Capitolo cinquantasette

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Bakugou's pov - Il giorno prima mentre preparavano il loro piano non malvagio per contrastare il piano malvagio di Kirishima

–Avete idee?– chiese Aizawa a Pirla-chu e all'insonne dopo avergli spiegato la situazione. Dato che quello biondo era più o meno mio amico ma soprattutto amico di Eijiro, gli fu facile capire cosa fosse accaduto. Anzi, credo di poter affermare senza troppi dubbi che fosse già al corrente anche dei dettagli che avevamo omesso. 
Il tipo viola alzò le spalle. –Scatola di cioccolatini e biglietto di scuse?– propose. –Sarebbe romantico.
–Ma che schifo è, dai– lo ripresi, facendogli notare quanto questa sua idea facesse cagare. –Non è una principessa, Eijiro. 
Il suo ragazzo storse le sopracciglia. –Io li accetterei– disse, e poi mise un po' il broncio. –E non dirmi che sembro una principessa. 
–Sì, ma tu sei scemo, Denji– risposi. –Non fai testo. 

Denki, non ho nessuna motosega che mi esce dal cervello– mi corresse. –Non ancora, per lo meno. 
Quella specie di Super Saiyan viola mi rivolse un'occhiataccia così offesa che se avesse avuto il Mangekyo Sharingan ora sarei morto. –Non chiamarlo per nome– mi minacciò. –Non ti permettere, maleducato. 
–Perché, che succede se chiamo per nome Kenji? Che mi fai?– ribattei in tono di sfida. –Mi picchi?

–Ma Kenji non è quello di Bungo Stray Dogs?– mormorò Deku fra sé e sé, senza che nessuno lo degnasse di una risposta. Kurapika annuì in risposta. 

–Denki– disse ancora Keiji. 

–Sta zitto un attimo– lo zittì il suo ragazzo, prima di dimostrare di non essere affatto irritabile e tantomeno un pizzichino geloso, senza tirarmi assolutamente nessun pugno in faccia. Ora rileggete la frase senza negazioni e saprete perché mi sta uscendo sangue dalle narici. 

Prima che potessimo arrivare a darcele come si deve per un motivo che onestamente ho già dimenticato quale fosse, Aizawa ci bloccò nella stretta delle sue bende. -Non ora, c'è la bambina. Non ammazzatevi grazie. 
Eri, effettivamente, aveva visto tutto ed ora stava rimproverando a quello là assieme al sensei.

Va be', andando veloce su 'ste cose inutili, riassumiamo in massimo venti parole cosa accadde fino alla prossima scena: Eri si portò praticamente l'anima e Purple Gaara fu costretto a chiedermi scusa, Keiki bevve qualcosa da una bottiglietta di plastica trasparente, Deku fece il Deku e si mise a piangere quando vide che Eri ci era rimasta male. Altro...? Mh, no, non direi, quindi passiamo a quando si sono calmate le acque e stavamo già organizzando il piano. Mh, no, meglio di no, ci sono ancora un paio di cose che devo necessariamente riportare. 

–Ora che abbiamo scelto gli argomenti– disse Aizawa, accennando a Pikachu umanoide un po' di riconoscenza per averli proposti interamente lui. –Dobbiamo anche pensare agli altri gruppi. 
–Li faccio io– disse sempre lo stesso biondino. –Conosco le medie e le abilità di tutti quanti, non mi sarà difficile mettere insieme dei gruppi più o meno omogenei. Anzi, onestamente conto di riuscire a sviluppare delle piccole squadre che, ovviamente escludendo la vostra, possano effettivamente risultare efficienti anche in futuro. Conoscendo anche le dinamiche interne alle classe, mi verrà ancora meglio di come sarebbe potuta uscire a lei, sensei. Datemi cinque minuti e ve li passo.
Tutti ci voltammo verso di lui con una faccia stupita, fatta eccezione per il suo fidanzatino viola. 

–Che c'è?– domandò, sentendosi osservato. 
–Perché non ti applichi così tanto anche in classe?– chiese il professore. –E poi questa grande proprietà di linguaggio che fine fa durate le lezioni?!
–Ah...– quel cretino che forse non era così cretino arrossì. –Diciamo che la mattina sono ancora addormentato... e poi non mi piace particolarmente quello che studiamo, quindi il mio interesse è limitato. 

Il professore spostò lo sguardo sul suo studente della C. –Perché non mi hai mai detto che in realtà Kaminari-kun è così sveglio?
Quel tipo alzò le spalle. –Lo sa che a me non piace a gente stupida, sensei. Poteva capirlo da solo.
Io ed Eri ci lasciammo scappare un sonorissimo "PFFFFFFFFF" quasi in contemporanea. 

–Ti ha detto che sei stupido, Shouta-san!– esclamò la bambina, facendomi ridere ancora di più. La piccoletta saltò quindi giù dalle mie spalle e scese a terra per darmi il cinque. Ce lo scambiammo sotto lo sguardo sconvolto di tutti, e poi Deku decise di allontanarla da me perché secondo lui le stavo già passando qualche cattiva influenza.   

