre tutto bene.
Ero un problema.
Sono un problema.

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RAGA SCUSATE MI ERO SCORDATO DI PUBBLICARE

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuDonde viven las historias. Descúbrelo ahora