Capitolo 1. Il ritorno

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<Kesesese, finalmente siamo arrivati~.> canticchiò Gilbert, stiracchiandosi, ma con i piedi ancorati al terreno.
Il viaggio fra nazioni lo rincitrulliva e le sue gambe diventavano di gelatina per un minuto buono, alcune volte.

<Beh, forse siamo i primi.> commentò Ludwig, che intorno non vide nessun'altra nazione.
<Oppure sono tutti dentro, dato che Francis e Tonio sono alle macchinette a litigarsi l'ultimo Kinder Bueno.> notò l'albino, sorridendo ai messaggi dei due amici.

<Ah, è vero, li hai fatti imbucare. Sai che finiranno strozzati e noi con loro perché è colpa tua se sono qua?> domandò il tedesco.
<Mi nasconderò dietro Feli, così sarò salvo!> illustrò il prussiano.

<Vedremo quanto ti salverà la pelle da Lovino.> criticò il biondo, cercando l'entrata secondaria del palazzo.
La trovarono abbastanza in fretta ed era aperta. Entrarono e praticamente davanti trovarono un'umana che stava spolverando una mensola.

I due pensarono di essere in guai seri, però la donna chiese in inglese, con forte accento: <You are here to see Feliciano and Lovino too?>
<Yes, yes we are.> rispose abbastanza in tempo Ludwig.

<The others are there.> asserì l'inserviente, indicando una stanza con la porta socchiusa.
<Thanks!> ringraziò Gilbert, che subito si diresse alla stanza, seguito dal fratello.

La donna riprese a pulire, canticchiando una canzone di Zucchero, mentre i due Beilschmidt entrarono nella stanza da cui proveniva un leggero chiacchiericcio.

<Ah-ah! Mia~!> trionfò Antonio, agitando la merendina nella mano, mentre Francis lo fissò contrariato.
<Ecco cosa succede a giocare a carta, forbice e sasso. Vince chi ha culo e tu ne hai uno bello grosso.> commentò il francese.
Rifletté sulle proprie parole qualche secondo e aggiunse: <In tutti i sensi~.>

<Le tue fantasie tienitele per te!> ammonì Arthur, dando un attimo le spalle ad Henrique, con cui stava parlando.
<Se vuoi passiamo alla pratica insieme, amour~.> alluse il francese.

<Coppietta sposata, abbassate il tono! L'eroe della situazione deve far notare il misfatto: chi ci ha invitato non è ancora qua!> decretò Alfred, che era salito con i suoi stivali sopra una bella sedia rossa.

<Al, scendi, su.> lo pregò Matthew, tirandolo giù dalla sedia, con disappunto dello statunitense.

<Beh, nessuno dei due eccelle in puntualità.> criticò Yao.
<Qualcuno ha idea di dove possano essere?> chiese invece Kiku.

Ludwig rispose: <Feliciano mi ha scritto che era in una sua casa un po' fuori Roma e che stavano per uscire.>
<Ah, allora i loro territori li staranno trattenendo.> commentò Gilbert senza riflettere.

<In che senso?> chiese Ivan con quel tono falsamente infantile.
<Ehm...> argutamente rispose l'albino, mentre il tedesco lo fulminò con lo sguardo.

Francis, proprio in quel momento, ebbe una reminescenza di una mattinata lontana di oltre due anni e asserì: <Ah, è vero! I rappresentanti dei territori di Romano e Feli abitano in una casa nella campagna fuori Roma!>

<Mh, capisco.> rispose il russo, sorridendo in un modo che non prometteva bene.
<Chissà se con un po' di preghiere li convinciamo a farceli vedere.> commentò il francese.

<E perché vorresti vederli?> domandò Alfred, confuso.
<Perché alcuni di loro li conosco, ovviamente, e per bellezza tengono testa alle due Italie.> esplicò l'altro, sghignazzando in quel suo modo terrificante.

<Uno mica ti aveva risposto male quando eravamo andati lì?> ricordò Antonio, mentre si grattava la testa.
<Dettagli Antoine, dettagli!> lo silenziò seccato Francis.

<Dubito tanto ti darà ascolto, non sei stato invitato e sei qua abusivamente.> sbuffò Yao.
<Anche io, ma dubito mi manderanno via.> rispose allegramente il russo.