–Okay, tornando a noi– disse il biondino elettrico quando Eri prese posto sulle gambe di Deku così teneramente e dolcemente e soprattutto non di botto da farlo contorcere a terra dal dolore per una manciata di minuti. –Ecco la mia proposta– e mostrò un foglio ad Aizawa. –Inoltre avrei intenzione di entrare in classe mentre chiacchiero con Kirishima, magari inventando una qualche storiella che mi consenta di stare più tempo con lui. 
–E perché mai?– chiese il professore, leggendo velocemente la lista di nomi suddivisa in cinque gruppi. 

–Così posso parlargli in privato e provare a farlo ragionare un po'– spiegò, continuando a sorprenderci con la sua logica inaspettata. –Se insistono solo Bakugou e Midoriya-kun, che sono quelli con cui è arrabbiato, non è detto che funzioni, ma se glielo dice un amico che non c'entra niente allora magari comincerà a pensare di aver esagerato. 

–Ma è geniale– commentò Deku, ammirato. –Grazie!
–Di niente– rispose lui, per poi poggiare la testa sulla spalla del fidanzato. –Fatemi sapere se posso fare altro per voi.

-Fine flashback-

Ottimo, ora siamo di nuovo in classe, ed è il domani del giorno che vi ho appena raccontato. Aizawa entrò in classe come da programma, annunciò delle piccole ricerche che lo zombie aveva  consigliato di farci svolgere e poi, alla fine, rivelò come fossero divisi i gruppi. 

–Allora– concluse quindi il discorso, ignorando del tutto che Todoroki sembrava appena essersi affogato con l'aria e Kirishima che urlava "NO ASPE MA CHE CASPIO SENSEI NO!". Prese piuttosto un respiro profondo e ripeté i vari gruppi a voce alta. 
–Gruppo uno: Yaoyorozu, Jiro, Sero, Kaminari. Gruppo due: Uraraka, Shoji, Mineta, Hagakure. Gruppo tre: Koda, Sato, Iida, Ashido. Gruppo quattro: Aoyama, Asui, Ojiro, Tokoyami– disse; dopo una rapida occhiata, proseguì. –Gruppo cinque: Bakugou, Todoroki, Kirishima, Midoriya. 

Mise via il foglio dove si era appuntato tutti i gruppi e proseguì leggendo quello dopo. Io rivolsi uno sguardo a Kirishima e vidi che stava quasi fumando per quanto era a disagio. Forse sarebbe pure esploso, se avesse potuto. 
–Dovrete fare una breve ricerca su questi cinque scrittori: Dazai, Nakahara, Akutagawa, Kunikida e Tanizaki– elencò, seguendo i nomi che gli aveva fornito il biondino elettrico. Lì per lì Aizawa si era sorpreso che conoscesse così tanti autori e anche alcune delle loro opere, io invece avevo seri dubbi che non li conoscesse solo perché fan di Bungo Stray Dogs. 
–Sensei, io e Jirou vorremmo farci Nakahara -come ricerca intendo, ovviamente- se le va bene– disse infatti quel pirla, e la tipa nana e viola accanto a lui scoppiò a ridere. Intuii che ci avevo preso giusto. –Possiamo?

Il nostro povero ed innocente sensei annuì. –Scegliete fra di voi, a me non cambia niente.
Tutti si alzarono e si unirono per parlare col proprio gruppo; dato che Kirishima sembrava non volersi scollare dalla sedia, fummo tutti noi a raggiungerlo al suo banco. 

–Allora, chi preferite?– tentò Deku. 
Kirishima non rispose e nemmeno ci guardò in faccia.  
Io alzai la mano. –Dazai. 
–Ah– fece Todoroki. Io trattenni una risata. Gli altri sembrarono non cogliere la battuta. 
–Va bene Dazai per tutti?
–Sì– fu la risposta del bastardo a metà. –Mi piace "Lo Squalificato".
–Dazai sia– concesse Kirishima, seppur senza guardare né me né il broccolo. 

–Allora... quando ci vediamo per fare questa ricerca?– chiesi ancora io, sforzando il tono per cercare di essere ancor più cordiale di quanto già effettivamente stessi cercando di essere. 
–Non oggi– disse Kirishima. 
–Domani?
Storse le labbra. –Okay.
Sorrisi. –Domani, allora. 
–In camera mia vi va bene?
–No. Facciamo da Todoroki-kun– ordinò Kirishima. 

Todoroki, che fino ad allora non aveva detto nulla, aggrottò le sopracciglia asimmetriche che si ritrovava e obiettò: –Non è carino autoinvitarsi. 
–Sempre meglio che sedersi sul letto dove il tuo ex ti ha fatto le corna– controbatté con un sorrisetto sarcastico e nervoso. –O sbaglio?

Avrei voluto dirgli che si sbagliava, ma non lo feci. Distolsi lo sguardo e rimasi in silenzio, sapendo che non mi avrebbe creduto. 

Il coraggio che ci vuole per essere gentili‐ KiribakuOn viuen les histories. Descobreix ara