<Tu sei un altro caso e con il consenso di Italia ti prenderò a calci in culo prima di fare il nostro giro!> minacciò lo statunitense.

<Voglio vederti provarci, idiota.> lo sfidò Ivan.
<Se volete iniziare una seconda Guerra Fredda, non fatelo oggi! Voglio farmi offrire un costoso gelato italiano.> commentò Yao.
<Concordo!> si aggiunse Gilbert.

<Il gelato non lo vediamo se quei due ritardatari cronici non arrivano!> si lamentò Arthur.
<Provo a chiamare Feliciano?> suggerì Ludwig.

<Vale fare un tentativo.> notò Antonio.
<Io intanto chiamo Lovi, di solito ha il cellulare a portata di mano.> decretò Henrique.

Trovò subito il numero e lo chiamò, battendo piano il piede a terra.
Aggrottò le sopracciglia e chiuse la chiamata poco dopo.

<Che c'è?> domandò l'inglese.
<È partita la segreteria telefonica.> rispose il portoghese.
<E neanche Feliciano risponde. Dove cavolo avrà dimenticato il telefono?> sbuffò il tedesco.

<Uffaaaaaaa.> si lamentò Alfred.
<Sembri un bimbo.> commentò Matthew.
<Non mi importa! Voglio mangiare il mio gelato con 10 palline!> lagnò lo statunitense.

<Dubito sia possibile avere 10 palline, ingordo.> ribatté Arthur.
<Vuoi dirmi che nella patria del gelato non danno 10 palline?!> si stupì il nord americano.

<Io so che abbondano con la pasta, non con il gelato.> notò Matthew.
<Sì, esatto.> gli diede corda Henrique.

<E perché con il gelato no?> domandò Alfred.
<Perché ti viene il mal di pancia.> asserì Francis.

<E poi hai il diabete, dovresti anche evitare così tanti zuccheri.> sospirò il canadese.
<Fammi la ramanzina quando non mangerai un litro di sciroppo d'acero con i tuoi pancake alla mattina nonostante anche tu sia diabetico.> ribatté lo statunitense.

La discussione venne interrotta dallo squillare del cellulare di Ludwig.
<Vediamo che scusa si inventa.> commentò il tedesco, notando il nome sul display fosse quello del fidanzato.

Accettò la chiamata e mise il vivavoce.
All'istante dal telefono si scatenò una baraonda, su cui la voce terrorizzata di Feliciano risaltò: <Lud! Lud!>

<Feli?!> si spaventò il germanico.
<Sono arrivati, ci sono dei cosi e stanno prendendo tutti!> farneticò l'italiano.

<Chi è arrivato?! "Cosi" cosa?> domandò Ludwig, senza capire.
<Loro, Lud, loro! Sono tornati e questa volta non vogliono so-AH!> con l'urlo strozzato s'interruppe la voce di Veneziano, mentre ritornò un trambusto fatto principalmente di urla.

Poi la chiamata venne chiusa.
Il silenzio calò nella stanza.
<Cosa...?> riuscì solo a chiedere Alfred, le parole per una volta carenti.

Quello non era un piagnisteo alla Feliciano, quello trasudante dalle sue parole era puro terrore.

Il tedesco e il prussiano erano pietrificati.
"Loro sono tornati" era l'unico pensiero nella mente dei due e il problema era ben più grave nella testa del minore dei due, perché era a conoscenza di chi avevano come nemico.

Un vortice di colori comparve nella stanza e svanì appena ne fuoriuscì una figura.
Era un ragazzino, poco più di un bambino, gracilino e basso, gli occhi spalancati nel terrore, i capelli arruffati, un'evidente ferita sul braccio sinistro e un ricciolo che spuntava da appena sotto l'orecchio sinistro arzigogolato nello stress.

Farneticò qualcosa e poi cadde di botto a terra.

Loro erano tornati.
E più pericolosi di prima.

N/A: iniziamo col botto questo sequel!
Fatemi sentire il vostro supporto con commenti e stelline come sempre ragazzi e io spero vivamente vi sia piaciuto il capitolo!

Gabbia di séWhere stories live. Discover now